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Interviste

McSorley: “Il Lugano ha preso delle decisioni coraggiose, si vuole crescere con costanza”

Prime parole in bianconero per il coach: “Uno dei mantra sarà quello di giocare diretti sulla porta e creare le proprie opportunità. Per vincere devi andare nelle zone più difficili ed il Lugano ha le pedine per giocare in questa maniera”

LUGANO – Nel giardino di Villa Sassa il canadese Chris McSorley si presenta alla stampa sorridente come non mai. Il suo arrivo a Lugano è stato a lungo speculato ed ora è finalmente realtà, e per un personaggio carismatico come lui la sfida che si prospetta è di quelle importanti.

“Quello che ho preso con il Lugano non è un piccolo impegno, ma uno che richiede anima e cuore”, ha affermato McSorley. “Ciò che apprezzo di questo club è che, anche se l’obiettivo primario è quello di vincere, c’è anche un accento sullo sviluppo dei giovani, ed in questo senso parlano i vari investimenti fatti a livello giovanile. Il DNA del club deve iniziare dai primi piani della piramide, ed attualmente vedo un’ottima base su cui lavorare. Sono state fatte delle decisioni molto coraggiose nel roster, perché si vuole migliorare sin da subito, ma non perderemo la direzione a causa di obiettivi a corto termine”.

Dopo la fine dell’avventura a Ginevra non ti sei preso una pausa molto lunga…
“Allenare è la mia passione. In passato ho dovuto ricoprire ruoli diversi semplicemente per motivi legati al budget, ma qui tutti i pezzi sono già al loro posto in termini organizzativi ed amministrativi. Posso dunque aggiungermi al puzzle ed assumere il mio ruolo di coach senza interruzioni, ed ho subito capito che si trattava di un’opportunità unica”.

Si diceva che tu avessi un file per ogni giocatore della lega quando allenavi il Ginevra, il tuo database è ancora aggiornato?
“Certo! Fa parte della mia strategia come allenatore. È come essere un generale, sarebbe una follia condurre le tue truppe in guerra senza conoscere gli avversari. Valuto sempre le altre squadre, ed è per questo che quando venivo a Lugano le partite duravano tantissimo, perché i bianconeri erano più talentuosi ed era mio compito trasformare il match in una sfida lunga e tesa. Se però ti ritrovi con una squadra migliore del tuo avversario, ecco che allora vuoi una partita più veloce e ritmata. La cosa più difficile nell’affrontare i bianconeri in casa loro era annullare l’effetto del pubblico, mentre ora – sperando di tornare alla normalità – sarò molto felice di avere il loro sostegno”.

Dall’ultima volta che hai allenato ci sono diversi nuovi arbitri, ritroveremo in panchina il McSorley focoso che tutti conosciamo?
“(Ride, ndr). Diciamo che a volte il mito supera quella che è la verità. In realtà vado molto d’accordo con gli arbitri a livello personale, e se l’ultimo Mondiale non fosse stato annullato era in programma che i parlassi ai direttori di gara prima dell’inizio del torneo. Diciamo che sono odiati da tanti, ma sono imprescindibili per il nostro sport. Sicuramente la mia fama me la sono guadagnata, ma non è qualcosa che faccio di proposito. Come allenatore sei responsabile anche di indurre gli arbitri nel prendere delle decisioni a tuo favore, ma ora ho i fans del Lugano che possono fare questo lavoro per me!”.

Le tue squadre sono sempre state molto fisiche e andavano dirette alla porta, mentre a Lugano negli ultimi anni si è puntato maggiormente su velocità e tecnica… Ora che direzione si prenderà?
“Dal punto di vista della gestione dei giocatori bisogna essere onesti, la cultura è cambiata e dunque lo stesso deve fare il mio modo di lavorare. Se non si cresce assieme alla società è facile essere lasciati indietro… Questo non impedisce di essere un coach esigente, ma si deve essere pronti a rispondere delle proprie decisioni… I giovani devono sapere il perché di un certo modo di lavorare, non si può semplicemente ordinare loro di fare determinate cose senza spiegazioni. Se guardiamo alle squadre che oggi hanno successo, come ad esempio lo Zugo, vediamo che giocano in maniera molto diretta… L’hockey moderno è decisamente north-south, ed io sono sempre stato un allenatore con questa filosofia. Uno dei mantra del nostro club sarà quello di andare diretti sulla porta e creare le proprie opportunità. Non giocheremo lungo le balaustre ma saremo sempre nelle zone calde, e questa è una cosa che i leader sicuramente capiranno… Per vincere devi andare nelle zone più difficili del ghiaccio. Il Lugano ha le pedine per giocare in questa maniera”.

La durata del tuo accordo lascia inoltre intendere la volontà di costruire assieme…
“Il termine del mio contratto è di tre anni, e per questo c’è una ragione. Sicuramente abbiamo un obiettivo – che richiederà anche una certa pazienza – ma ciò che il club vuole è vedere dei passi avanti ogni anno. Domenichelli ha preso alcune decisioni coraggiose in termini contrattuali, ed ha lasciato dei buchi da riempire nella rosa, dando maggiori stimoli ai giovani ma tenendo aperte le possibilità di ingaggiare nuovi giocatori di livello. Il Lugano non vuole vedere mediocrità oppure uno status quo rispetto alle condizioni attuali, e l’organizzazione ha compiuto delle decisioni molto aggressive”.

Hai già determinato chi saranno i tuoi assistenti?
“Tante cose sono successe nell’ultima settimana, e sono sicuro che la casella postale di Domenichelli sarà piena di proposte, ma non è una cosa che sinora abbiamo discusso. Avremo tante discussioni nei prossimi giorni perché quelle sono posizioni molto importanti, ma sinora non è stata presa alcuna decisione”.

Sei inoltre coinvolto in un importante progetto a Sierre, continuerai a seguirlo anche ora che sei alla guida del Lugano?
“Sicuramente sì, ma bisogna sottolineare che non c’è alcun conflitto d’interesse. Con il Lugano non vediamo alcun problema perché si tratta principalmente di un progetto che riguarda l’arena ed è molto a lungo termine. Ci lavorano diversi esperti edilizi e per me è qualcosa che diventerà – spero – più concreto in futuro, ma non rappresenterà assolutamente una distrazione nella mia abilità di fare al 100% il mio lavoro qui”.

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