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Lugano

Lugano, le valutazioni dei giocatori al termine della stagione 2023/24

LUGANO – Il Lugano di Luca Gianinazzi è riuscito a portare sino a Gara 7 dei quarti di finale il Friborgo, ma alla fine è mancato qualcosa per riuscire a fare un passo in più. La stagione ha comunque posto delle basi solide per il futuro, che ora andranno sviluppate già a partire dal prossimo campionato.

Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori bianconeri per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusa, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.

PORTIERI

Niklas Schlegel (29 GP, 92.85 SV%, 2.07 GAA): Un inizio un po’ altalenante seguito dalla crescita tra autunno e inverno quando ha dimostrato di potersi prendere il posto di titolare nella porta bianconera, poi l’infortunio che ha fatto temere il peggio, per lui e per il Lugano, con Koskinen incapace fin lì di garantire prestazioni all’altezza. Rientrato con i bianconeri sotto per 0-2 nei playoff contro il Friborgo, il 29enne ha proposto alcune delle migliori prestazioni della sua carriera, e checché se ne sia detto, la squadra con lui in pista ha reagito in un’altra maniera e ha giocato con una sicurezza maggiore. Portiere tra i più tecnici tra i colleghi rossocrociati, lo zurighese ha raggiunto la maturità e ha risposto alla grande dopo quei playoff di due anni fa andati in maniera decisamente poco brillante, dimostrando di aver fatto grandi passi avanti e di essere in grado di prendersi la posizione di prima guida del Lugano e di essere tra i portieri svizzeri più forti del campionato.

Mikko Koskinen (32 GP, 89.00 SV%, 3.03 GAA): La scorsa stagione aveva in piccola parte giustificato la sua licenza straniera con dei playoff di alto livello, in questa ultima annata invece le prestazioni all’altezza di un portiere dal suo curriculum si contano sulle dita di una mano. Solo “buono” in regular season – che non basta però per occupare quello slot – ha avuto un breve picco di qualità durante l’assenza di Schlegel, ma tra play-in e playoff non è stato in grado di dare un senso alle sue prestazioni e in particolare nelle due prime partite contro il Gottéron è stato tra i punti deboli della squadra, senza mai riuscire a trovare la parata che tenesse in piedi il Lugano come fatto da Schlegel nelle cinque successive. Se il suo sia stato un declino “tecnico” non è del tutto chiaro, fatto sta che anche le sue seratacce sul piano caratteriale – con i classici sfoghi – sono state segno di un calo anche mentale verso le prestazioni a cui era atteso.

Thibault Fatton (4 GP, 85.3 SV%, 4.53 GAA): Il dilemma del terzo portiere, quello che sta spesso nel limbo in attesa di un’occasione. Fatton negli ultimi anni di occasioni ne ha avute poche, e come per l’uovo e la gallina, vi è da capire se ha pochissimo spazio perché non lo si ritiene all’altezza o non è all’altezza perché gioca troppo poco. Normalmente la risposta sta un po’ nel mezzo ma per ora non ha ancora convinto gli staff tecnici che ha avuto davanti. Ha 22 anni, è ancora giovane per essere un portiere di National League, ma i prossimi due anni saranno decisivi per il futuro.

DIFENSORI

Santeri Alatalo (56 GP, 7 G, 17 A, +6): Ha prodotto meno sul piano contabile rispetto alle ultime stagioni, ma nonostante i suoi errori di troppa sicurezza li piazzi sempre qua e là, rimane un giocatore imprescindibile per il Lugano. Costruzione di gioco, uscita dal terzo con il disco sul bastone e reti pesanti sono sempre tra le sue specialità, e quando c’è stato da tirare fuori gli attributi, l’ex Zugo ha di nuovo risposto presente. Suo il gol del pareggio nel 4-4 decisivo del primo derby dei play-in, suo il primo gol nella seconda sfida all’Ambrì Piotta, suo anche il 2-1 che ha ridato il vantaggio al Lugano in Gara 6 dei playoff. Non è stato esente da errori anche nella serie contro i dragoni, ma pochi come lui sanno prendersi le responsabilità quando il disco scotta e alzare il livello di competizione nel postseason, dove ancora si è mostrato tra i più propositivi. Croce e delizia sì, ma comunque troppo importante per i bianconeri.

