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Ambrì Piotta

Ambrì Piotta, le valutazioni al termine del campionato 2019/20

La stagione appena conclusasi è stata indubbiamente unica per l’Ambrì Piotta, confrontato con una serie impressionante di peripezie. La squadra ha però saputo prima reagire e poi crescere, restando sempre unita

AMBRÌ – L’Ambrì Piotta ha vissuto la stagione più intensa nella storia del club, e per certi versi c’è il rammarico di averla dovuta affrontare scendendo a patti con un’impressionante serie di infortuni. La squadra di Cereda ha però imparato tanto cammin facendo, ritrovando prima sé stessa e poi riuscendo a chiudere la regular season al decimo posto.

Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori biancoblù per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusa, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.

Portieri

Benjamin Conz (19 GP, 91.7 SV%, 2.28 GAA): La sua stagione si complica ancora prima di iniziare, visto che l’acciacco fisico venuto a galla nei playoff 2019 si rivela essere molto più serio di quanto si pensasse. In maggio è costretto ad operarsi all’anca e deve poi attendere sino a fine ottobre per ritornare a giocare. Al suo rientro riesce immediatamente a trovare un buon ritmo, ma purtroppo a metà dicembre uno stiramento all’adduttore lo mette nuovamente fuori causa, costringendolo anche a saltare la Coppa Spengler. Ad immagine dell’intera squadra, riesce a reagire con positività alle tante peripezie e vive un finale di regular season di buon livello. L’annata sfortunata non ha scalfito la sicurezza che riesce a proiettare e anche per la prossima stagione sarà un elemento fondamentale.

Daniel Manzato (27 GP, 92 SV%, 2.41 GAA): Con l’infortunio di Conz è stato chiaro sin dall’estate che la capacità di Manzato di giocare con maggior frequenza sarebbe stata fondamentale per l’avvio di stagione dei biancoblù, e complessivamente il veterano ha svolto un ottimo lavoro. L’oggi 36enne è stato chiamato a giocare il maggior numero di partite dal 2014 a questa parte, ma ciò non gli ha impedito di mostrarsi calmo e sicuro nella maggior parte delle circostanze. Non da sottovalutare inoltre il suo ruolo a livello di leadership, che lo hanno reso un elemento importante anche quando ha dovuto guardare i match dalla panchina. Nei due anni passati alla Valascia ha dimostrato di essere l’elemento perfetto per creare un reparto sano e bilanciato, e si è sempre fatto trovare pronto indipendentemente dalla mole di lavoro che gli è stata chiesta.

Dominik Hrachovina (7 GP, 89.5 SV%, 3.07 GAA): Complessivamente riesce a far intravedere quelle che sono le sue capacità e potenzialità – testimoniate anche dall’ottimo curriculum, pur interrotto dal serio infortunio – ma non riesce mai ad esprimerle appieno. Riesce ad ottenere la sua prima ed unica vittoria solamente nell’ultima partita giocata in maglia biancoblù, me nelle altre cinque uscite che ha affrontato da titolare non gli si possono rinfacciare particolare colpe per le sconfitte. A parte in una circostanza è inoltre sempre stato impiegato in trasferta, dovendo affrontare contesti difficili come quelli di Berna, Zurigo, Zugo, Ginevra oppure Bienne. Ha svolto il suo lavoro, contribuendo a traghettare il reparto sino al ritorno di Conz.

Viktor Östlund (3 GP, 93.8 SV%, 2.08 GAA): Il campione in NLA per fare una reale valutazione è naturalmente troppo piccolo, ma quella appena conclusasi è stata comunque una stagione importante per il figlio d’arte, che tra Ambrì Piotta e Ticino Rockets ha trovato il contesto giusto per rilanciare una carriera in chiaro debito d’ossigeno. Agli ordini di Cereda ha giocato da titolare solo due partite, che sono però coincise con le sue due migliori prestazioni in carriera. In particolare quell’eccezionale serata a Berna di fine dicembre se la ricorderà per un pezzo, così come la prestazione da 35 parate a Ginevra ad inizio gennaio. Due fiammate, a cui è stato bello assistere viste le grandi difficoltà che il 25enne ha dovuto affrontare negli ultimi anni.

