LINUS OMARK
Età: 33
Posizione: LW
Altezza: 179 cm
Peso: 82 kg
Tiro: left
Nazionalità: 🇸🇪
Provenienza: Salavat Yulaev Ufa (KHL)
Draft: 2007, Round 4, #97 overall, Edmonton Oilers
Contratto: due anni
Tra i più spettacolari d’Europa
Linus Omark è uno di quei giocatori di cui non si sente quasi il bisogno di una scheda di presentazione. In Svizzera lo avevamo ammirato nella famosa stagione del lockout, quando a Zugo ci regalò dei momenti di grandissimo hockey in quella che rimane una delle linee più forti ad essere scesa sulla nostre piste, completata da una stella come Henrik Zetterberg e da un Damien Brunner all’apice della sua forma.
Non furono pochi gli appassionati che in quell’annata erano convinti che Omark fosse alla Bossard Arena grazie allo stop della NHL, ma quando oltre oceano si riprese a giocare lui ovviamente non partì, visto che a Zugo era arrivato come “normale” giocatore straniero.
A livello tecnico infatti Omark non ha mai avuto molto da invidiare ai più grandi “prestigiatori” della NHL, ed anche ora che ha raggiunto i 33 anni il suo nome è tra quelli capaci di catalizzare in maniera unica le attenzioni del pubblico. La sua velocità d’esecuzione unita a delle mani eccezionali lo rendono uno degli attaccanti più tecnici ed efficaci d’Europa, doti che riesce a sfruttare grazie a tanta creatività e alla sua intelligenza hockeyistica.
Come tanti giocatori della sua tipologia – e alle nostre latitudini è facile pensare subito a Linus Klasen – la presenza fisica non è una componente centrale del suo gioco, ma ha la capacità di essere un autentico motore per la sua linea, dando ritmo alla manovra ed aumentando l’efficacia dei propri compagni.
Da YouTube al sogno della NHL
Sin dai primi anni di carriera Omark si è distinto per la sua eccezionale tecnica di bastone e la grande creatività, caratteristiche che ha sempre cercato di sfruttare con personalità.
Tutti si ricorderanno sicuramente il famosissimo rigore “a cucchiaio” segnato in amichevole contro la Svizzera a Marco Bührer, mentre con la maglia del Lulea ha più volte conquistato le highlights grazie a gol segnati tra la gambe oppure spettacolari tentativi di air-hook, rendendolo un vero “fenomeno da YouTube” con migliaia di visualizzazioni ai suoi video. Questo tipo di spavalderia lo ha accompagnato anche oltre oceano, quando nel 2010 ha raggiunto quegli Edmonton Oilers che lo avevano draftato tre anni prima.
Sino a quel momento Omark si era distinto sia in patria (oltre un punto a partita nel 2008/09) sia in KHL, giocando una buona stagione alla Dinamo Mosca con 36 punti in 56 incontri. A livello internazionale si era inoltre già messo al collo due medaglie di bronzo ai Mondiali, successi che lasciavano decisamente ben sperare in vista dell’approdo in Nordamerica.
Canada amaro sin dall’inizio
Il sogno della NHL di Linus Omark passa dagli Edmonton Oilers di Tom Renney, dove lo svedese condivide lo spogliatoio con il rossocrociato Martin Gerber, ma anche con i vari Alexandre Giroux, Jason Strudwick e Taylor Chorney.
L’impatto di Omark nell’hockey nordamericano sembra positivo ed anche nelle amichevoli prestagionali lo svedese riesce a mettersi in mostra. Con l’avvicinarsi della stagione però non supera l’ultimo taglio alla rosa e questo gli lascia decisamente l’amaro in bocca, tanto da dichiarare alla stampa di vedere la sua esclusione dalla squadra come una “decisione politica”.
Con il senno di poi Omark si pentirà di quelle parole, ma gli va dato atto di essersi rimboccato le maniche in AHL con gli Oklahoma City Barons, ed il bottino di 26 punti (13 gol) nelle prime 26 partite gli permettono di avere una chance in NHL. Gli infortuni di Ales Hemsky e Shawn Horcoff gli aprono infatti le porte degli Oilers, e alla sua partita di debutto – era il 10 dicembre 2010 – lascia tutti a bocca aperta.
