Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Quelle promettenti somiglianze
L’approdo a Lugano di Justin Abdelkader ha smosso in qualcuno qualche paragone, viste le caratteristiche dello statunitense. Leader carismatico, combattente, “disturbatore” e giocatore impavido, da playoff. Chi potrebbe ricordare l’ex Red Wings? Un certo Maxim Lapierre, che forse non aveva il pedigree di Abdelkader, ma in quanto a esperienza di NHL, combattività e carisma non aveva nulla da invidiare al neo bianconero!
2. Tra prudenza e obiettivi
La sconfitta contro lo Zugo di venerdì sera ha scottato le mani dei bianconeri, per quell’errore costato il gol decisivo in shorthand, e anche Chris McSorley è stato chiaro sull’episodio in questione: “C’era voglia di vincere, ma non siamo la squadra che si prende certi rischi in quelle situazioni.”
La cosa si è poi forse riversata in maniera contraria a Davos, dove dopo un ottimo inizio il Lugano è sembrato fin troppo prudente nel cercare le avanzate contro i grigionesi una volta andati sotto nel punteggio. Anche in questo ci vuole equilibrio, la foga di voler vincere vedendo l’obiettivo vicino non deve far dimenticare che si arriva fino a lì con le basi del gioco.
3. C’è qualcosa di diverso
Nella partita di venerdì contro lo Zugo molti spettatori si saranno chiesti, all’inizio della partita, che cosa ci fosse che non andava in pista. Qualcuno ci ha messo un attimo a realizzare, prima di accorgersi che il Lugano era in tenuta da trasferta (tranne il casco) mentre lo Zugo aveva addosso la casacca di Champions Hockey League.
Il motivo? A causa dell’invasione russa in Ucraina il club della Svizzera centrale ha deciso di interrompere la partnership con Nord Stream, la società che ha in mano la costruzione e la gestione del gasdotto sottomarino e non facendo in tempo a modificare le maglie ha dovuto utilizzare l’alternativa scura e senza gli sponsor di National League.
4. Quotazioni impazzite
La stagione del Lugano è stata fin qui contraddistinta da periodi diversi, dall’autunno difficilissimo per via degli infortuni all’esaltante periodo prenatalizio, fino all’assestamento trovato a cavallo dei giochi olimpici.
Per intenderci dall’inizio del campionato fino alla pausa di novembre la media punti dei bianconeri è stata di pochissimo sopra il punto a partita (1,08 e decima media del torneo), tra la ripresa e Natale è arrivato il balzo a 2,38 punti (migliore del campionato in quel lasso di tempo) per passare a 1,94 sempre dalla ripresa di novembre allo stop per i giochi e all’1,79 fino ad oggi.
Una cifra, quest’ultima andata ad assestarsi al ribasso, ma che in classifica per l’intera regular season ad oggi varrebbe un comodo quinto posto.
5. I numeri della “fortuna”
A volte ci piace ricordare la statistica del PDO, quella che rispecchia (in una certa parte anche interpretabile) il “coefficiente fortuna/abilità” di una squadra. Sempre ricordando che una squadra la quale ipoteticamente sfrutta il suo gioco per quello che produce né più né meno (tenendo conto anche dell’avversario) ottiene un punteggio di 100, al momento il Lugano migliore, quello visto da fine novembre via ha un coefficiente PDO di 99,7, ossia pochissimo sotto.
Questo fa pensare che i bianconeri non abbiano sfruttato ancora tutto il proprio potenziale, dato che proprio a fine novembre il coefficiente era fermo a 96 e sembra ancora potenzialmente in grado di alzarsi. Questo però non dipende tutto dai bianconeri, anche se spesso è abbastanza giocare al massimo della fiducia per fare esplodere questi numeri.
O per dirla con una massima di Randy Carlyle: “Sei più vicino alla riuscita a ogni errore che commetti, come sei sempre più vicino all’errore ogni volta che ti riesce qualcosa.” Così sembra facile.