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Interviste

Albrecht: “Il gol annullato a Fazzini? È una regola stupida, spero venga presto cambiata”

Il centro del Rapperswil dopo il match con il Lugano: “Siamo costanti, anche quando non sfoderiamo la migliore serata riusciamo in qualche modo a vincere. Spesso è veramente la fiducia ad aiutare”

RAPPERSWIL – “Si potrebbe davvero pensare che abbiamo allenato il powerplay tutta la settimana (ride, ndr), ma onestamente non è stato il caso, non lo abbiamo esercitato più del solito. Un powerplay così funzionante non succede spesso, quindi fa particolarmente piacere”.

Già, Yannick-Lennart Albrecht può essere contento, il suo Rapperswil ha sconfitto il Lugano grazie alle quattro reti realizzate in superiorità numerica in altrettante occasioni…

“Francamente non mi ricordo di aver già vissuto qualcosa di simile nella mia carriera, di regola si può già essere contenti se si riesce a segnare uno o magari due gol con l’uomo in più sul ghiaccio. Oltretutto stavolta, a parità numerica, non siamo stati così performanti, quindi questa perfezione in powerplay è stata ancora più determinante”.

Appunto, il Lugano a tratti è stata la squadra migliore e avrebbe meritato qualcosa in più…
“I bianconeri hanno giocato bene applicando un ottimo forecheck, si sono preparati al fine di trovare le contromisure al nostro gioco, per i nostri difensori non è stato facile costruire azioni da dietro per noi attaccanti. Inoltre sono riusciti a crearsi parecchie occasioni. Sicuramente abbiamo pure le nostre colpe, il nostro lavoro in fase di transizione non è stato ottimale”.

Che ci dici della rete del 3-3 annullata a Fazzini per ostruzione?
“È una regola stupida, sono onesto. È peccato, anche a me è già successo, io in qualità di centro mi ritrovo spesso davanti al portiere avversario, non lo tocco minimamente, eppure l’azione è irregolare a causa di questa nuova regola con la prospettiva tridimensionale. Speriamo davvero che venga cambiata nella prossima stagione”.

Nemmeno Nyffeler aveva protestato…
“Sì, nessuna idea del perché ci si sia inventati questa regola, qualche partita fa avevano annullato pure a noi una rete simile. Se tu non tocchi il portiere non è mai stato fallo, ora invece è così. Lo screening è un fattore che fa parte dell’hockey. Adesso come attaccante devo stare attento a tantissimi fattori: dove mi trovo, dov’è il puck, dov’è il portiere e cosi via. A mio avviso è semplice, se non tocchi l’estremo difensore, il gol deve essere valido”.

Tornando a voi, questa è stata la sesta vittoria consecutiva…
“Siamo costanti, anche quando non sfoderiamo la migliore serata, riusciamo in qualche modo a vincere. Riusciamo a bloccare tiri, a segnare in qualche modo e gli special teams funzionano bene. Spesso è veramente la fiducia ad aiutare, quando sei in un momento positivo, tutto diventa meno complicato”.

(PostFinance /KEYSTONE/ Marcel Bieri)

Se ti dico che sei uno dei centri svizzeri più sottovalutati, cosa mi rispondi? In Ticino ad esempio quasi nessuna parla di te…
“Può darsi, onestamente non so di quanto io faccia parlare, ma per me non è un problema. Non sono uno che cerca di creare l’highlight durante una partita, provo a produrre lavoro duro e onesto, se poi riesco a segnare o fare assist è ancora meglio. Io so quello che valgo, il mio team lo sa, sono un attaccante polivalente, forte difensivamente e offensivamente”.

La Nazionale è ancora un obiettivo? Finora hai giocato solo qualche amichevole e ormai da anni non arriva più nessuna chiamata…
“Difficile da dire. Non è che mi sia messo in testa di poter vestire rossocrociato, questa chance te la devi guadagnare fornendo belle prestazioni con il tuo club. Certo sarebbe bello poter tornare a giocare per la Svizzera, non lo nego, ma non è il mio focus, anche perché non è che possa avere chissà che influenza. Alla fine è il selezionatore a decidere”.

A Zugo hai vinto il titolo con un ruolo di secondo piano, a Rapperswil invece sei uno dei leader, almeno questa è la mia percezione dal fuori, è veramente così?
“Credo che la mia situazione si possa effettivamente definire in questo modo. È anche uno dei motivi per cui ho deciso di lasciare Zugo, dove comunque mi trovavo bene, e firmare qui a Rapperswil. A Zugo era difficile trovare un posto nelle prime due linee, era una squadra fortissima. Avevo l’impressione di poter dare di più, cercavo un ruolo nei primi due blocchi e negli special teams. A Rapperswil ho questa possibilità, capto la fiducia di staff tecnico e dirigenza”.

Fin qui hai segnato 10 reti e fornito 18 assist. Stiamo vedendo il miglior Albrecht di sempre?
“Dura da dire, mi sento davvero molto bene, più invecchio più miglioro oserei dire”.

Come un buon vino, da vallesano devi dire cosi…
“Esatto (Albrecht ride di gusto, ndr). Scherzi a parte non faccio nulla di diverso rispetto a prima, ma è chiaro, se hai la fiducia e sei felice tutto diventa più semplice”.

Un’ultima domanda, volevo fartela da tempo… Ma in fin dei conti come ti chiami?
“Io mi presento sempre come Lenny, tutti mi chiamano così, è molto più semplice di Yannick-Lennart!”.

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