Difensori

Nick Plastino (48 GP, 3 gol, 21 assist, -12): Aveva mostrato una buona crescita nella sua prima stagione in biancoblù, processo che però non ha trovato continuità nella scorsa annata e nemmeno in quella appena conclusasi. Ha vissuto tra alti e bassi, ma nonostante questo è capace di assicurare un apporto che per la squadra è molto importante. A livello di solidità difensiva si è confermato altalenante, ma la costanza con cui porta impegno e sacrificio sul ghiaccio è un elemento che è importante sottolineare. Con quasi mille minuti passati in pista è stato il giocatore più impiegato da Cereda, che si affida a lui anche in entrambi gli special teams. Sul fronte offensivo ha garantito il buon bottino di mezzo punto a partita, ed in generale ha confermato quelle che sono le sue caratteristiche. È un difensore che porta molti strumenti sul ghiaccio, senza eccellere in nulla ma garantendo il suo apporto. Resta da determinare se la sua carriera continuerà il Leventina.

Michael Fora (44 GP, 5 gol, 15 assist, -4): È il miglior difensore a disposizione di Cereda, e complessivamente tra gli svizzeri resta uno degli elementi più interessanti del campionato. Dopo una passata stagione complicata dal burrascoso inizio, quest’anno ha potuto trovare maggiore stabilità e si è confermato tra i veri leader della squadra, giocando tanto e in ogni situazione. Con 15 punti primari (20 complessivi) è stato il difensore col maggior impatto, e soprattutto ha confermato di essere l’elemento più completo della retrovia biancoblù. A soli 24 anni ha già un carisma ed una professionalità che lo rendono un esempio da seguire, ed anche in chiave rossocrociata coach Patrick Fischer lo ritiene un elemento importante per la Nazionale. Sono sicuramente tante le squadre che vorrebbero avere un difensore come lui nel proprio spogliatoio.

Michael Ngoy (49 GP, 1 gol, 7 assist, +1): Non si tira mai indietro e si mette a disposizione per ricoprire qualsiasi ruolo gli venga richiesto, il tutto con il sorriso sulle labbra. È tra i giocatori che interpreta meglio la filosofia portata avanti da Cereda, ed anche se le sue prove non sono esenti da errori riesce a portare impegno e sacrificio con grande costanza. Ad un nulla dal raggiungere le mille partite in NLA, il 38enne mostra ancora una voglia di giocare che non è decisamente scontata dopo l’infinità di battaglie che ha affrontato, e proprio per questo si è confermato un “soldato” prezioso per i biancoblù. Nonostante l’età è stato il terzo difensore più impiegato, risultando prezioso in boxplay e come elemento di ruolo. Sarà bastato per strappare il rinnovo per un’ulteriore stagione?

Christian Pinana (29 GP, 2 gol, 4 assist, -3): Aveva scelto di cambiare il numero di maglia nel tentativo di lasciarsi la sfortuna alle spalle, ma purtroppo anche in questo campionato Pinana è stato fermato da un grave infortunio. Un problema muscolare in novembre lo ha messo KO per un mese, e poi la sua stagione è finita anticipatamente già in gennaio, quando ha dovuto operarsi al ginocchio destro. Tra le varie difficoltà è riuscito a giocare 29 partite, durante le quali ha però evidenziato tanti alti e bassi. Ha vissuto dei periodi in cui ha mostrato difficoltà nel reggere la velocità d’esecuzione degli avversari, ed in generale quella crescita che sembra da anni nelle sue corde è stata nuovamente frenata da problemi fisici. A soli 23 anni avrà tempo di rilanciarsi e progredire, per ora il suo potenziale resta presente ma incompiuto.