Calle Andersson (55 GP, 4 gol, 10 A, -7): Timido e impacciato in autunno, un crescendo di errori che gli hanno fatto persino passare qualche partita in tribuna prima di Natale e poi il cambio di clima con la Coppa Spengler. Il torneo giocato con la maglia del Davos ha fatto temporaneamente bene al difensore svedese, rientrato rinfrancato dai Grigioni, ma poi dopo un mese di buone prestazioni è tornato nell’anonimato, senza personalità e distribuendo una marea di dischi persi a ogni partita. Nel complesso è stato uno dei peggiori bianconeri in questa stagione, e il Lugano non può permettersi di avere un Andersson in certe condizioni nemmeno in futuro. Deve riprendere dalle basi, autorità, sicurezza e costanza, tutto ciò che gli è mancato in questa difficile annata.

Samuel Guerra (41 GP, 1 G, 4 A, -4): Tutto sommato una stagione discreta quella del ticinese, tenendo conto anche dell’assenza patita per infortunio che gli ha fatto saltare quasi venti partite di regular season. Non ha cominciato benissimo il suo campionato in autunno, ma quando è rientrato proprio nel momento clou della stagione, il 30enne ha ancora messo a disposizione la sua esperienza al servizio della squadra, senza strafare ma portando a termine i suoi cambi con buona pulizia ed efficienza. Rimane una pedina importante proprio per le battaglie accumulate e per essere uno dei pochi difensori veramente difensivi della squadra.

Joey LaLeggia (39 GP, 9 G, 17 A, -1): Sin da subito si era capito – con il beneficio del periodo di adattamento – che come profilo stridesse con quello di cui necessitava il Lugano. Il problema che il canadese non si è rivelato nemmeno sufficiente per le sue qualità, nonostante il bottino di punti possa anche apparire più che discreto per un difensore offensivo. Rapidamente sono però usciti problemi con il gioco difensivo, mancanza di personalità e pochissima continuità nel rendimento, che ha raggiunto i picchi massimi contro squadre come Ajoie e Langnau. Quando schierato come attaccante si è capito che anche lo staff tecnico lo ritenesse il più sacrificabile rispetto al suo ruolo e la tribuna da gennaio via ha confermato come non facesse più parte dei piani di questa squadra. Lui ci ha messo del suo – ammesso che potesse fare di più – ma in fondo si tratta di un errore strategico della direzione sportiva sia per profilo e caratteristiche che per capacità del giocatore stesso. È quasi impossibile che lo rivedremo in bianconero.

Mirco Müller (60 GP, 1 G, 18 A, +20): Il solito pilastro difensivo, probabilmente il migliore interprete del ruolo in National League non solo per caratteristiche fisiche ma anche per tecnica di bastone, anticipo del gioco e lettura delle situazioni. Non ha praticamente sbagliato una partita in stagione, raggiungendo livelli altissimi di continuità da gennaio via fino ai playoff, dove si è ancora dimostrato uno dei migliori della serie contro il Friborgo. Rimasto a secco di reti la scorsa stagione, si è perlomeno tolto lo sfizio di infilare un gol al Kloten a novembre. Parla per lui anche il bilancio di +19 in regular season, tra i migliori dei difensori di National League. Totem assolutamente insostituibile.

Jesper Peltonen (61 GP, 1 G, 7 A, +18): La sorpresa positiva della stagione, ma forse solo per chi non aveva seguito le sue gesta o le statistiche messe assieme con la maglia del Kloten. Da subito nel team di capitani anche per una spiccata personalità da leader – silenzioso ma deciso – il finlandese ha messo in chiaro le sue qualità difensive, prontezza, fisicità, lettura del gioco e capacità di uscire con il disco sul bastone. Da subito si è imposto come uno dei pilastri della squadra migliorando anche il rendimento dei compagni che si è trovato a fianco durante la stagione. Capace di prendersi grandi responsabilità nei momenti delicati, il figlio d’arte rappresenta il futuro migliore per il Lugano e la sua difesa.

