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Lugano

Un Lugano lottatore non basta, il Davos passa alla Cornèr Arena

Nonostante una prova di grande grinta e cuore i bianconeri devono cedere ai gialloblù. I grigionesi hanno fatto la differenza con la maggior qualità offensiva

Un Lugano lottatore non basta, il Davos passa alla Cornèr Arena

LUGANO – DAVOS

1-3

(1-1, 0-1, 0-1)

Reti: 14’04 Schmutz (Heinen, Knak) 0-1, 15’36 Boedker (Fazzini, Alatalo) 1-1, 35’20 Ambühl (Bromé, Barandun) 1-2, 41’11 Ambühl (Egli, Corvi) 1-3

Note: Corner Arena, 4’938 spettatori
Arbitri: Lemelin, Kaukokari; Wolf, Stalder
Penalità: Lugano 2×2′, Davos 4×2′

Assenti: Romain LoeffelDaniel CarrTroy JosephsNiklas SchlegelRaphael HerburgerAlessio Bertaggia (infortunati), Leland IrvingNicolò Ugazzi (sovrannumero), Julian Walker (squalificato)

LUGANO – In attesa di inserire Libor Hudacek nel motore – in arrivo all’inizio di settimana prossima – i bianconeri contro il Davos avevano il compito di metabolizzare la sconfitta nel derby, con una formazione sempre più ridotta all’osso.

Senza rientri dall’infermeria e con oltretutto Walker squalificato, Chris McSorley ha inserito nel line up anche i giovani Gianluca Cortiana e Gregory Bedolla, modificando la formazione offensiva che ha visto lo scambio tra Morini e Boedker, con l’italiano inserito al fianco di Arcobello e Fazzini, mentre in porta è tornato Fadani dopo il derby casalingo di sabato scorso.

Il compito per i bianconeri non era certo dei più semplici, contro un Davos al gran completo, ma McSorley ha sempre puntato sull’impegno e sulla determinazione, due armi che non sono mancate nelle fondine di Müller e compagni contro i grigionesi, come dimostrato dal piglio con cui sono scesi in pista dal primo cambio.

Un Lugano che ha lavorato tanto e bene, badando soprattutto all’attenzione difensiva e alla protezione dello slot, lasciato spesso pulito da incursioni gialloblù, con nello stesso tempo la missione di cercare di provocare gli errori nella squadra di Wohlwend.

Questo gioco volutamente incentrato al sodo ha limitato la velocità dei grigionesi, che già all’entrata della metà pista avversaria sentivano una gran pressione e si sono sempre trovati davanti un gran numero di bianconeri pronti a bloccare dischi e uomini in incursione.

Dall’altra parte il Davos ha atteso sornione anche lui qualche errore dei padroni di casa, punendo con cinismo soprattutto su quel cambio volante mancato dal Lugano, con Schmutz abile finalizzatore.

Trovato il pareggio subito dopo il Lugano non ha smesso di lottare e mostrarsi disposto a buttare fuori un bel po’ di sudore ma, vuoi l’attenzione sul gioco difensivo e vuoi le limitate qualità offensive del momento, la squadra di casa è stata realmente pericolosa a pochi metri da Aeschlimann solo a fiammate, nonostante abbia sfiorato la rete sia in power play che a cinque contro cinque con una traversa clamorosa di Arcobello nel secondo periodo.

Difficilmente però il Lugano avrebbe potuto mantenere tale ritmo di intensità a lungo contro una squadra impostata sul pattinaggio e lo scorrere del disco e questo lo si è notato nel terzo periodo, quando a corto di fiato i bianconeri hanno cominciato a faticare ad uscire dal proprio slot – come già la rete del 1-3 di Ambühl aveva fatto intuire – e i grigionesi facevano girare il puck attorno al terzo per far perdere i riferimenti.

Semmai qualche rimpianto il Lugano deve averlo per quei power play del terzo periodo che gli avrebbe permesso di rientrare in partita perlomeno a punteggio, ma che i bianconeri hanno giocato in maniera prevedibile e imprecisa.

Sulla prestazione di gruppo e sulla determinazione messe in pista il Lugano ha poco o nulla da rimproverarsi, lo sforzo è stato notevole anche il giorno dopo il derby, e la compattezza difensiva ha fatto sudare diverse camicie al Davos finché le gambe hanno tenuto, salvo far crollare la struttura ma solo in poche occasioni nonostante tutto.

È un weekend da zero punti quello del Lugano, cosa che decisamente non può fare contenti, ma dell’intensità messa in pista e la voglia di lottare Chris McSorley può esserne felice, anche se la consolazione pare di poco conto. E se sembra poco ai più, per un allenatore con tali difficoltà nello stendere un line up è già moltissimo


IL PROTAGONISTA

Andres Ambühl: Classe, classe e ancora classe. Alla veneranda età di 38 anni il capitano grigionese è stato l’uomo decisivo contro il Lugano con la sua doppietta e ha macinato gioco per tutto l’incontro. La visione di gioco sopraffina ha spesso mandato fuori giri la difesa bianconera, mentre lui è uscito dal ghiaccio quasi senza faticare. Eterno.


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HIGHLIGHTS

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