LUGANO- DAVOS
6-3
(3-1, 1-1, 2-1)
Reti: 06’06 Marco Müller (Thürkauf) 1-0, 06’27 Fazzini (Carr) 2-0, 09’43 Kessler (Nussbaumer) 2-1, 11’22 Carr (Alatalo) 3-1, 27’02 Thürkauf (Fazzini, Alatalo) 4-1, 28’11 Tambellini 4-2, 45’59 Fora (Corvi) 4-3, 54’26 Arcobello (Fazzini, Carr) 5-3, 58’04 Carr (Thürkauf) 6-3
Note: Cornèr Arena, 5’105 spettatori
Arbitri: Stolc, Dipietro; Cattaneo, Obwegeser
Penalità: Lugano 2×2, Davos 5×2 + 1×20
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Michael Joly (infortunati), Dominic Nyffeler, Leandro Hausheer, Nick Meile (sovrannumero), Jiri Sekac (squalificato)
LUGANO – A fine partita i cori sono tutti per Uwe Krupp, il resto è già stato (quasi) dimenticato. Così, molto in fretta lavora la dura legge dello sport, e anche arrabbiandosi – legittimamente – verso dei giocatori che hanno dimostrato tutt’altra attitudine alla prima del tedesco in panca non servirà a niente, da sempre funziona in questa maniera e per sempre lo sarà.
Certo, inizialmente c’è stato spazio per l’ultimo capitolo di forte polemica verso l’operato della società bianconera da parte della curva, ma dopo un bel primo tempo sembrava di essere tornati indietro di qualche mese, quasi stentando a crederci. E dire che la doppia sfida d’esordio per Krupp sulla panchina del Lugano poteva essere di quelle terribili – senza Sekac e Joly, ricordiamolo – contro un Davos che in stagione ha già umiliato i bianconeri e sabato con una trasferta in quel di Zurigo, e per ora almeno la pratica grigionese è stata archiviata in maniera piuttosto brillante, senza mostrare hockey champagne, ma mostrando perlomeno l’attitudine migliore e la voglia di fare quelle piccole cose come andare nello slot a prendersi un po’ di sane botte che ultimamente era spesso venuta a mancare.
È anche vero che il Davos non sembra più quello spaziale e imprendibile dell’autunno (complice la preparazione estiva che li lancia a razzo?) ma la cosa importante è capire come il Lugano sia andato in pista aldilà di cosa abbia mostrato l’avversario. Per Krupp impiantare i chip di schemi tutti nuovi non può essere un lavoro da fare in mezza settimana e due partite, il coach probabilmente ha puntato tutto su una nuova motivazione da regalare ai giocatori e a un sistema di gioco difensivo semplice ed efficace come è sempre stato nelle sue corde, con parecchia libertà per degli attaccanti apparentemente più slegati davanti alla porta.
Le nuove motivazioni hanno toccato in particolare giocatori come Carr – di nuovo un’ira di dio – Arcobello, Marco Müller, Aleksi Peltonen (comunque in crescita nelle ultime partite) e soprattutto Huska, mandato a sorpresa a difendere la porta quando ci si poteva aspettare la scelta più ovvia e sicura di Schlegel. Anche il portiere slovacco – giocatore di indubbio valore ma che ha subito male i suoi mesi in bianconero – ha forse ritrovato sensazioni diverse, essendosi mosso bene tra i pali seppure mostrando ancora qualche logica insicurezza derivante dallo scarso utilizzo.
Il merito è stato anche quello dei suoi compagni, capaci finalmente di difendere l’area di porta con forza e determinazione (tranne che sul gol di Fora, con lo slot apertosi come una portaerei) anche qui finalmente decisi ad andare nelle zone in cui fa più male, un esercizio che nelle ultime uscite era diventato affare di pochissimi.
E poi le situazioni speciali, il power play è stato finalmente efficace, ma anche nelle situazioni in cui non è arrivata la rete si sono viste nuove idee e maggior mobilità da parte dei giocatori, e a fare la differenza è stata ancora una volta la maledetta presenza davanti al portiere, con la mischia vinta di forza da Carr e la deviazione di Thürkauf sul tiro di Fazzini.
A volte l’hockey può essere di una facilità disarmante, e queste piccole cose lo insegnano, ma occorre che tutti siano disposti a fare quel passo in più per la squadra, specialmente nei momenti più difficili come quello che sta attraversando il Lugano. Ora è stata vinta una partita, quindi il minimo sindacale su un percorso lungo ma che andrà a ritmo serrato, sabato capiremo se questa è stata la classica scossa fisiologica per il cambio di allenatore o se Krupp ha già saputo toccare le corde giuste nel gruppo.
Qualunque sia il caso però attenzione, i giocatori moralmente non ne escono bene, nemmeno dovessero andare a strappare punti alla Swiss Life Arena, perché significa che certi sacrifici erano fattibili anche con Luca Gianinazzi alla guida qualunque fossero i problemi tecnici o tattici, magari evitando di trascinare la situazione fino al punto che conosciamo.
Come detto però le cose sono fatte e nell’hockey svizzero corrono in fretta, la cosa importante è che stavolta il club dia tutto il sostegno a Krupp per tirare fuori la macchina dal fango, anche lui che ha esperienza da vendere. Il primo passo è stato fatto.
IL PROTAGONISTA
Daniel Carr: Dopo i numerosi alti e bassi della stagione, il topscorer dei bianconeri puntualmente ha tirato fuori una delle sue migliori prestazioni stagionali per grinta, determinazione e pericolosità in attacco. Questo è il Carr che tutti hanno conosciuto, spina nel fianco delle difese e difficile da arginare. Peccato vederlo solo ora a questi livelli. Peccato davvero.