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Interviste

Mantegazza: “Ci vogliono anni per costruire una squadra, è la strada per tornare in alto”

La presidente dopo l’eliminazione: “Mi piace l’esempio del Rapperswil, che non spende troppo ma è nei piani alti. Non possiamo spendere come fanno alcune squadre in Svizzera interna, il Ticino è una realtà più piccola”

LUGANO – Nonostante per lunghi tratti della serie il Lugano se la sia giocata perlomeno alla pari con i campioni svizzeri, alla fine lo Zugo si è guadagnato con un comodo 4-0 il passaggio alle semifinali, un traguardo che i bianconeri non raggiungono ormai da quattro anni.

“È stata una serie frustrante”, riassume in poche parole la presidente Vicky Mantegazza. “Giocare bene come abbiamo fatto nelle prime tre partite e non riuscire a vincerne neanche una è stato davvero frustrante. Questo però ci dimostra che ci siamo, anche se rimane molto lavoro da fare. A partire da domani ci rialzeremo e ricominceremo a lavorare duro in vista della prossima stagione”.

Nonostante l’esito negativo, questa serie vi ha confermato che il vostro progetto è quello giusto?
“Sì, sono sicura che sia quello giusto e a questo proposito voglio anche ringraziare la tifoseria, la piazza di Lugano e anche voi media, che quest’anno non ci avete messo sotto pressione quando le cose non andavano così bene, permettendoci finalmente di poter continuare a lavorare a questo nostro progetto. Lo Zugo è arrivato dove si trova oggi dopo quattro anni di duro lavoro e ora raccolgono i frutti. Ci vogliono anni per costruire una squadra, quindi noi andiamo avanti per la nostra strada, cercando di riportare il Lugano in alto”.

Questa serie può essere stata utile per mostrarvi cosa ancora vi manca per arrivare ad essere una squadra di punta. Pensi che nei prossimi anni il Lugano potrà avvicinarsi allo Zugo?
“Me lo auguro, perché stiamo davvero lavorando in quella direzione. Siamo comunque un bel gruppo, anche se chiaramente ci manca ancora qualcosa. Analizzeremo cosa ci manca e cercheremo di colmare questo gap. L’hockey di oggi non è però più quello di un tempo, ci sono molte squadre forti e tanti piccoli dettagli fanno la differenza. Noi per esempio in questa serie ci siamo ritrovati davanti un muro di nome Genoni, che ha vinto ovunque sia andato. Chiaramente avere un portiere di quella caratura è qualcosa che aiuta molto la squadra”.

Per arrivare dov’è ora, lo Zugo ha pure investito molto a livello finanziario. Il Lugano può avvicinarsi anche su questo piano o per vincere dovrà trovare altre soluzioni?
“In questo momento mi piace guardare l’esempio del Rapperswil, una squadra che comunque spende di meno, eppure guardate dov’è. Questa stagione è stata costantemente nei piani alti della classifica e adesso è avanti 3-1 nella serie contro il Davos. Non hanno in rosa chissà quali fenomeni, a parte due o tre giocatori che possono fare la differenza. Non sempre la squadra più forte sulla carta vince, quindi ci credo. Chiaramente noi non possiamo spendere come fanno alcune squadre in Svizzera interna, soprattutto in questo momento post pandemia e in generale con tutto quello che sta succedendo. Il Ticino è una realtà molto più piccola e cerchiamo di sopravvivere”.

Sei soddisfatta del pubblico di questa stagione?
“Il pubblico in questo post season – sia nei pre-playoff che in questa serie contro lo Zugo – è stato eccezionale, si è rivelato veramente la nostra quinta linea. Contro il Ginevra ci ha davvero dato una spinta in più che ci ha permesso di passare il turno. Spero di rivederli così numerosi anche l’anno prossimo, perché in regular season invece l’affluenza non è stata delle migliori”.

Cosa si può fare per riportare più tifosi alla pista?
“Stiamo cercando di trovare delle soluzioni, di provare ad offrire di più con la pista che abbiamo, perché chiaramente al giorno d’oggi in Svizzera ci sono infrastrutture molto più all’avanguardia. Cercheremo di inventarci qualcosa affinché la gente possa divertirsi, creare ambiente e venire a vedere le nostre partite. Chiaramente poi se vinci è tutto più facile”.

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