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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite giocate nel weekend da Ambrì Piotta e Lugano

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno Chiamato a furor di popolo
È oramai diverso tempo che il tifo organizzato biancoblù ha scelto di non riservare più alcun coro ai singoli giocatori e, pur comprendendo la logica che sta alla base di questa scelta – che per certi versi rispecchia anche la filosofia della squadra -, a livello di rapporti che si vanno ad instaurare con i giocatori, questo è semplicemente un peccato. Le prestazioni recenti di Kubalik sono però state tali da rendere impossibile per il pubblico non omaggiare il fenomeno ceco, ed ecco che dopo il suo gol contro il Rapperswil l’attaccante è stato chiamato a gran voce in maniera spontanea. Kubalik ha risposto, mostrando il sorriso sincero di un ragazzo che nella sua semplicità sta dando tutto per l’Ambrì, ed è stato bello vederlo ricompensato con un segnale d’affetto. Come lui, nello spogliatoio biancoblù ce ne sono tanti altri di giocatori che danno l’anima, e che forse uno strappo alla regola di tanto in tanto lo meriterebbero… Così, giusto perchè un sorriso non ha mai fatto male a nessuno.

due Un inizio che va negli annali
Con la partita di venerdì contro il Rapperswil si è chiuso il primo ciclo di 11 match, che numericamente chiudono un primo turno di campionato, anche se i biancoblù devono ancora affrontare per la prima volta il Friborgo. Mano alle statistiche si scopre che questo è il secondo miglior inizio di torneo da quando è stata introdotta la formula dei tre punti, ovvero a partire dalla stagione 2006/07. Con 19 punti in 11 partite, il bottino della squadra di Cereda è infatti secondo solamente a quello ottenuto dai ragazzi allenati da Pelletier nel 2013/14, partiti con 20 punti in 11 incontri e poi capaci di ottenere l’unica qualificazione ai playoff dal 2006 ad oggi. Se son rose…

tre Last man standing
C’è un rituale che in molti avranno notato, e che vede protagonista Marco Müller. L’energetico attaccante biancoblù al termine di ogni periodo ritarda di qualche minuto il rientro negli spogliatoi e, mentre i compagni lasciano la panchina, lui resta lì a riprendere fiato e a smaltire gli sforzi del tempo appena conclusosi. Momento di riflessione, concentrazione, oppure semplicemente per rifocillarsi, nemmeno coach Luca Cereda ha saputo spiegarci perchè Müller ama tanto passare qualche minuto in solitudine in panchina. “Forse è per via del gran caldo che c’è ancora in spogliatoio”, ha ipotizzato l’allenatore. La prossima volta lo chiederemo direttamente al numero 13.

quattro Bravi, ma che non diventi un’abitudine!
Grazie alla vittoria di domenica pomeriggio, l’Ambrì Piotta ha ottenuto l’accesso ai quarti di finale di Coppa Svizzera e, dato ancora più significativo, ha fatto registrare la quarta vittoria consecutiva. Una situazione di euforia che in casa biancoblù si sa benissimo possa nascondere delle insidie, su tutte quella di allentare un po’ la presa dando per scontato il successo. “La vittoria non deve assolutamente diventare un’abitudine”, hanno commentato Cereda e Duca nei corridoi della Valascia, facendo riferimento proprio a questo. In casa Ambrì Piotta ben vengano dunque più successi possibili, ma senza mai dimenticare il lavoro necessario per arrivare a questo risultato.

cinque Attesa, euforia ed emozioni nostrane
Prima l’annuncio da parte dei Carolina Hurricanes di aver girato Michael Fora in ECHL, poco dopo il tweet da parte del “mostro sacro” del giornalismo nordamericano Elliotte Friedman che annunciava l’imminente rescissione contrattuale tra club e giocatore. Il tutto a poco più di un’ora dall’inizio di Ambrì-Rapperswil, con i tifosi che alla Valascia per tutta la serata non hanno parlato d’altro. Significativo che il ritorno a casa di un ragazzo del posto abbia il potere di far sognare così tanto la tifoseria leventinese, che con il suo arrivo ha motivo di sperare in una stagione in cui togliersi qualche soddisfazione. La firma di Fora agli Hurricanes era carica di significati ed orgoglio per l’ambiente biancoblù, ma anche il tragitto inverso rappresenta qualcosa di altrettanto importante per l’Ambrì Piotta.