Bernd Wolf (55 GP, 6 G, 8 A, +10): Partirà per Kloten dove all’età di 27 anni vorrà comprensibilmente ritagliarsi un ruolo più importante, e sarà una partenza comunque di un certo peso per il Lugano, visto che i difensori svizzeri (o di licenza) con caratteristiche difensive non crescono proprio sugli alberi. Cresciuto moltissimo dal suo arrivo alla Cornèr Arena, l’austriaco si è via via tolto di dosso il ruolo di jolly prendendosi tanto spazio tra i titolari per il suo grande impegno e le qualità di contenimento che negli anni ha saputo migliorare lasciando da parte certi errori per la voglia di spingersi troppo in avanti. In questa ultima stagione si è anche tolto lo sfizio di segnare un bel bottino di reti, ma soprattutto era diventato molto importante nello scacchiere difensivo e anche come uomo spogliatoio molto apprezzato da staff e compagni.

Matt Tennyson (10 GP, 0 G, 0 A, 0): Arrivato con quasi una stagione di inattività, nelle prime partite ha logicamente sofferto la mancanza di competizione, ma poi nei playoff si è messo a disposizione della squadra con tanto lavoro difensivo, sacrificio (tiri bloccati in qualunque maniera) e attitudine “affamata” e provocatoria nei confronti degli avversari. Nel suo piccolo ha fatto bene in poche partite, e probabilmente ha fatto capire a tutti di cosa necessiti il Lugano del futuro.

Leandro Hausheer (44 GP, 1 G, 2 A, -3): Ha fisico, personalità, pattinaggio, tanti buoni ingredienti per farne un difensore solido in futuro. Ha alternato buone prestazioni a qualche disastro, probabilmente causati anche dalla mancanza di lucidità sul lungo periodo e a qualche sicurezza di troppo. Va plasmato, magari sgravandolo di qualche responsabilità.

Senza valutazione: Arno Snellman, Alessandro Villa, Maxime Montandon

ATTACCANTI

Mark Arcobello (59 GP, 14 G, 28 A, +4): Tolta la C di capitano, rimodellato su un nuovo ruolo meno centrale ma non meno importante, l’americano è stato praticamente lo straniero del Lugano più costante nelle prestazioni. Sempre regolare nei cambi ed equilibratore del gioco, è stato capace di dettare il ritmo e di essere il fulcro di una seconda linea che ha perso presto pedine fondamentali (da Granlund a Marco Müller) senza mai perdersi in giocate inutili o rischiose, pure confermandosi ancora come uno specialista agli ingaggi. Per molti sarebbe stato il settimo straniero da far ruotare con il portiere, invece il 35enne si è costruito un nuovo ruolo in cui ancora una volta ha mostrato tutta la sua classe e la capacità di adattamento.

Lorenzo Canonica (24 GP, 0 G, 0 A, 0): Nella sua stagione di sviluppo per la National League e l’hockey dei grandi è stato frenato proprio all’inizio da un infortunio al polso che lo ha tenuto fuori praticamente fino a febbraio. Nel complesso il centro ventenne ha però mostrato personalità e una maturità molto più sviluppata di quanto l’anagrafe non dica e ha saputo fare da perno a una bella quarta linea che si è mossa ottimamente con diversi interpreti ma non a caso sempre con lui come centro. Non sarà un giocatore che vedremo spesso come altri sul tabellino in futuro, ma ha le capacità tattiche e di visione difensiva per poter condurre una linea del bottom six.

