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Interviste

Connolly: “Voglio portare un hockey offensivo e segnare il più possibile, ho alte aspettative”

Primo allenamento per il canadese: “Firmare in Europa dopo aver giocato in NHL è una sensazione agrodolce, ma Lugano era un’opportunità a cui non poteva dire di no. Qui c’è più tempo e spazio, penso di poter essere efficace”

LUGANO – Ingaggiato a pochi giorni dall’inizio della stagione e presto pronto al debutto, il canadese Brett Connolly si è allenato per la prima volta con il Lugano nella mattinata di lunedì.

Quando avverrà il suo debutto è ancora da definire – vedendo le linee provate in allenamento probabilmente si dovrà attendere venerdì – ma lo scorer vincitore della Stanley Cup nel 2018 si è dichiarato pronto a lasciare il suo segno nel campionato svizzero.

“Ho valutato tutte le opzioni che avevo in Nordamerica, ma della lega svizzera e del Lugano ho sentito parlare solo positivamente. Nella mia decisione sono rientrati vari fattori, su tutti la famiglia”, ha debuttato Connolly, interrogato sulla sua decisione di raggiungere Lugano. “Quando il club mi ha contattato mi è sembrata subito una bella opportunità per giocare un buon hockey, divertirmi un po’ ed aiutare la squadra a vincere. I primi giorni sono andati bene, è davvero un bel posto in cui vivere. Sono diventato papà per la seconda volta giovedì scorso, dunque per me è stata un’ultima settimana davvero pazza. Mia moglie è ancora a casa e si sta occupando di tutto, ma mi raggiungerà tra circa un mese”.

Fisicamente ti senti già pronto per scendere in pista?
“Sì, sono pronto, mi sono allenato per tutta l’estate. Naturalmente ci vuole sempre un po’ per recuperare dal viaggio e dal jet lag, ed il fatto di aver passato quattro giorni in ospedale con mia moglie settimana scorsa non mi ha permesso di scendere sul ghiaccio, ma in generale sto bene. In questo primo allenamento ho subito notato quanto grandi siano qui le piste, e sono pronto a partire. Non so se giocherò già martedì, ma considerando che mi stavo preparando per l’eventualità di un training camp NHL  sono in buona forma”.

Con quasi 600 partite NHL ed una Stanley Cup alle spalle, per te quello è un capitolo chiuso oppure ambisci a tornare?
“A questo è difficile rispondere ora. Mi voglio concentrare sul giocare un buon hockey, soprattutto in zona offensiva. Ovviamente la NHL è la miglior lega del mondo ed ho vissuto una bella carriera per una decina di anni, ma ora prenderò una stagione alla volta. Vedremo che succederà in futuro, ma se tutto andrà bene sarei anche disponibile all’idea di restare, è difficile battere lo stile di vita in Svizzera quando si ha famiglia. Come giocatore l’obiettivo resta sempre la NHL, ma onestamente al momento non ci penso, voglio vivere la mia esperienza a Lugano appieno”.

Tanti tuoi ex compagni sono passati dalla National League, chi hai contattato prima di accettare l’offerta del Lugano?
“Sì, conoscono parecchie persone che hanno giocato in Svizzera. Tutto è però successo molto velocemente, anche perché con l’indisponibilità di Carr si è aperto un posto che il Lugano voleva occupare il prima possibile. Ho dunque dovuto prendere una decisione velocemente, ma pensando alla mia carriera ho giocato con Christian Djoos a Washington, ed anche con Winnik che ora è a Ginevra. Poi certo, c’è Ryan Spooner che era passato anche lui da qui, ed ovviamente Taylor Chorney. Siamo buoni amici e ci siamo incrociati qualche settimana fa ad un matrimonio, e proprio lui mi aveva aiutato molto quando ero stato ingaggiato dai Capitals. Ho insomma ricevuto da tante persone la conferma che questa era una buona decisione”.