Tobias Fohrler (43 GP, 1 gol, 4 assist, +1): Il difensore tedesco arrivato da Zugo è stata una delle migliori sorprese dell’ultimo campionato. Il 22enne ha saputo crescere su tutto l’arco del torneo, sposando la filosofia del club – in situazioni d’emergenza è stato schierato anche in attacco – ed imparando dai propri errori. Con il passare delle partite ha aumentato in maniera evidente la fiducia nei propri mezzi, prendendosi ulteriori responsabilità e mettendoci pure il fisico, ritagliandosi anche uno spazio in powerplay. Ha naturalmente margini di crescita, ma è sulla buona strada come conferma la convocazione in Nazionale dello scorso gennaio.

Isacco Dotti (50 GP, 1 gol, 4 assist, +5): Lo scorso gennaio si è tolto la soddisfazione di ottenere il suo primo gol in NLA, e complessivamente ha confermato pregi e difetti venuti a galla già nel passato campionato. Fisicamente non si tira mai indietro, ma non è riuscito a migliorare in termini di lettura della manovra avversaria, difficoltà che spesso lo porta a commettere degli errori di posizionamento. Il tutto si è tradotto anche in diverse penalità, tant’è che le sue 18 sanzioni minori sono il record negativo per quel che riguarda il reparto difensivo leventinese. Quando c’è da soffrire è un elemento di riferimento – ed infatti è tra i più utilizzati in boxplay – e porta al gioco una componente che per l’Ambrì è molto preziosa, ma dovrà anche lavorare per ridurre le sue lacune.

Jannik Fischer (49 GP, 1 gol, 3 assist, -21): Ha fatto registrare il bilancio peggiore dell’intera lega (-21), ed anche se il +/- è una statistica considerata sempre meno rappresentativa, lascia intendere quanto la stagione del roccioso difensore sia stata caratterizzata da diverse difficoltà. Dopo un passato campionato giocato interamente con Guerra quest’anno è stato affiancato a Plastino, e come tandem si sono resi protagonisti di diversi alti e bassi soprattutto in zona difensiva. Il rovescio della medaglia è rappresentato dalla componente fisica che assicura, sia lungo le assi che in termini di tiri bloccati, categoria in cui è stato tra i top dell’intera NLA. Complessivamente ha però vissuto una stagione meno brillante rispetto alla sua prima in biancoblù.

Igor Jelovac (31 GP, 2 assist, +3): Ai margini della sua stagione ci sono stati due infortuni, ovvero una frattura alla mano in agosto (out sei settimane) e quella al piede di inizio febbraio, che ha segnato la fine anticipata dell’avventura in biancoblù. A livello individuale pure lui ha vissuto un campionato meno brillante rispetto a quello precedente, quando aveva evidenziato dei netti progressi soprattutto nella gestione del puck. Non ha forse aiutato la notizia arrivata a novembre di un suo trasferimento a Rapperswil, ed in generale ha svolto il suo compito senza però migliorare in senso generale.

Julian Payr (9 GP, nessun punto, -5): Ha iniziato la stagione come elemento più giovane del gruppo biancoblù, ed anche se in prima squadra lo si è visto solamente sull’arco del preseason e per nove partite di NLA, è indubbiamente un elemento interessante. Sin da ottobre è però stato girato ai Ticino Rockets, con cui è rimasto in via definitiva da fine dicembre in avanti, e poi la sua stagione è finita anticipatamente per un infortunio. Ha comunque vissuto un’esperienza importante vincendo i Mondiali U20 D1 da capitano dell’Austria; quando inizierà il prossimo campionato avrà da poco compiuto 20 anni e resta un elemento da scoprire e seguire con interesse.

Rocco Pezzullo (9 GP, nessun punto, +1): Il suo arrivo in prima squadra non era previsto prima della stagione 2020/21, ma le ottime prestazioni tra Rockets e Mondiali U20 gli hanno permesso di debuttare ad Ambrì già lo scorso gennaio, quando ha approfittato come meglio non avrebbe potuto dell’opportunità creata dai diversi infortuni. Ha saputo mostrare immediatamente calma e personalità, elementi che sul ghiaccio hanno fatto velocemente dimenticare la sua giovanissima età. Non scontato infatti vedere un 19enne gestire il puck con la sua sicurezza, portare con decisione alcuni contrasti e prendersi già qualche responsabilità in fase di costruzione. Dalla prossima stagione potrà andare alla ricerca del suo primo punto nella massima serie, le premesse sono brillanti.

