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Lugano

Un urlo strozzato in gola per 10 anni, il Lugano è in semifinale!

LUGANO – ZUGO

5-4

(1-2, 3-1, 1-1)

Reti: 3’53 Grossmann (Suri, Holden) 0-1, 09’02 Suri (Martschini, Schlumpf) 0-2, 11’39 Hofmann (Vauclair, Ulmer) 1-2, 25’43 Hofmann (Klasen) 2-2, 27’01 Ulmer (Klasen, Brunner) 3-2, 27’13 Fazzini (Morini) 4-2, 38’01 Blaser (Bouchard) 4-3, 56’52 Bouchard (Ramholt, Immonen) 4-4, 57’12 Brunner (Martensson, Klasen) 5-4

Note: Resega, 6’761 spettatori. Arbitri Mandioni, Wiegand; Bürgi, Wüst
Penalità: Lugano 4×2′, Zugo 7×2′ + 1xrigore (Blaser)

LUGANO – Ha un sapore speciale questa semifinale raggiunta dal Lugano, e non solo perché si sono attesi 10 anni prima di passare il primo turno dei playoff, ma anche pensando a dove stava il Lugano quando al timone bianconero si è piazzato Doug Shedden.

Ultimo in classifica, una penosa partita di Coppa a Rapperswil e un esordio da pianto desolato contro il Langnau, questo era il quadro della situazione che l’allenatore canadese ha trovato al suo arrivo. Una squadra da ricostruire tatticamente ma soprattutto mentalmente, per ridare ai suoi giocatori la gioia di scendere sul ghiaccio, iniziando quasi subito una cavalcata che li ha portati fino ai primi posti della classifica.

Shedden è il primo coach ad arrivare in semifinale dopo una miriade di tentativi, fallimenti, licenziamenti, esperimenti e sogni infranti, e lo fa con una squadra che nei quarti si è dimostrata un gruppo granitico, organizzata alla perfezione e senza paura. Ed è altrettanto significativo il fatto che a siglare il gol decisivo per il passaggio del turno sia stato Damien Brunner, che ha punito i suoi ex compagni e mandato nello sconforto i suoi ex tifosi rivoltatisi contro, giusto premio in una stagione sinora difficile per via dei numerosi problemi di salute.

Il gol di Brunner al 57’12”, soli 21” dopo il pareggio sconfortante di Bouchard, ha sancito uno 0-4 nella serie che ha del clamoroso, viste le premesse di una serie che doveva essere equilibrata e vibrante. In fondo per 3 partite su 4 lo è stata, anche perché giovedì sera i bianconeri hanno dovuto recuperare con la forza e la pazienza l’iniziale 0-2 degli ospiti, riuscendo a portarsi sin sul 4-2 ancora nel periodo centrale.

C’era comunque da aspettarsi che lo Zugo avrebbe giocato alla morte in questa sua ultima spiaggia, e il Lugano ha spesso lasciato giocoforza il pallino in mano all’onnipresente Bouchard, lasciando però che il gioco si sbilanciasse troppo verso la propria porta. Un paio di errori hanno permesso quindi allo Zugo di tornare fin sul 4-4, la stanchezza tra le gambe bianconere ha cominciato a farsi sentire – Pettersson lasciato fuori nel finale perché infortunato – ma quel che il Lugano ha avuto di più dalla sua in questa serie è stata l’intelligenza di gioco.

Quell’intelligenza che ha permesso a Klasen di fare un grandissimo lavoro preparatorio alle assi e a Martensson di smistare un assist semplicemente splendido per Brunner, che ha colpito lo Zugo con un violentissimo pugno nello stomaco.

Ancora una volta Shedden ha battuto Kreis sul piano tattico, della gestione delle proprie risorse e nella convinzione trasmessa ai propri giocatori. L’esempio perfetto viene da un Bertaggia sempre presente in zona gol e dedito al sacrificio mettendosi a bloccare tiri e a prendere colpi nello slot, quando sull’altro fronte un Martschini inesistente, privo di brio e di capacità di superare il limite, anche quello del dolore e della paura.

O possiamo parlare di un Hofmann a livelli altissimi di intensità e capacità offensive, contro un Suri incapace di andare oltre l’appoggio o il tiro in diagonale quando si presentavano difensori davanti a lui.

È una lezione severissima quella impartita da Shedden a Kreis, ma meritata per come le squadre si sono presentate a questi quarti di finale: cinica, quadrata e coraggiosa una, impaurita, leggera e disunita l’altra, la differenza l’hanno fatta non i primi blocchi che si sono annullati, ma i leader lavoratori e la testa, da playoff quella del Lugano, da regular season sciolta quella dello Zugo.

E dopo 10 anni la Resega può tornare ad esultare e a sognare, passato il primo scalino il Lugano può ulteriormente liberarsi e affrontare il prossimo turno con serenità e ancor più compattezza. Già, perché sarebbe un peccato credere di potersi accontentare proprio ora che viene il bello.

fattore2

LE PICCOLE COSE GIUSTE: Come avevamo già anticipato, a fare la differenza in questa serie potevano essere quei piccoli dettagli invisibili ai più ma tremendamente fondamentali in contesti come i playoff.

La rete di Brunner al 57’12” nasce così, dalla voglia di lottare di Klasen al tocco leggero, pulito e estremamente intelligente di Martensson verso il numero 98, pronto a insaccare in rete.

Il Lugano ha vinto anche così, mentre lo Zugo adottava nella disperazione la mossa “disco a Bouchard e prega”, i bianconeri hanno continuato a seguire le indicazioni, e pur se stanchi e logorati, hanno capito finalmente che il lavoro paga.

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