LUGANO – Eliminato seccamente dallo Zugo nei quarti di finale, il Lugano ha perso sul più bello il rendimento di alcuni attaccanti più attesi come Daniel Carr e Luca Fazzini, ma ha potuto godersi il miglior Mark Arcobello da quando veste la maglia bianconera.
Tra le conferme di ingaggi fondamentali come quelli di Mirco Müller e Santeri Alatalo, ci sono state l’esplosione di Calvin Thürkauf e le sorprese di Troy Josephs e Yves Stoffel. La squadra di McSorley ha però pagato a lungo una coperta corta in attacco che in futuro andrà aggiustata con innesti mirati.
PORTIERI
Niklas Schlegel: (24 GP, 91.3% SVS, 2.55 GAA – 6 GP, 89.6% SV, 3.85 GAA): Nella regular season ha ancora dimostrato la sua grande importanza, misurata durante le sue due lunghe assenze e ai due rientri, quando la squadra poteva praticamente cambiare maniera di giocare per la sicurezza che infonde ai compagni. Dopo il secondo infortunio però non è sembrato arrivare ai suoi massimi livelli e dopo un bel preplayoff contro il Ginevra ha perso piuttosto nettamente la sfida interna contro Leonardo Genoni nei quarti di finale. Contro lo Zugo ha mostrato alcune incertezze, ma soprattutto non è mai riuscito a compiere la parata che normalmente vale quanto una rete. Rimane il numero uno in bianconero, ma su quella serie contro i campioni svizzeri andrà fatta perlomeno una piccola riflessione.
Thibault Fatton: (18 GP, 90.1% SV, 2.97 GAA – 1 GP, 80% SV, 3.13 GAA): Nessuno alla sua età in National League ha dovuto sobbarcarsi tanto lavoro e pressione, ma a parte qualche sbavatura o delle incertezze naturali per l’inesperienza non ha sfigurato. Di Elvis Merzlikins ne nasce uno ogni quarant’anni (se va bene), e di paragoni impropri ne sono stati fatti troppi, ma il talento è indubbio e questa stagione va vista come un periodo di crescita fuori dal normale per il giurassiano, su cui il Lugano potrà sicuramente puntare nel futuro.
Davide Fadani: (5 GP, 87.1% SV, 3.97 GAA): L’esordio da titolare da sogno in un derby vinto poteva lanciare alla grande l’italiano, che però ha dovuto fare i conti con la concorrenza di Fatton e infine con un brutto infortunio. Ha i mezzi e il carattere per arrivare a ottimi livelli, ma sarà da capire come il Lugano gestirà il futuro dei suoi portieri, perché a un certo punto andranno fatte delle scelte difficili.
Leland Irving: (7 GP, 87.9% SV, 3.3 GAA): Arrivato come un “cerotto” per non affibbiare troppa pressione ai giovani, il canadese non ha mai convinto, con uno stile quantomeno particolare e non sufficientemente solido. Nelle sette partite disputate con Irving in porta il Lugano ha trovato solo due vittorie, contro Ajoie e Langnau.
Juho Markkanen: (3 GP, 92.2% SV, 4,25 GAA): Una buona intuizione di Domenichelli per la licenza svizzera, il figlio d’arte ha giocato solo tre partite ma ha mostrato di avere un’ottima tecnica di base.
DIFENSORI
Santeri Alatalo: (56 GP, 7 gol, 37 assist, -3): Sul piano personale (quinto tra i difensori di NL, secondo per assist) ha disputato la miglior stagione della sua carriera, come apporto alla squadra si è rivelato indispensabile come fonte di gioco e regista dalle retrovie, confermandosi come uno dei migliori pattinatori del campionato. Capace di prendersi grandi responsabilità in ogni situazione, il 31enne ha fatto un ulteriore passo avanti nella sua carriera sul piano della personalità, peccato solo per alcune sbavature mostrate sul finale e qualche penalità evitabile per un uomo della sua esperienza, ma la stagione dell’ex Zugo è da considerarsi come ampiamente positiva.
Romain Loeffel: (39 GP, 9 gol, 14 assist, +14): Nelle sue quattro stagioni a Lugano solo a sprazzi si è visto il miglior Loeffel, quello che faceva faville a Ginevra proprio agli ordini di McSorley. Per molte settimane anche in questa stagione è stato importantissimo per l’apporto offensivo e l’equilibrio trovato al fianco di Müller, ma il suo rendimento in generale è stato di nuovo troppo altalenante e “umorale” per considerarsi indispensabile, condito da lunghi periodi in cui è stato letteralmente irritante per la banalità degli errori. Nel complesso ha saputo lasciare il segno a Lugano, ma ha pagato a lungo l’incostanza cronica e specialmente negli ultimi playoff si è sciolto come neve al sole.
Mirco Müller: (54 GP, 3 gol, 15 assist, 0): Un vero e proprio totem difensivo ma non solo. La solidità, la calma e la pulizia ne fanno probabilmente il miglior difensore di pura copertura di tutta la National League e in quanto a leadership ha portato la squadra a fare un passo avanti anche su quel livello. Impressionante per come riesca ad uscire con il disco da situazioni intricate e molto trafficate e la semplicità nel trovare sempre la soluzione più sicura per smistare il puck si è rivelata importantissima anche nella costruzione dell’azione offensiva in uscita dal terzo. Il Lugano cercava a distanza di anni “l’erede” di Philippe Furrer tra i difensori svizzeri, in Müller ha trovato qualcuno di un altro livello ancora.
