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Ambrì Piotta

Cereda: “Incertezze e voglia di progredire le nostre sfide, ora ritroviamo stabilità nel lavoro”

Al coach mancano due pedine straniere: “Cerchiamo dei profili pronti a mettersi in gioco e in grado di integrarsi bene. Puntiamo a un attaccante con tocco offensivo e a un difensore completo, che possa darci sostanza”

AMBRÌ – C’è grande voglia di guardare avanti in casa Ambrì Piotta. Dopo una prima parte di preparazione svolta forzatamente in maniera individuale e a distanza, il gruppo biancoblù sta ora lavorando assieme ed il sentimento che prevale è l’entusiasmo per una ritrovata normalità.

“Il gruppo è sereno, ha tanta voglia di stare assieme e lavorareci ha spiegato coach Luca Ceredaquesti sono aspetti molto importanti in questo periodo. Vogliamo ritrovare la stabilità nel lavoro e nella nostra socialità di squadra, fattori che avevamo tutti un po’ perso”.

Luca Cereda, come valuti il lavoro svolto durante il particolare contesto dell’emergenza sanitaria?
“La squadra ha lavorato bene, soprattutto tenendo presente il fatto che non tutti i giocatori avevano a casa il materiale ideale. Ho comunque ritrovato un gruppo sereno e in una forma psicofisica accettabile, ora si tratterà piano piano di recuperare quella percentuale di lavoro che abbiamo lasciato per strada. In tutto questo vogliamo però che la base sia la socializzazione di squadra”.

La scorsa estate l’obiettivo era quello di mantenere alta la tensione dopo un’annata eccezionale… L’ultima stagione è stata molto diversa, ora che sfida vedi guardando alla prossima?
“Lavoriamo facendo ancora i conti con una certa incertezza, visto che non si sa bene quando si comincerà. Come weekend d’inizio abbiamo sempre in mente quello del 18 settembre – che sarà preceduto dalla Coppa Svizzera – però non ci sono sicurezze e questo credo sia sicuramente una prima sfida. La seconda per noi è il fatto di riuscire a progredire ulteriormente come individui e come gruppo. La percezione che avevamo avuto l’anno scorso era che, nonostante il risultato sportivo fosse meno buono dell’anno precedente, a livello di squadra avevamo fatto dei passi avanti. Vogliamo continuare in quella direzione”.

Che effetto psicologico pensi avrà l’assenza della relegazione?
“Inizialmente non penso cambierà molto. Ad inizio stagione la prospettiva della lotta per la salvezza è molto lontana, dunque non ci si pensa tanto e si va in pista per vincere il più possibile. Nel finale, se ti ritrovi nei playout, la pressione sulle spalle di giocatori, staff e intero club è invece effettivamente più pesante. Immagino dunque che nel finale di regular season ci sarà meno pressione e più voglia di cercare la vittoria e quelle posizioni che ti permettono poi di disputare almeno i pre-playoff”.

Hai in rosa tanti giocatori che arrivano da degli infortuni importanti, quanto influenza questo il lavoro di preparazione?
“Questi elementi hanno dei programmi di lavoro adattati alla loro situazione attuale, ma soprattutto i problemi fisici avuti in passato influiscono a livello mentale. Ci sono dei punti che vogliamo monitorare per vedere come determinati giocatori reagiranno una volta che si andrà in pista, perché le vere risposte arriveranno solamente dagli allenamenti sul ghiaccio e in partita… Dovremo essere bravi ad adattarci in base ai feedback che riceveremo, sperando che chi era infortunato l’anno scorso abbia recuperato bene”.

In fase di preparazione è da tenere in conto anche una nuova partecipazione alla Coppa Spengler…
“Siamo in attesa del calendario definitivo, ma indubbiamente lo scorso anno abbiamo vissuto un mese di gennaio difficile. Soprattutto nelle prime settimane abbiamo notato un certo calo mentale, che vogliamo cercare di evitare dopo la prossima apparizione al torneo. Siamo comunque contentissimi di tornarci, lo scorso anno è stata un’esperienza fantastica sia a livello sportivo che sociale”.

Per completare la squadra mancano un attaccante e un difensore stranieri, su che profili vi state orientando per completare l’organico?
“Il profilo è sempre relativamente semplice, ovvero quello di giocatori che vogliano come prima cosa venire da noi – questo non è sempre scontato – e che si integrino bene nel resto del gruppo. Cerchiamo qualcuno con la volontà di mettersi in gioco, di lavorare con e per la squadra. Nel limite delle nostre possibilità cerchiamo un attaccante con un tocco offensivo particolare, mentre per il difensore pensiamo di aver bisogno di qualcuno relativamente completo, che possa darci sostanza durante le partite e gli allenamenti. Sicuramente Plastino è uno dei candidati, perché negli anni che ha fatto da noi siamo sempre stati contenti del suo lavoro e delle sue prestazioni”.

Ci sono inoltre alcuni nomi ancora in standby nel vostro mercato, come i vari Hinterkircher, Novotny oppure Gerlach…
“Attualmente siamo in una situazione complicata, viste le incertezze guardando alla prossima stagione. Non si sa ancora se ci potranno essere degli spettatori nelle piste, a partire da quando si potrà giocare e via discorrendo… Il mercato in generale è dunque molto prudente, nessuno vuole prendersi troppi rischi. Questo vale anche per noi… Cerchiamo di ponderare le decisioni, riflettere bene e capire cosa può aiutarci di più come squadra e come gruppo. Dove è possibile cerchiamo di migliorare la rosa ed i nomi che hai fatto sono tutti dei possibili candidati. Sono dei ragazzi che conosciamo bene, e loro conoscono noi… Questo è sicuramente un buon punto di partenza e un vantaggio”.

Alcuni elementi della squadra hanno recentemente partecipato al programma ProKeyCoach di Benoit Pont… Cosa pensi di questi camp focalizzati sullo sviluppo individuale?
“Come club collaboriamo a livello base con Pont da tre anni, ma i giocatori hanno poi la possibilità di scegliere dei pacchetti supplementari per lavorare in modo più mirato sulle proprie personali caratteristiche. Io trovo sia molto utile, in questi campi si va a lavorare sui punti forti di ogni giocatore, concentrandosi non sulla tattica ma sui movimenti che possono permettere al singolo di essere più performante. È un approccio che consigliamo, ma poi non tutti vogliono prendere parte a camp del genere, oppure non ci credono o non hanno la possibilità di farlo. Dal nostro punto di vista, più lavoro in questo senso si fa, meglio è”.

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