Attaccanti

Matt D’Agostini (46 GP, 20 gol, 22 assist, -4): Il canadese ha vissuto la sua miglior stagione in Svizzera, distinguendosi per tutto il campionato come il giocatore più importante dell’Ambrì Piotta. Rimasto in Ticino sin dalla preparazione estiva, D’Agostini ha vissuto un’annata eccezionale, ed in particolare nei primi mesi – difficili per la squadra, confrontata con infortuni e un’identità balbettante – ha mostrato la via facendo sempre le cose giuste. Dalla sua ci sono gol e assist con regolarità, ma anche una leadership dentro e fuori dal ghiaccio che per il gruppo sono state fondamentali. Dopo mesi ad alti livelli ha vissuto un comprensibile calo con l’arrivo del nuovo anno, ma si è ripreso velocemente e nel finale di stagione è tornato a garantire l’apporto a cui ci aveva abituati.

Elias Bianchi (43 GP, 6 gol, 7 assist, +7): Ha svolto come sempre da vero lavoratore il ruolo che gli è stato assegnato, e nonostante l’assenza di Kostner abbia rotto quell’eccezionale linea completata da Trisconi, ha saputo assicurare il suo apporto in combutta con il numero 18 e all’innesto di Goi. Con sei gol e sette assist ha fornito un apporto offensivo in linea con le aspettative, e nell’analizzare i vari momenti della stagione ha sempre avuto un’onesta e chiara visione della situazione, senza girare attorno alle questioni.

Giacomo Dal Pian (46 GP, 3 gol, 5 assist, -12): Il salto che gli si chiedeva dalla lega cadetta alla massima divisione non era semplice, soprattutto nel ruolo di centro. Il 26enne per la maggior parte ha però risposto bene alle sollecitazioni, ed ha anzi iniziato la stagione meglio di quanto ci si potesse attendere. Lo staff gli ha sempre dato fiducia trovandogli anche un ruolo negli special teams – soprattutto in boxplay – e questa continuità gli ha permesso di lavorare sul suo gioco senza preoccupazioni. È stato chiamato a giocare con tanti compagni di linea diversi, ma ha sempre mantenuto un certo standard nel suo contributo, ed in vista della prossima stagione si ha la sensazione che possa fare un altro passo avanti.

Brian Flynn (49 GP, 13 gol, 20 assist, -16): Non lo ha mai nascosto, i suoi primi mesi agli ordini di Luca Cereda non sono stati semplici, ed il sistema di gioco applicato ad Ambrì all’inizio è stato per lui difficile da assimilare. Con il passare del tempo Flynn ha però trovato la sua dimensione, iniziato a macinare punti e mostrato anche una certa leadership, diventando uno dei punti di riferimento della squadra. La sua intesa con D’Agostini – anche lontano dal ghiaccio – ha rappresentato un elemento importante, ed è facile pensare che i leventinesi vogliano confermare la coppia anche in chiave futura. Quanto mostrato da metà novembre in avanti ha spazzato via le difficoltà di inizio torneo, ed infatti da quel momento solamente Clark, Suter e Cervenka hanno ottenuto più punti primari di lui nell’intera NLA.

Tommaso Goi (48 GP, 3 gol, 7 assist, -2): In termini di produzione ha raccolto qualche soddisfazione in più rispetto al passo, stabilendo il proprio record personale di 10 punti (tre gol) sull’arco di 48 partite. L’italiano è un giocatore della caratteristiche ben precise, un tipico elemento da bottom six che ha il compito di portare energia e fisicità, ed in questo non si è mai risparmiato. Non trova spazio negli special teams, ma i tanti infortuni portano Cereda ad utilizzarlo in media un paio di minuti in più a partita rispetto al passato, nei quali conferma pregi e limiti del suo gioco. Viene mandato al cerchio d’ingaggio con più frequenza (oltre 200 esecuzioni in più), ma questa resta la sua vera debolezza, con la percentuale di riuscita che è rimasta fissa al 44%.

