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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


spuntiambri

uno AMBRÌ PIOTTA DRAGONS
Se i biancoblù dovessero “americanizzarsi”, uno dei possibili nomi per la squadra leventinese potrebbe sicuramente essere questo. Con l’arrivo di Kossmann e l’allontanamento di Pelletier è infatti rimasto inalterato il conteggio degli ex Friborgo presenti ad Ambrì, confermando anche la particolare connessione tra i biancoblù ed i burgundi stabilita negli ultimi anni. Oltre al nuovo coach, sono infatti da annoverare i vari Monnet, Lauper, Kamber, Hamill, Birbaum e Bastl, tutti dragoni ad un certo punto della loro carriera e ora pronti a sputare fuoco per Kossmann… O almeno così si spera!

due SETTE VITE COME I GATTI
Diego Scandella è ad Ambrì con il ruolo di assistente allenatore oramai dal 2008, stagione in cui arrivò da Lugano per lavorare anche come head coach degli élite. Da allora si sono succeduti sulla panchina leventinese ben sei tecnici (Harrington, Cada, Laporte, Costantine e Pelletier), ma l’italocanadese è sempre “sopravvissuto” ad ogni cambiamento di conduzione sportiva. Richiamando il noto proverbio, sinora di “vite” Scandella ne ha già usate cinque, riuscirà ad arrivare sino alla settima?

tre CHI È CAUSA DEI SUOI MALI, PIANGA SE STESSO
I biancoblù nell’ultima settimana non hanno racimolato nemmeno un punto, ruolino di marcia sfociato nell’esonero di Pelletier. Nonostante gli avversari fossero decisamente quotati – in successione Berna, Davos e Lugano – le sconfitte dei biancoblù sono state quasi degli Harakiri. Svarioni difensivi incredibili, penalità evitabili, uscite dal terzo suicida ed una marea di errori individuali hanno portato l’Ambrì giù giù sino all’ultimo posto in classifica. Peccato, perché la sensazione è che con un briciolo di concentrazione e calma in più, qualche punto sarebbe sicuramente potuto arrivare!

quattro IL DERBY DEI NUMERI UNO
La seconda sfida stagionale vedeva sfidarsi le due squadre sul fondo della classifica di NLA ma, con il passare dei minuti, l’incontro della Resega si è rivelato essere un match da “numeri uno”. Quello di sabato è infatti stato il primo derby di Fora e Hamill, hanno ottenuto la loro prima rete nella sfida cantonale Chiesa, Fuchs, Hamill e Kparghai, mentre Berger, Fora, Furrer, Hamill, Martensson e Monnet hanno ottenuto il primo assist e primo punto contro i cugini. E ancora, prima penalità in un derby per Hamill e Monnet, e prime rete in powerplay per Chiesa, Kienzle e Klasen.

cinque UNO SPECCHIO ROTTO DALLE TANTE VERITÀ
L’Ambrì
degli ultimi tempi è apparso come una sorta di specchio rotto. Chiunque cerchi di analizzare i biancoblù e trovare le cause dei mali della squadra, tende a fornire una spiegazione diversa. Si va dai dubbi sullo staff tecnico alle critiche ai giocatori, per passare dalle questioni relative alla preparazione atletica sino ad arrivare alla poca efficacia di powerplay e boxplay. Insomma, la prospettiva cambia a dipendenza dell’angolatura da cui si guarda l’Ambrì… Il problema è che, indipendentemente dalla propria angolazione, ad oggi lo specchio biancoblù appare sempre e comunque rotto.


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uno LA GUERRA SEGRETA DEI LUOGOTENENTI
Christian Wohlwend, vincendo il derby, ha segnato il capolinea di Serge Pelletier sulla panchina dell’Ambrì Piotta. L’ex assistente di Fischer e Andersson ha così condizionato il destino di un Pelletier che è stato a sua volta assistente del compianto Jim Koleff su quella stessa panchina bianconera – oltre che head coach su quella degli élite oggi di Wohlwend – laureandosi pure campione svizzero con quel Lugano in cui militavano anche Patrick Fischer e Peter Andersson. E il suo fido Diego Scandella? Lui, sopravvissuto all’epurazione del proprio comandante, allenò pure gli élite bianconeri e si laureò addirittura due volte campione svizzero alla Resega, in entrambi i casi al fianco di un certo Ivano Zanatta.

due UNA VITTORIA DI CLASSE OPERAIA
Il derby vinto dal Lugano ha visto i bianconeri andare a segno 6 volte, ma ad aumentare il bottino, sempre piuttosto magro di questi tempi in casa bianconera, non è stata una svolta improvvisa degli stranieri, e con Brunner assente mancava anche il miglior attaccante della squadra. A far alzare il picco di reti sono stati quei giocatori chiamati all’ingrato ruolo di operai e gregari, quelli che devono magari sudare di più, come Kienzle, Kparghai, Chiesa e Sannitz, premiati con il prestigio di aver deciso un derby più povero tecnicamente ma ricco di significati per entrambe le compagini.

tre “SE NON VOLETE CHE GIOCHI, DITELO E BASTA!”
Un derby decisamente sfortunato quello di Daniel Manzato, costretto a dare forfait e a farsi sostituire da Elvis Merzlikins dopo soli 8’. Il portiere bianconero si è infatti infortunato al ginocchio su una parata, mettendo il pattino su un pezzetto di carta caduto sul ghiaccio che, bloccandone il movimento, ha causato la torsione del ginocchio. Ma in precedenza Manzato era stato oggetto addirittura di un “attacco” da parte di un arbitro scivolatogli addosso, con il numero 84 finito disteso dentro la gabbia. La prossima volta divano e TV.

quattro DAMMI TRE PAROLE
Christian Wohlwend è soprattutto un grande motivatore, abituato a lavorare con i giovani, e il suo compito in questo interinato in attesa del nuovo coach bianconero è soprattutto quello di far ritrovare ai bianconeri la voglia di giocare. Nel derby sembra abbia toccato i tasti giusti, mandando in pista una squadra sconclusionata nel gioco ma perlomeno orgogliosa e grintosa. Le sue parole nello spogliatoio? “Amore, grinta e riconoscenza”. Per lui sono aspetti fondamentali, da mettere in pista  in partita e allenamento per poter essere dapprima una squadra vera.

cinque È QUI LA FESTA?
Siparietto particolare in quel della Resega, dove pian piano tutti hanno potuto scorgere Damien Brunner e Julian Walker mescolati ai tifosi in curva nord. Sembravano divertirsi come ragazzini, soprattutto quando hanno chiamato i loro compagni al termine della partita vinta con la classica ola, cosa che di solito spetta a loro. Al di là dei giudizi è stata una cosa simpatica che non farà che rinsaldare i rapporti con la squadra in un momento delicato per la compagine bianconera.

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