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Interviste

Dal Pian: “Mi ritiro senza rimpianti, ho sempre ottenuto tutto con grande sacrificio”

L’ex bianconero e biancoblù guarda a un futuro lontano dal ghiaccio: “La priorità è rientrare a Lugano, vicino ai miei cari. La situazione in Swiss League per uno come me che a giugno compirà i 31 anni non è più attrattiva”

OLTEN – Ci sono interviste che si preparano e si pensano in una determinata maniera. Poi però, al momento dell’incontro con l’interlocutore, la coordinate cambiano, com’è accaduto con Giacomo Dal Pian al termine della settima gara di semifinale persa 4-5 in casa dal suo Olten contro i GCK Lions. Una sconfitta che ha messo fine ai sogni di gloria dei solettesi.

Giacomo, scusami, pensavo di venire a Olten per parlare con te dell’approdo in finale in una serata di festa. Invece questa settima gara si è rivelata indigesta per voi e ora ci ritroviamo qui per parlare del triste epilogo della stagione…
“Purtroppo sì. Era la mia prima Gara 7 della carriera, c’è molto rammarico e tristezza. Ci credevamo, volevamo conquistare la finale per il terzo anno filato. Nel primo tempo il nostro approccio non è stato sufficiente, forse l’emozione ci ha giocato un brutto scherzo. Nel secondo e terzo periodo abbiamo spinto, siamo riusciti a recuperare, poi però alcuni errori che in una Gara 7 non dovrebbero accadere ci hanno tagliato le gambe. Bisogna ingoiare l’amaro boccone e accettare la sconfitta”.

Come valuti nel complesso la vostra stagione? Di base ci si aspetta l’Olten sempre nelle prime posizioni, mi viene da dire che in sostanza il campionato sia stato solo discreto…
“Hai proprio ragione. Abbiamo iniziato molto bene, sino attorno alla quindicesima partita eravamo in testa, poi ci sono stati un po’ d’infortuni e abbiamo perso la bussola. C’è stato un netto calo che ha portato al licenziamento dell’allenatore. Ci siamo in seguito ripresi ma non abbiamo performato sulle nostre potenzialità. Abbiamo raggiunto la finale di Coppa, ma anche quella è andata persa. Per quel che concerne la semifinale, bisogna dare merito ai GCK Lions. Magari si pensa che sia ancora il semplice partner-team di 5-6 anni fa, invece sono pieni di bravi ragazzi con molta qualità, tanti dei quali avranno probabilmente un bel futuro nella massima lega”.

Certo, chapeau agli zurighesi, hanno meritato, ma per la Swiss League vedere un farm-team in finale non è il massimo, considerando oltretutto il periodo di difficoltà di questa lega…
“Esatto ma la situazione è così e questa è la strada intrapresa. È palese, dal mio punto di visto, la lega è meno attrattiva. Il divario con la National League si sta alzando sempre di più. Penso che non ci siano più quei 3-4 team di punta, si sta livellando il tutto e c’è più equilibrio. Certo il La Chaux-de-Fonds, campione in carica, ha terminato al primo posto, ma non è un team paragonabile al Rapperswil della promozione o all’Ajoie vincente dell’era Sheehan”.

A livello personale come valuti il tuo anno?
“Se devo essere onesto in regular season sono stato sufficiente. Due infortuni mi hanno frenato nella costanza, una qualità che io devo avere. Anche prima dei playoff mi sono infortunato al ginocchio, è stato difficile, a dire il vero pensavo che l’entità del danno sarebbe stato più grave e tale da mettere fino al mio campionato. Ci ho messo un po’ a rientrare nei quarti di finale, ma poi in semifinale ho dato tutto quello che potevo dare e mi sono sentito bene. Purtroppo non è stato abbastanza”.

Hai segnato l’ultima rete del confronto. È stata anche l’ultima della tua carriera, oppure i miei uccellini informatori hanno fatto cilecca?
“(Dal Pian sorride ndr) Temo di sì, che sia l’ultima. Prenderò un po’ di tempo per riflettere, ma la situazione in Swiss League per uno come me che a giugno compirà i 31 anni non è più attrattiva. Più s’invecchia, più si hanno altre priorità, io comunque ho sempre studiato e possiedo un bachelor… Vedremo dunque il da farsi”.

Pensi per il dopohockey di tornare in Ticino o di restare oltre Gottardo?
“La mia priorità è rientrare dove sono cresciuto, a Lugano. La famiglia, la mia fidanzata e i miei amici sono lì”.

Puoi essere fiero del tuo percorso. Hai trascorso una decina di anni vivendo della tua passione, giocando oltre 500 partite tra NL e SL, ti sei tolto tante soddisfazioni e hai pure vinto un titolo con il Langenthal…
“Sì, sono orgoglioso di quello che ho fatto. Non ho rimpianti, anche perché per uno sportivo non ha senso averne. Certo, forse potevo fare qualcosina in più, ma ho avuto la fortuna di giocare a Lugano, disputare una finale con i bianconeri e una Coppa Spengler. Sono poi dovuto ripartire dalla lega cadetta, non mi hanno mai regalato niente, ho ottenuto tutto con il sacrificio e in seguito ho avuto il merito, la fortuna e l’onore di giocare sull’altra sponda ticinese, ad Ambrì”.

Dove sei comunque stato amato e rispettato dai tifosi, malgrado le tue origini…
“È vero, temevo il fatto del luganese che arriva in valle, invece ho avuto sempre ricevuto molto affetto dai tifosi biancoblù. Più in generale non posso far altro che ringraziare tutti i fans, tutte le società dove ho avuto la possibilità di giocare (Dal Pian è emozionato, fa una piccola pausa ndr). Non so che dire, che altro aggiungere. Forse dovrei rimandare il tutto a quando avrò la mente lucida, a freddo, mi hai colto di sorpresa. È bello vedere di non essere finito nel dimenticatoio, tra l’altro leggo sempre il vostro portale, specialmente le interviste”.

E allora per il resto ci sarà tempo un po’ più in là, lasciamo andare il numero 12 a raccogliere i meritati abbracci dei suoi cari presenti al mitico Kleinholz.

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