Mattia Hinterkircher (22 GP, 2 gol, 1 assist, -7): Arrivato alla Valascia a fine dicembre, si è immediatamente integrato nel gruppo biancoblù e nel sistema di gioco proposto da Cereda, rivelandosi un buon innesto per il bottom six. Riceve subito fiducia e lui risponde con una buona etica al lavoro e al sacrificio, elementi che lo renderanno prezioso per il futuro nel caso in cui il suo contratto venga rinnovato.

Fabio Hofer (30 GP, 10 gol, 1 assist, -4): La sua partenza è di quelle che fa male per l’Ambrì Piotta, perché l’austriaco nei suoi due anni in biancoblù ha compiuto una bella progressione che lo ha reso un lecito elemento da top six in NLA. Ha incontrato anche lui problemi a livello fisico, prima con una lesione al polso e poi con un infortunio alla caviglia, e proprio durante le sue assenze è apparso evidente quanto la tecnica ed il tocco di Hofer mancassero a complemento alla manovra. In termini statistici ha avuto un impatto sicuramente inferiore alle attese, ma pure lui ha pagato il prezzo di una stagione segnata dagli infortuni, suoi e dei compagni di squadra. Duca ha vinto la scommessa portandolo in Svizzera, ma le ambizioni dell’austriaco erano state chiarite sin dall’inizio e confermate quando già a settembre aveva optato per firmare a Bienne.

Patrick Incir (29 GP, 5 assist, -4): Il suo utilizzo resta limitato ad una decina di minuti a partita ed anche nel suo caso gli infortuni lo costringono a giocare solamente poco più di metà campionato, ma nonostante non abbia segnato nemmeno un gol ha vissuto alcune fasi interessanti. In particolar modo Incir è riuscito a distinguersi per quella fase particolarmente ispirata a fine gennaio, in cui ha confermato diversi progressi ed ottenuto pure qualche assist, a premio per un duro lavoro che è destinato a non essere riflesso nelle statistiche. Purtroppo qualche giorno più tardi la sua stagione è terminata a causa di un infortunio al polso.

Johnny Kneubuehler (17 GP, 1 gol, 3 assist, -8): Ha potuto giocare solamente 17 partite a causa dell’infortunio al bacino che lo ha messo KO a fine ottobre… Avrebbe dovuto saltare al massimo otto settimane, ma invece non è più sceso in pista. Un vero peccato, perché nei primi mesi di campionato Kneubuehler si era distinto per essere uno dei migliori biancoblù in pista, ed indubbiamente il giocatore ad aver fatto i passi avanti più marcati rispetto al passato. La sua prima stagione in Leventina era stata difficile, con diverse esclusioni dal lineup ed il messaggio di Cereda che ha necessitato del tempo prima di essere recepito nella giusta maniera dal giocatore. Kneubuehler però non si è arreso, si è messo sulla stessa lunghezza d’onda dello staff ed i risultati si sono visti velocemente, anche se andranno confermati nel prossimo campionato. Un anno fa si parlava di un giocatore senza un chiaro ruolo in squadra, mentre ora si guarda al 23enne con curiosità in merito alle sue possibilità di crescita. Decisamente un bel cambiamento.

Elia Mazzolini (32 GP, 2 gol, -7): È il tipico giocatore di ruolo, ed anche nell’ultima stagione ha svolto il suo compito senza riserve. Il suo impiego è stato in linea con quello passato, con grossomodo cinque minuti a partita nelle vesti di elemento da bottom six oppure 13esimo attaccante. È riuscito a segnare i suoi primi gol in regular season, e per Cereda è stato un buon “soldato” complementare che ha ribadito il suo valore, anche dal punto di vista caratteriale.