Cosa conoscevi dell’hockey svizzero prima di arrivare qui?
“In Europa ci sono molte leghe diverse, dunque in Nordamerica arrivano solamente informazioni spezzettate su come sono le cose qui. La lega svizzera è però chiaro a tutti che è tra le migliori, ed infatti quando l’opportunità si è presentata era per me difficile dire di no. In NHL avrei dovuto lottare e sperare di ottenere un posto in rosa, mentre qui è diverso. Qui ho l’obiettivo di essere uno dei migliori giocatori della squadra”.

Che tipo di giocatore vedremo sul ghiaccio?
“Sono un attaccante a cui piacere avere il possesso del disco, e tra le mie caratteristiche penso ci sia un buon tiro e la capacità di essere efficace davanti alla porta. Non penso di cambiare nulla, porterò le stesse cose che mi hanno permesso di avere successo in NHL, con un accento particolare sul segnare il più possibile ma dando un contributo completo. Qui c’è più tempo e spazio, ed anche se gli angoli di tiro cambiano un po’ penso di poterlo usare con efficacia”,

Hai vissuto i tuoi anni migliori a Washington, mentre una volta passato ai Florida Panthers per te le cose sono cambiate…
“Sì, le cose ai Panthers non erano facili. È arrivato un nuovo management ed il mio ruolo è diventato complicato in rapporto anche al contratto che avevo firmato. Per un certo periodo non stavo giocando bene, faticavo a segnare ed in squadra si sono aggiunti diversi altri giocatori arrivati per uno stipendio più basso del mio. Ho poi realizzato che avevano intenzione di scambiarmi e dunque sono rimasto in attesa che succedesse qualcosa… Alla fine sono finito a Chicago, ma le cose non sono cambiate. Anche lì non ero davvero nei piani della squadra e dunque poi è difficile fare bene. Dover scendere in AHL è stato una sfida, ti sembra di fare un passo indietro, ma ho affrontato la situazione e dato il massimo cercando anche di aiutare i più giovani. Ho ritrovato un po’ quel gioco che avevo a Washington”.

Oltre alle tue reti, il Lugano si aspetta da te una presenza importante anche in spogliatoio…
“Certo, ho 30 anni e con una carriera alle spalle in NHL, dunque c’è una certa responsabilità. So che la squadra guarderà anche a me come riferimento, ma a livello di pressione individuale non penso sarà diversa da qualsiasi altra stagione. Ho delle alte aspettative per me stesso, ma l’hockey alla fine è semplice… Devo solo andare sul ghiaccio, giocare bene e segnare il più possibile”.

Hai iniziato la carriera come prima scelta, con tutta la pressione che ne consegue. Ora che arrivi in una lega nuova, senti il bisogno di dimostrare nuovamente chi sei?
“No, tutta la storia dell’essere una prima scelta oramai è successa tanto tempo fa. La mia carriera è stata caratterizzata da tanti alti e bassi, ma alla fine sono riuscito a vincere la Stanley Cup dunque a conti fatti sono soddisfatto. In quel periodo con i Capitals ho vissuto alcune degli anni più belli della mia vita, ed anche se quanto ho fatto non è sugli standard della posizione in cui sono stato draftato, francamente non mi interessa. Negli anni ho però potuto giocare il mio hockey offensivo, ho segnato più di cento gol in NHL ed ora voglio continuare per almeno cinque anni, poi vedremo”.

Crescendo ti ispiravi al gioco di Rick Nash, è uno stile di gioco che ti influenza ancora oggi?
“Quando ero giovane e seguivo la NHL da fan mi piaceva molto vederlo giocare, aveva un gran fisico ed era un grande scorer. Ora però che sono qui non penso tanto al passato, voglio essere uno dei migliori giocatori ad ogni partita con una mia identità. Bisogna essere onesti, quando dal Nordamerica si firma per una squadra in Europa è sempre una sensazione agrodolce, perché ovviamente il sogno di tutti è giocare in NHL. Ma non si può vivere nei ricordi, è tempo di pensare al Lugano”.

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