Daniel Carr (48 GP, 22 G, 32 A, +23): Prima dell’infortunio viaggiava a una media punti straripante, pure come miglior marcatore in powerplay della lega, confermando che se in forma rimane uno degli attaccanti più forti del campionato. Capace di segnare in qualunque maniera, di sporcarsi le mani e cercare i duelli individuali così come fare da assist man ai compagni, il canadese è stato anche lui decisivo per formare il super blocco con Calvin Thürkauf e Michael Joly, crescendo ancora al suo rientro fino a trovare il picco nei playoff. Contro il Friborgo ha trovato di nuovo il suo miglior hockey a dispetto di una prima linea meno performante del solito, mostrandosi ancora come l’ultimo a mollare. Ma il numero 7 non è importante solo per le qualità tecniche, perché nel tempo e dalla scorsa tribolata stagione in particolare ha mostrato sempre più un grande attaccamento alla realtà bianconera.

Cole Cormier (44 GP, 5 G, 1 A, -8): Ha iniziato dovendosi adattare alla realtà di un campionato da adulti e con il tempo si è mosso bene, trovando anche reti di ottima fattura tecnica e adattandosi al ruolo di jolly offensivo. Da gennaio via ha fatto più fatica a mantenere la regolarità delle prestazioni, mostrando qualche errore di troppo e perdendo via via il posto tra i titolari. Ha qualità tecniche da attaccante puro che possono diventare importanti, ma deve assolutamente fare passi avanti sul piano fisico e su quello della consistenza dei suoi cambi, troppo spesso passati a pattinare molto assiduamente ma senza grande costrutto.

Luca Fazzini (60 GP, 19 G, 18 A, -12): Ormai non dobbiamo più aspettarci il solo Fazzini monodimensionale capace di esaltarsi unicamente come sniper, bensì stiamo vedendo un giocatore molto più maturo e completo, più utile al gioco di squadra seppure abbia dovuto giocoforza limitare in parte quelle sue qualità fin troppo restrittive. Il bottino di reti rimane molto importante, non molti giocatori sono stati in grado di andare in doppia cifra per otto stagioni consecutive, ma che salta all’occhio è il gioco molto più globale del numero 17, capace di sbattersi anche in fase difensiva e alle assi, cresciuto molto anche come combattività e cattiveria agonistica. E in fondo le sue giocate spettacolari non le ha certo messe nel cassetto, come qualche rete “no look” e i rigori, esercizio in cui mantiene un arsenale infinito. Perché tra tutto questo la sana sfacciataggine davanti ai portieri non l’ha persa.

Markus Granlund (20 GP, 4 G, 12 A, +1): Mancherà tantissimo al Lugano in futuro, ma è già mancato parecchio in questa stagione perché di fatto ha privato la squadra di un secondo blocco offensivo in grado di essere complementare a quello di Thürkauf. Giocatore di maggior classe della squadra, non è stato fortunato sul piano della salute già ad inizio stagione e poi in autunno, e forse c’è anche di questo nella decisione del Lugano nel non rinnovarlo, oltre alla possibile partenza di Thürkauf che obbligherebbe a virare su un centro di ruolo vero. Purtroppo non ha potuto dare continuità alla sua stagione proprio dal momento in cui stava recuperando il ritmo e sappiamo quanto sarebbe stato importante il suo apporto nei playoff.

Michael Joly (57 GP, 23 G, 29 A, +23): La sua grande forza è stata quella di non abbattersi quando si è confrontato con la differenza di competitività con il campionato finlandese, lavorando per migliorare fino a diventare uno dei migliori marcatori della lega. Elegante, tecnico e imprevedibile, si è guadagnato l’affetto dei tifosi a suon di grandi prestazioni, con spunti tanto spettacolari che alla Cornèr Arena non si vedevano dai tempi del miglior Linus Klasen. Anche i playoff hanno avuto lo stesso impatto su di lui e non è riuscito a mostrare il suo miglior livello contro il Gottéron intestardendosi spesso in giocate individuali, ma globalmente la sua è stata una grande stagione e potrà ancora migliorare.

Giovanni Morini (41 GP, 6 G, 9 A, +1): Un autunno in crescendo, con il solito grande apporto di lavoro fisico e sacrificio, fino ad arrivare in prima linea a sostituire Daniel Carr durante l’infortunio. Inizialmente ha faticato a tenere il ritmo di Thürkauf e Joly, ma poi ha infilato qualche ottima prestazione ritrovando anche quei punti da cui si era un po’ allontanato. Poi l’infortunio, tanto brutto da vedere quanto doloroso per l’italiano, un colpo terribile che lo ha tolto dai giochi proprio nel suo miglior momento, e privando il Lugano di un apporto indispensabile per il postseason.