 

uno Mal comune… Mezzo gaudio?
Tra le cose che non funzionano ancora nel gioco del Lugano ci sono sicuramente le situazioni speciali. Se il box play rimane comunque in media in quanto ad efficacia in National League (82,9%) è il power play che mostra grosse difficoltà a decollare. La riuscita dell’esercizio in questione non è evidente solo agli occhi di chi guarda i bianconeri giocare, con tutte le difficoltà del caso anche solo a piazzare gli uomini, ma è testimoniata anche dal bassissimo 11,11% che i quintetti di superiorità numerica luganese hanno fatto registrare finora. Balza all’occhio un caso: appena sopra il Lugano, al 10° posto di questa graduatoria, c’è il Berna con l’11,9%. Fino all’anno scorso nessuno lo avrebbe mai detto che bianconeri e orsi avrebbero trovato così tante difficoltà in power play con gli uomini che si ritrovano. Ma forse a volte non è questione di giocatori più forti ma semplicemente di quelli giusti.

due La legge di Murphy…
Tra le tante regole della famosa legge di Murphy, una delle più “efficaci” recita: “Se una cosa ha la possibilità di andare male, allora lo farà sicuramente”. Negli ultimi tempi il Lugano, oltre a farsi male da solo, è stato anche vittima di questa legge. Ne hanno fatto le spese prima Klasen, tra i più in forma del preseason, poi Bertaggia e Morini, due giocatori in grande crescita nelle ultime partite giocate e poi anche Jani Lajunen. Proprio il finnico è l’emblema della legge di Murphy: apparso indistruttibile per infortunio, la sfortuna ha voluto punirlo in maniera inaspettata, con una bella (si fa per dire) appendicite. Quando mai era successo prima?

tre …e la legge dell’ex
Che nessun tifoso bianconero si azzardi a negarlo: tutti lo hanno pensato, Damien Brunner era destinato a far male ai suoi ex compagni. Venerdì sera alla Tissot Arena l’ex attaccante del Lugano ha colpito i suoi compagni nella maniera più spietata, segnando il game winning gol in entrata di terzo periodo. Un colpo al cuore per chi ne ammirava le gesta e aveva ancora speranze sul suo proseguo in bianconero, meno duro per chi sapeva che anche questa legge sarebbe stata applicata alla perfezione.

quattro You can’t touch him
La bagarre che ha visto coinvolti Maxim Lapierre e Kevin Fey alla Tissot Arena ha lasciato diversi risvolti con cui guardare quella situazione. Si può dire che Lapierre ha lasciato i suoi “da soli” per più di due terzi di partita e andava evitato, oppure che va bene la bagarre ma se bisogna portarsi appresso qualcuno negli spogliatoi allora doveva essere qualcuno di più importante tra le fila dei seeländer. La verità è che Lapierre quel gesto lo ha fatto da leader, per proteggere un suo compagno e per dimostrare che il Lugano è ancora un gruppo. Non si tratta di fare l’enforcer vecchia maniera come lo erano i vari Dave Semenko, “The Barbarian” Shawn Cronin o “The Hand of God” Erik Godard per proteggere le star della squadra. No, anche perché non esistono quasi più questi ruoli nell’hockey e Lapierre con quella bagarre ha mandato un segnale a tutti proteggendo il giovane Elia Riva. Un segnale per il Bienne, per il gruppo, per lo staff tecnico e per i tifosi, oltre che per lo stesso giovane difensore. Si può perdere una partita per un episodio del genere? Forse sì, forse no, ma non sappiamo come sarebbe andata con Lapierre in pista. Quel che è certo è che un segnale simile sull’unità di gruppo serviva come il pane a tutto l’ambiente bianconero, per ribadire che la più grande qualità di questa squadra è ancora viva.

cinque La coppa nostrana? Buona, ma quelle straniere non sono male
Lugano fuori agli ottavi di Coppa Svizzera, ostacolo che i bianconeri non sono mai riusciti a superare. Per Chiesa e banda forse la coppa nostrana resta ottima al palato ma forse un po’ pesante da digerire, come i risultati lasciano intendere. La squadra sottocenerina ha infatti un rapporto meno complicato con le principali competizioni europee pur non avendo mai sollevato un trofeo continentale, questo già a partire dalla fine degli anni ’80. Risale infatti alla stagione 1986/87 la prima partecipazione all’allora Coppa Europa e i bianconeri raggiunsero subito la fase finale. Stesso cammino la stagione seguente, con le finali disputate alla Resega con CSKA Mosca, Kosice e Färjestad. Salto fino al 1990/91 per tornare sempre alla fase finale stavolta a Düsseldorf, poi un’attesa fino all’annata 1999/00 per il Top-4 Final di Eurolega alla Resega con Metallurg Magnitogorsk, TPS Turku e Sparta Paga, dopo aver eliminato squadre del calibro di Slovan Bratislava e Dynamo Mosca. Ma il miglior risultato è arrivato nella stagione 2006/07 con il terzo posto al Super Six di Champions Cup in Russia. Meno fortunata la Continental Cup, in cui stride l’eliminazione da parte dei Milano Vipers nel 2002 e dal Gomel nella semifinale di due anni dopo, intercalate dal terzo posto alla Resega nel 2003.

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