Marco Müller (50 GP, 11 gol, 20 assist, -10): È stato uno dei pochi elementi a poter giocare tutte le partite della stagione, e per Cereda ha rappresentato un punto fermo della squadra. L’inizio è stato anche per lui difficile, ma da quel derby giocato in maniera eccezionale a fine ottobre ha alzato il livello delle sue prestazioni ed è tornato ad avere un impatto – anche caratteriale – maggiore, pur con meno regolarità rispetto all’annata 2018/19. Dopo l’amara esclusione dall’ultimo Mondiale per un infortunio, era determinato a fare dei passi avanti e diventare un vero trascinatore dell’Ambrì, ma il contesto in cui si è sviluppata la stagione ha reso difficile anche per lui trovare qualche punto in più. Ha sempre dato il suo contributo anche quando non è finito sul tabellino, e nel finale ha accettato di buon grado di giocare all’ala per permettere a Cereda di dare maggiore equilibrio al lineup. Può ancora fare dei passi avanti agli ingaggi, dove è stato ancora sotto il 50%, ma è chiaro che rappresenta una delle colonne portanti dell’Ambrì.

Joël Neuenschwander (42 GP, 2 gol, 3 assist, -6): Nello schema iniziale di Cereda faceva parte di quella che viene definita la “sesta linea”, che idealmente veste la maglia dei Ticino Rockets. Le necessità dettate dagli infortuni hanno però anticipato per lui la chance di mostrare il suo valore in biancoblù, ed il giovane non ha risparmiato nessuna freccia al suo arco. Il 20enne ha fatto tutto ciò che lo staff gli ha chiesto, ed ha velocemente – e per molti versi, sorprendentemente – conquistato un posto fisso in squadra. Basa anche lui il suo gioco su carica agonistica ed energia, elementi che porta sul ghiaccio con grande frequenza e che gli hanno permesso di essere impiegato in vari ruoli del lineup.

Jiri Novotny (8 GP, 3 assist, -1): La sua assenza si è fatta sentire, più di quanto molti immaginavano alla notizia del suo infortunio durante la preparazione estiva. Il veterano ceco è infatti un elemento centrale nello spogliatoio biancoblù, ed il vuoto che ha lasciato si è sentito soprattutto ad inizio campionato. È tornato il prima possibile in Ticino per stare vicino alla squadra, lanciando un grande messaggio nonostante abbia potuto tornare effettivamente a giocare solamente a fine gennaio. Una volta rimessi i pattini ha confermato le sue peculiarità, ovvero una grande leadership ed un’eccezionale efficacia agli ingaggi. Quando inizierà la prossima stagione avrà già 37 anni e dunque è difficile immaginare il suo futuro, ma l’impatto che ha avuto in Leventina è stato di quelli importanti.

Dario Rohrbach (10 GP, 3 gol, 1 assist, -1): Un anno fa lo avevamo definito il giocatore più intrigante della rosa ed oggi, nonostante la stagione sfortunatissima, l’affermazione è ancora valida. Il 21enne ha le qualità per diventare un giocatore da top six nella rosa leventinese, ma purtroppo la frattura al polso subita in agosto e la lussazione al ginocchio di dicembre lo hanno limitato ad appena dieci partite. Quando lo si è visto sul ghiaccio ha però confermato caratteristiche molto interessanti, che lasciano intendere un potenziale non indifferente. In vista della prossima stagione potrebbe essere il classico “acquisto in casa”, con le carte in regola per diventare un elemento importante.