Marco Müller (23 GP, 3 G, 3 A, -12): Non aveva iniziato molto brillantemente il campionato, faticando a trovare le migliori sensazioni, ma il lungo infortunio ha comunque privato la squadra di uno dei suoi leader, anche se sul piano realizzativo non ha mostrato i numeri migliori. Al suo rientro ha subito fatto vedere il suo impatto sul piano caratteriale, mostrandosi decisivo nei play-in contro l’Ambrì Piotta con quel gol in shorthand alla Gottardo Arena, e la sua linea è stata costantemente tra le migliori durante i quarti di finale. Non una stagione da ricordare nel suo complesso, ma rimane un punto fermo dei bianconeri.

Arttu Ruotsalainen (51 GP, 7 G, 9 A, -10): L’impegno non è mai mancato, in qualunque ruolo Gianinazzi lo schierasse e con ogni compagno che ha avuto al suo fianco, ma la stagione del finlandese è stata un grandissimo mistero. Ingaggiato per diventare una delle punte di diamante della squadra, l’ex Kloten ha completamente bucato la sua annata, faticando tremendamente ad andare sul tabellino e mostrandosi spesso fuori contesto e separato dal gioco della squadra. Una stagione a cui nessuno era preparato, tanto è stata difficoltosa, e anche con lui andrà valutato e capito se può ancora essere utile al Lugano del futuro nel caso sia stata “solo” una stagione bucata o qualcosa di peggio.

Calvin Thürkauf (61 GP, 29 G, 39 A, +28): Semplicemente mostruoso. Il capitano bianconero è stato il giocatore più dominante della regular season per completezza di bagaglio, da quello tecnico, quello fisico e del pattinaggio, nonché quale leader indiscusso della squadra. Capace di segnare e di far segnare in qualunque maniera, l’unica flessione l’ha avuta proprio in concomitanza con l’inizio del postseason, riprendendosi nelle ultime partite contro il Friborgo dopo una regular season dove non ha mai mostrato un minimo segno di cedimento. È ovvio che dopo una stagione del genere le ambizioni personali possano crescere alla pari delle attenzioni da oltre oceano, se dovesse partire per il Lugano ci sarebbe la grandissima sfida di sostituirlo con uno straniero altrettanto dominante, perché di giocatori svizzeri del suo calibro con cui compensarne un’eventuale partenza al momento non ce ne sono, anche se il lungo contratto con i bianconeri è comunque un ombrello per il futuro.

Matthew Verboon (61 GP, 4 G, 6 A, -7): L’impatto con un campionato professionistico non è stato dei peggiori per il 24enne, capace di ritagliarsi uno spazio importante nella squadra. È mancato un po’ sotto porta nonostante disponga di un ottimo tiro che utilizza troppo poco, ma come jolly fisico e difensivo ha fatto il suo buon lavoro, mettendosi a disposizione anche del top six quando l’emergenza chiamava. Può ancora fare passi avanti, ma si è rivelato comunque un elemento molto duttile e dal temperamento fisico molto utile ai bianconeri.

Marco Zanetti (59 GP, 2 G, 7 A, -3): Una stagione meno brillante quella del piccolo attaccante italiano, e in fondo si sa come la conferma sia sempre più difficile dell’esordio. La sua velocità e la capacità di portare il disco in attacco sono sempre utilissime, ma è evidente che sul piano realizzativo non abbia reso almeno quanto ci si poteva aspettare, andando spesso fuori giri e lontano dalla porta. In futuro dovrà lavorare sulla concretezza dei suoi cambi e sulla capacità di sfruttare meglio tutto quel pattinare.

