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Lugano

5 spunti da Lugano: paragoni importanti, il battesimo, rotta a Nord, i conigli dal cilindro

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno Paragoni importanti

PHOTOPRESS/Marcel Bieri

Con i punti messi a segno nella scorsa settimana, Tim Heed ha toccato e superato quota 30 punti in questa stagione, fermandosi per ora a 31, frutto di 14 reti e 17 assist. Numeri da attaccante (come del resto era lui stesso in passato) ma numeri che non toccava più nessun difensore bianconero da diversi anni.

Era infatti dalla stagione 2011/12 che nessuno arrivava più alla sua cifra di punti e dalla stagione 2008/09 per quanto riguarda le reti. In entrambi i casi a fare da “standard” era un certo Petteri Nummelin, con 7 reti e 24 assist a primavera 2021 e la cifra mostruosa di 21 reti e 39 assist nel 2009. E 14 reti da difensore nell’era playoff non sono riusciti in molti a metterli assieme, con il gruppo ristretto a Bruno Rogger, Tommy Sjödin, Patrick Sutter, Petteri Nummelin e l’attuale numero 72.

due Il Battesimo infine

Ci sono volute ben 48 giornate al Lugano per arrivare finalmente a giocarsi una partita ai rigori, con quella bianconera l’unica squadra che prima di sabato non ci era mai arrivata in stagione.

E infine non è stato nemmeno un brutto fatto, aldilà della rimonta subita, visto che i rigoristi di Serge Pelletier hanno quasi tutti ben figurato. E se le qualità di Fazzini nell’esercizio specifico erano già ben note (confermate dal rigore segnato in partita al Berna) perlomeno ci si è potuti gustare le eccellenti trasformazioni di Boedker e Josephs e le parate di Schlegel.

tre Rotta a nord, con circospezione

Il Lugano sembra lanciato verso i piani alti della classifica in vista dei playoff, il ruolino di marcia delle ultime settimane è quanto mento impressionante, ma per i bianconeri è imperativo non abbassare la guardia.

Sia nel derby che a Davos sono emersi ancora una volta quei lati deboli del carattere di Arcobello e compagni, che hanno permesso due rimonte all’Ambrì Piotta e ai grigionesi, subendo in entrambi i casi tre reti nel secondo periodo, in nove minuti alla Cornèr Arena e in soli quattro alla Eishalle. Insomma, la via sembra tracciata, ma attenzione a quei segnali che lanciano alcuni ostacoli sul percorso, basterebbe solo un po’ più di attenzione per evitarli.

quattro Treno a lunga percorrenza

Durante la stagione Mark Arcobello ha avuto solo un periodo di appannamento, peraltro in concomitanza con il rientro da una quarantena, ma per la maggior parte delle partite è sempre stato il punto di riferimento del Lugano.

La sua regular season sta per terminare con la proiezione di un punto a partita, esattamente la media che riesce a mantenere da quando è arrivato in Svizzera al Berna. Negli anni è diventato un po’ meno scorer, ma la sua visione di gioco rimane cristallina tanto che ad oggi è il secondo della lega per assist diretti dietro all’inarrivabile Jan Kovar. Impressionante la regolarità delle sue stagioni, passate in sequenza da 55, 47, 53, 48 e (per ora) 46 punti, con sempre almeno una trentina di assist a referto.

cinque I conigli dal cilindro

La campagna sul mercato straniero di Hnat Domenichelli è proseguita con l’ingaggio di Troy Josephs con licenza B dal Visp e ha completato un quintetto che finora ha avuto successo per ogni giocatore nel suo contesto. Mikkel Boedker e Tim Heed sono “esplosi” un po’ tardivamente ma oggi sono decisivi come pochi nelle ultime stagioni, Mark Arcobello non aveva bisogno di presentazioni e non ha deluso le attese e per quanto poco è rimasto anche Daniel Carr ha impressionato in ottobre.

Alla sua partenza Domenichelli aveva professato di non volerlo sostituire, sia per motivi economici sia pure perché occorreva aver fiducia in Jani Lajunen – effettivamente ben riposta – e oggi Serge Pelletier si ritrova pure con il jolly arrivato dalla Swiss League.

Non aveva statistiche come i grandi marcatori di categoria il canadese, ma dalle due partite giocate si è capito che può diventare molto utile e che non sembra aver subito il contraccolpo. Ora la curiosità va ovviamente al mercato svizzero, per il quale il direttore sportivo bianconero dovrà scavare a fondo nei suoi cilindri.

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