LUGANO – LANGNAU
3-5
(1-1, 0-3, 2-1)
Reti: 08’19 Jenni (Rohrbach, Baltisberger) 0-1, 12’44 Müller (Schultz, Fazzini) 1-1, 26’02 Fahrni (Allenspach, Malone) 1-2, 26’11 Allenspach (Malone, Mathys) 1-3, 39’10 Kristof (Malone) 1-4, 42’29 Thürkauf (Carr, Schultz) 2-4, 49’56 Malone 2-5, 58’13 Aebischer (Arcobello, Canonica) 3-5
Note: Cornèr Arena, 4’752 spettatori
Arbitri: Wiegand, Ströbel; Cattaneo, Huguet
Penalità: Lugano 3×2 + 1×10, Langnau 2×2
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Mirco Müller (infortunati), Adam Huska, Cole Cormier, Calle Dahlström, Aleksi Peltonen (sovrannumero)
LUGANO – Le sensazioni alla fine della partita non sono di quelle confortanti, tra i fischi del pubblico, la curva nord che ha smesso di tifare dal terzo tempo e si è per metà svuotata a dieci minuti dalla fine, i giocatori sul ghiaccio con il capo chino.
Già, scene purtroppo già viste a scadenze fin troppo regolari alla Cornèr Arena negli ultimi anni e sinceramente anche il pubblico va capito se a un certo punto non ne può più di vedere certi “spettacoli”. Purtroppo questi episodi e queste serate hanno quello strano sentore che qualcosa stia per accadere, perché sinceramente, anche per chi scrive, sta diventando difficile capire come il Lugano possa uscire da quel fosso in cui si è lasciato scivolare.
E non ci stanno nemmeno le buone sensazioni trasudate da venti minuti di partita a Zurigo, dalla vittoria nel derby, perché tutto sembra già sparito di fronte a una squadra come il Langnau, messa bene in pista ma non certo fenomenale, priva di due stranieri, con un Lugano che a questo punto non ha più le scuse degli infortuni.
La partita contro i Tigers ha messo in pista due squadre agli antipodi, non tanto per forza e qualità tecnica, ma in quanto a disciplina e voglia di arrivare su ogni disco, con i ragazzi di Paterlini organizzati e sempre primi dove conta, e i bianconeri sempre dietro ad inseguire il disco ed avversari, ogni volta visti di schiena.
Già il primo tempo, chiuso sull’1-1 aveva quel sentore di “dormia”, ma si credeva che il Lugano potesse alzare il ritmo e prendere in mano la partita, invece il secondo periodo è stato l’ennesimo disastro di una squadra disorganizzata, distratta e superficiale in ogni situazione.
Il Langnau di fatto ha solo fatto quello che gli riesce meglio, tenere le posizioni, pattinare a ogni cambio come fosse l’ultimo e sfruttare ogni errore con furbizia e intelligenza tattica, trovando addirittura due reti in nove secondi. Non sarà un caso che certe squadre come i tigrotti sappiano fare la differenza anche con le loro terze linee – Allenspach, Jenni, per fare dei nomi – mentre ai bianconeri non bastano decine di occasioni (quando capitano) per segnare una o due reti a partita ormai compromessa come martedì sera.
Insomma, c’è poco di più da raccontare di una partita in cui è mancato quasi tutto, anche il coraggio e le idee, dove anche lo staff tecnico si è mostrato privo di soluzioni se non quelle di inserire Dominic Nyffeler nel terzo periodo – forse anche per far riposare Schlegel, oltre che per la classica mossa da “scossa” – e di cambiare le linee offensive senza cavarne un ragno dal buco.
Anche i giocatori stessi individualmente sembrano attraversare qualcosa di difficile da cui uscire, i linguaggi del corpo non mentono: zero comunicazione in panchina, nervosismo sul ghiaccio (Fazzini), rientri in panchina per il cambio in piena azione e pochissime emozioni da tramutare in energia positiva, bruttissimi segnali che portano a brutti ricordi.
E non si venga a parlare di un “buon terzo periodo”, con il Langnau a gestire e a portarsi un po’ troppo indietro, perché sarebbero le solite parole che ultimamente non ingannano più nessuno se non i diretti interessati.
Questa partita ha – si spera a questo punto – rappresentato il fondo per questo autunno bianconero, perché non ci sono solo tutte le immagini descritte di questa triste serata a testimoniarlo, ci sono anche le parole impietose dei numeri: undicesimo in classifica, secondo peggior attacco del campionato (!) e terza peggior difesa.
L’acqua comincia a scottare, speriamo che la rana sappia come uscirne prima di accorgersi bollita.
IL PROTAGONISTA
Sean Malone: L’attaccante del Langnau ha preso in mano la squadra in questo periodo senza il suo leader Pesonen e anche alla Cornèr Arena ha mostrato il suo valore, soprattutto caratteriale e fisico più che tecnico. Lo statunitense ha giocato una partita di grande sostanza e sacrificio, trovando pure la rete che ha chiuso definitivamente la partita dopo aver servito tre assist sulle tre reti ospiti del secondo periodo.
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