Julian Walker (21 GP, 2 G, 0 A, -5): Il brutto infortunio ha messo fine non solo alla sua stagione ma anche alla sua carriera, e anche nel suo caso chissà quanto sarebbe stato utile nei playoff con la sua capacità di usare il fisico e la sua leadership. Lascia dopo 11 stagioni in bianconero dove ha sempre dato tutto, esempio di dedizione e impegno anche al fianco dei più giovani, uno dei giocatori più amati dal pubblico della Cornèr Arena degli ultimi anni. Si vocifera che possa avere un ruolo nel club anche con i pattini appesi al chiodo, sarebbe un bel premio per lui che ha sempre messo tutto a disposizione dei colori bianconeri.

Roberts Cjunskis (28 GP, 1 G, 1 A, -5): Di lui hanno parlato benissimo tutti, anche compagni come Mark Arcobello e Calvin Thürkauf hanno speso parole d’elogio per l’impegno e l’umiltà mostrate al suo arrivo in prima squadra. Si è guadagnato spazio in autunno per via degli infortuni, e lui ha ripagato con belle prestazioni, trovando pure la prima rete con i professionisti in quel di Langnau. Dopo il primo contratto da professionista sarà chiamato a sgomitare per farsi largo, ma nessuno meglio di lui sa come lottare per guadagnarsi la fiducia.

Aleksi Peltonen (22 GP, 0 G, 1 A, -4): Arrivato da Davos in piena emergenza infortuni, ha contribuito inizialmente a formare una buona quarta linea, dando velocità al reparto, ma poi via via si è un po’ spento perdendo anche posto nelle gerarchie verso il postseason. Un ingaggio comprensibile per fare numero al momento che occorreva ma che alla fine non ha dato chissà quali frutti.

Stéphane Patry (24 GP, 2 G, 1 A, -1): Se risparmiato dagli infortuni – troppi quelli subiti dal 24enne in queste stagioni – può mostrare buone qualità tecniche e di visione di gioco, alle quali però unisce un pattinaggio un po’ carente. Attaccante dal buon potenziale che però non è ancora riuscito a svelare del tutto quello che potrebbe diventare, non solo per colpa sua vista la sfortuna.

John Quenneville (22 GP, 2 G, 10 A, +5): Grande impegno, pattinaggio e gioco fisico ma pochissima sostanza, come confermato dai soli due gol trovati in più di venti apparizioni. Sul momento era la soluzione migliore sul mercato anche per l’esperienza già accumulata nel campionato svizzero, ma a conti fatti ha largamente deluso le attese proprio per questo fatto, nonostante qualche buona prestazione al fianco di Arcobello. Nei playoff si è notato solo per l’inutile penalità di partita rimediata in Gara-3 alla BCF Arena.

Mario Kempe (13 GP, 2 G, 0 A, -6): Il motivo del suo ingaggio e del lungo tira e molla per averlo alla Cornèr Arena rimane un po’ un mistero. Arrivato da una metà stagione in Svezia piuttosto tribolata e condita da un infortunio di una certa gravità, a Lugano non ha mai trovato un senso, se non per un’unica partita convincente nei playoff contro il Friborgo. Troppo leggero e difensivo per un apporto tangibile, ha pagato anche con la mancanza di ritmo rispetto alla National League, faticando parecchio prima di trovare sensazioni perlomeno sufficienti.

Jeremi Gerber (34 GP, 3 G, 0 A, -7): Poteva diventare un buon giocatore da bottom six per le sue qualità atletiche, ma la discontinuità ha parlato a suo sfavore ad un’età che ormai è fuori dal periodo di prova. È evidente che anche con lo staff tecnico la scintilla non è mai scattata del tutto, andrà a Friborgo in cerca di una nuova possibilità.

Arnaud Montandon (2 GP, 0 G, 0 A, -3): Lo strano caso di chi a un certo punto dalla Swiss League si trova a giocare nel powerplay del Lugano nei playoff. Un esperimento che sapeva un po’ di disperazione e che si è rivelato un abbaglio annunciato, prima che per fortuna lo staff tecnico tornasse lucido.

Senza valutazione: Santeen Golja, Leonardo Domenichelli

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