Robert Sabolic (27 GP, 5 gol, 8 assist, +1): Con il senno di poi è chiaro che lo sloveno non sia il giocatore di cui aveva bisogno l’Ambrì Piotta, anche e soprattutto in termini di personalità. Al netto di alcune caratteristiche comunque interessanti – ma che nel contesto della NLA ha faticato ad esprimere – Sabolic non si è mai realmente integrato nel gruppo, e questo blocco in una squadra come quella biancoblù ha rappresentato un ostacolo che una volta diventato evidente è stato difficile da superare. È stato condizionato da un inizio sfortunato, con diversi pali colpiti ed il primo gol arrivato solamente in ottobre, ed in seguito quell’infortunio in Coppa Svizzera ha complicato ulteriormente il suo percorso. Naturalmente da lui l’Ambrì si aspettava di più, ma la sua non si è rivelata essere la personalità giusta per trarre il meglio da una realtà particolare come quella leventinese. Ha ottenuto appena cinque gol e un totale di 13 punti, risultando l’attaccante straniero meno produttivo dell’intera lega tra chi ha giocato almeno 27 partite (quelle da lui disputate).

Noele Trisconi (50 GP, 4 gol, 12 assist, -7): Il suo gioco è la sintesi perfetta della filosofia biancoblù. Nonostante la stazza sicuramente non imponente il numero 18 è un concentrato di carica ed energia, elementi che garantisce con una costanza impressionante. In forecheck spesso e volentieri il suo lavoro è molto efficace, ed il tutto si vede tradotto in un buon bottino di 16 punti (quattro gol) e delle responsabilità in alcune occasioni anche da top six. La sua valutazione non si discosta da quella della passata stagione, è un esempio da seguire ed il suo campionato è stato ottimo.

Dominic Zwerger (46 GP, 12 gol, 12 assist, -12): La sua stagione era iniziata in maniera complicata a causa di alcuni problemi di salute, che si sono protratti e che non l’avevano aiutato a ritrovare le migliori sensazioni dopo dei Mondiali in cui era già apparso in calo. Il suo impegno è sempre stato presente e in alcune fasi si sono anche visti lampi del “vero Zwerger”, ma complessivamente l’austriaco non è riuscito a giocare sui livelli che sappiamo essere nelle sue corde. Nella passata stagione aveva trovato stabilità a livello di lineup, mentre quest’anno i molti infortuni hanno costretto Cereda a cambiare spesso i suoi compagni di linea, fattore che non ha reso le cose più semplici per il 23enne. È stato comunque il quarto miglior marcatore della squadra, ma rispetto alle sue prime due stagioni ha ottenuto quasi la metà dei punti ed il doppio delle penalità, tanto da risultare tra i giocatori più penalizzati della lega.

Scottie Upshall (12 GP, 4 gol, 3 assist, -3): Il suo matrimonio con la realtà leventinese è stato breve ma intenso. L’Ambrì gli ha permesso di tornare a giocare dopo che aveva dovuto saltare una stagione intera per infortunio, e lui ha sfruttato la chance dando tutto per i colori biancoblù e dimostrando l’umiltà necessaria per abbracciare un contesto particolare e unico come quello della Valascia. Ha inoltre coronato il sogno di giocare e vincere la Coppa Spengler, mentre nello spogliatoio è riuscito a portare quell’elemento di pazzia e spavalderia di cui la squadra era rimasta orfana con l’assenza di Novotny, e gli effetti positivi sui compagni sono stati evidenti. In termini puramente statistici ha inoltre contribuito in buona maniera, confermando una situazione win-win sia per lui che per il club.

Chris Egli (15 GP, 1 gol, 1 assist, -9): Per lui è stata una stagione decisamente particolare, iniziata e finita con il Davos ma con un’importante fase centrale in maglia biancoblù. Il 23enne ha sicuramente tratto il meglio dal prestito all’Ambrì Piotta, integrandosi velocemente e rivelandosi prezioso agli ordini di Cereda. Si è visto confrontato con la sfida di cambiare compagni di linea molto spesso, ma ha mostrato un atteggiamento che sicuramente gli sarà prezioso per il resto della carriera. Nel corso dei mesi ha imparato molto ed ha sfruttato il periodo in Leventina per mettersi in luce, mostrando grande serietà con entrambe le maglie che ha portato.

Diego Kostner, Davide Gaeta, Robin Schwab, Anthony Neuenschwander, Misha Moor: Senza valutazione

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