È infatti lui a risolvere la sfida contro i Tampa Bay Lightning con un rigore assolutamente spettacolare, che lo ha visto partire da centro pista con una piroetta, battere il bastone sul ghiaccio a pochi metri dal portiere avversario, e poi fulminare Dan Ellis con un tiro secco e preciso. La folla impazzisce ma il suo comportamento fa storcere il naso ad avversari come Martin St. Louis e Sam Gagner, che ritengono irrispettosa la sua spavalderia.
Ad Omark però questo poco importa. Grazie al suo gioco riesce a restare con gli Oilers sino a fine stagione, mandando agli archivi una buona annata contraddistinta da 27 punti in 51 incontri. Il campionato successivo è però per lui avaro di soddisfazioni, principalmente a causa di un infortunio alla caviglia che lo mette KO per lungo tempo.
La poca presenza sul ghiaccio – 32 partite complessive tra Oilers e Barons – e l’arrivo del lockout non gli permettono di ottenere il rinnovo, e dunque opta per il ritorno in Europa con destinazione Zugo.
Un nuovo tentativo in NHL prima del successo in KHL
A Zugo lo svedese si impone come uno dei giocatori più spettacolari del campionato, e con 69 punti in 48 partite conquista il titolo di top scorer dell’intera NLA, superando la concorrenza del bianconero Glen Metropolit.
Gli ottimi numeri fatti registrare in Svizzera gli valgono un nuovo contratto con gli Oilers, ora allenati da Dallas Eakins. Lo svedese però non riesce a conquistarsi un posto in squadra e finisce nuovamente in Oklahoma, dove gioca 29 partite (29 punti) prima di essere scambiato ai Buffalo Sabres. Anche agli ordini di Ted Nolan però non riesce a ritagliarsi un vero ruolo, e nel febbraio 2013 arriva il taglio che mette sostanzialmente fine alla sua carriera NHL.
Superata la fase dei waivers Omark si rifiuta infatti di scendere nuovamente in AHL, arrivando così alla rottura contrattuale. Quella stagione la termina nel suo Lulea prima di trasferirsi in KHL, con la maglia dello Jokerit e poi con quella del Salavat Yulaev di Ufa.
Il suo impatto nella superlega russa è eccezionale e costante. Omark si impone come uno dei giocatori più spettacolari e diventa una vera attrazione, tanto che la sua presenza ai vari All Star Game è quasi scontata. Non riesce mai ad arrivare alla Gagarin Cup – vince però l’oro mondiale nel 2017 – ma diventa il giocatore svedese di maggior successo ed i suoi numeri finali parlano di 429 punti in 476 partite.
Nell’ultima stagione il suo ritmo non ha perso vigore, tant’è che prima dell’interruzione a causa coronavirus era il miglior marcatore dei playoff. Per tutta l’annata ha formato una linea di grande impatto con i finlandesi Sakari Manninen e Teemu Hartikainen.
La tranquillità dei bus svizzeri
Omark e la sua famiglia si erano innamorati della Svizzera durante l’anno passato a Zugo, sentimento che è tornato a galla grazie alla partecipazione del giocatore all’ultima Coppa Spengler. La tappa nei Grigioni è stata determinante per il suo futuro immediato, visto che al ritorno a Lulea – per un certo periodo dato per scontato – il giocatore ha preferito un biennale a Ginevra.
“Cosa mi mancherà della KHL? Sicuramente lo stipendio!”, aveva affermato con il sorriso in una recente intervista, dove aveva però spiegato di vedere tanti vantaggi nel trasferirsi in NLA, su tutti la possibilità di evitare gli spostamenti in aereo.
Omark ha infatti la fobia del volo, paura che negli anni ha imparato in parte a gestire, ma la tranquillità delle trasferte che contraddistinguono il nostro campionato ha rappresentato sicuramente un “plus” nelle sue valutazioni.