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5 spunti da Lugano: l’Arco e le frecce, i dubbi di Niklas, che modi sono, l’eleganza del momento

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Ma che modi sono?

Inserito con una piccola cerimonia nella Hall of Fame dell’Hockey Club Lugano prima della partita tra i bianconeri e il Davos, Glen Metropolit ha attirato tutte le attenzioni e i gesti di affetto della Cornèr Arena assieme all’indimenticato Fredy Lüthi.

“Pacman” aveva fatto innamorare tutti i tifosi del Lugano sin dall’estate del 2005 nelle sue prime apparizioni sul ghiaccio della Resega, e oggi si è preso la briga di battere con un secco 4-0 proprio i bianconeri al suo esordio da head coach. Che faccia tosta.

2. L’Arco e le frecce

A Ginevra sembrava che Mark Arcobello avesse ritrovato le sue frecce migliori, con la tripletta che ha affossato le aquile. Tornati in Ticino il capitano bianconero è sembrato di nuovo intraprendente ma l’unica freccia andata a bersaglio è stata subito tolta dal centro da parte di un – non raro – fischio arbitrale frettoloso.

Dalla faretra sulle spalle del 34enne in questa stagione non sono uscite molte frecce fortunate, e quelle andate a bersaglio sono tutte raccolte in poche partite, con le prime cinque arrivate nel giro di sette incontri e le ultime tre tutte nella trasferta di Ginevra. In mezzo un lungo andare a vuoto durato due mesi.

3. “Non sono bello… piaccio” il ritorno

Brett Connolly è un giocatore che fa discutere, che divide e che di certo non fa battere le mani a chi cerca un’hockey “estetico” o spettacolare. Però, nella sua incostanza e a volte una certa anarchia, l’ex NHL mostra numeri che solo i migliori del campionato possono vantare, alla faccia dell’inconsistenza.

Ad oggi il topscorer bianconero è quinto in National League per assist diretti, dietro ai soli Spacek, Omark, Cervenka, Corvi e in coabitazione con DiDomenico, insomma non proprio dei signori nessuno. Se solo trovasse un po’ di costanza sarebbe veramente un top assoluto.

4. I dubbi del buon Niklas

Quale investimento sul mercato straniero appare logico che Mikko Koskinen possa godere di una preferenza come portiere titolare nel Lugano, ma alla luce delle ultime prestazioni del numero 19 ci si chiede se un utilizzo più marcato di Niklas Schlegel non possa giovare a tutte le parti in causa.

Ad oggi Schlegel ha giocato solo sette partite come titolare nonostante anche alcune ottime prestazioni a cui però è difficile dare seguito senza una certa regolarità d’impiego. Schlegel forse paga ancora oggi i dubbi sorti nelle scorse stagioni, ma il numero 34 deve tornare ad essere una risorsa.

5. L’eleganza del momento

Al termine dell’inserimento nella Hall of Fame del Lugano di Fredy Lüthi, lo speaker della Cornèr Arena ha avuto un’uscita poco felice, sicuramente dettata da un lapsus e dal momento particolare, quando ha congedato il buon Fredy con un “non perdiamo altro tempo”, prima di passare a Glen Metropolit.

Sempre certi della buona fede dello speaker vogliamo comunque sottolineare che il tempo passato dai tifosi bianconeri ammirando Fredy Lüthi non è stato assolutamente perso, anzi, probabilmente è stato il più bello di sempre per chi ha avuto la fortuna di esserci.

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