Elia Riva: (50 GP, 2 gol, 11 assist, +6): La discussione autunnale sul suo rinnovo non ha intaccato le prestazioni, che anzi hanno visto un incremento di personalità ed efficacia nelle partite del 24enne. Con il passare degli anni si sta rivelando un ottimo all-rounder piuttosto equilibrato ed affidabile, forse meno presente in fase offensiva rispetto al passato ma comunque in grado di aggiungersi all’attacco quando si avvicina alla porta e di garantire la necessaria affidabilità in retrovia. Fondamentale il fatto che il Lugano lo abbia convinto a sottoscrivere un rinnovo contrattuale.
Samuel Guerra: (44 GP, 0 gol, 7 assist, +2): Un rendimento molto altalenante lo ha “relegato” in un ruolo di secondo piano nella difesa bianconera e qualche errore banale soprattutto quando si è permesso delle discese un po’ troppo coraggiose ne ha minato la sua affidabilità. Verso il finale di stagione ha mostrato una crescita sul piano della solidità disputando soprattutto due eccellenti partite nel preplayoff contro il Ginevra, ma in futuro sarà chiamato a proporre quei livelli per molto più tempo.
Bernd Wolf: (57 GP, 1 gol, 2 assist, -9): Il coraggio e la personalità non gli mancano di certo, ma deve riuscire a trovare il giusto equilibrio tra solidità prettamente difensiva e spunti in attacco. Ha ottime capacità nel liberarsi delle marcature avversarie, ma la troppa confidenza lo ha portato a commettere qualche errore di troppo nella gestione del disco, in particolare negli ultimi due mesi di campionato in cui è apparso decisamente poco lucido. Deve ritrovare calma e pulizia, poi potrà tornare a sfruttare la sua capacità di adattamento a qualunque compagno e situazione.
Alessandro Chiesa: (58 GP, 0 gol, 2 assist, +3): Voleva lasciare l’hockey giocato ancora ad alti livelli e il colpo di coda dell’ultima stagione ne ha esaudito il desiderio. L’ex capitano e numero 27 bianconero ha disputato una regular season di grande affidabilità, e nei playoff è stato l’ultimo a mollare nonché il primo a lanciarsi nella lotta, esattamente come fatto per tutta la sua carriera. Ora trasmetterà la sua passione ai più giovani, mentre sul ghiaccio e nello spogliatoio sarà comunque difficile da sostituire.
Matteo Nodari: (28 GP, 1 gol, 8 assist, -11): Voluto da Hnat Domenichelli in ritorno da Losanna, in bianconero non ha mai convinto, finché si è trovata la soluzione di Kloten. Il ritmo della National League unito a uno stile di gioco dispendioso nel Lugano hanno praticamente fatto selezione.
Alessandro Villa: (13 GP, 0 gol, 0 assist, -2): Per quanto visto sul ghiaccio è quello che tra i giovani difensori bianconeri ha le maggiori possibilità di ritagliarsi un ruolo importante in futuro. La prossima stagione è chiamato a sgomitare per farsi spazio.
Nicolò Ugazzi, Jari Näser: Non giudicabili, bisogna capire quanto il Lugano voglia puntare su di loro in futuro.
ATTACCANTI
Mark Arcobello: (58 GP, 24 gol, 32 assist, -7): Ha iniziato con passo lento per accelerare in maniera progressiva e continua, tanto che da Natale via si è visto l’Arcobello dei tempi migliori, quello che a Lugano non si era ancora palesato. Indispensabile per visione di gioco, rendimento sotto porta e impatto a tutta pista, per la terza volta in sei stagioni in National League ha superato le quote dei 50 punti e delle 20 reti in regular season, distribuendo la sua classica trentina di assist, molti dei quali di grande classe, confermandosi tra i centri top del campionato. Anche nei playoff è stato tra chi ha avuto il rendimento più efficace e in generale si è confermato il miglior giocatore del Lugano sull’arco dell’intera stagione.
Alessio Bertaggia: (53 GP, 9 gol, 15 assist, -5): Il Lugano ha deciso di non rinnovare il figlio d’arte dopo otto stagioni in bianconero, adducendo la volontà di un cambio attorno agli attaccanti svizzeri che si trovano tra top six e terze linee creando ruoli ben definiti. Bertaggia ha ancora mostrato la sua grande volontà a ogni cambio, accettando con la consueta professionalità ogni ruolo assegnatogli, ma questo raramente si è tramutato in qualità, troppi errori banali hanno caratterizzato la sua stagione fino all’ultimo creando anche un certo disordine nel gioco. Ha sempre trovato discreti o anche buoni bottini di punti, ma nel suo ruolo occorreva un cambio di passo.
Mikkel Boedker: (44 GP, 4 gol, 20 assist, -4): Dopo la prima poco convincente stagione, chiusa comunque con un numero di punti notevole, si sperava che l’attaccante danese potesse finalmente confermare le qualità che gli avevano permesso di giocare centinaia di partite in NHL. Invece la seconda stagione in bianconero si è tramutata in un baratro, con Boedker ormai relegato al ruolo di ala da terza linea tutto fare e da straniero in sovrannumero in inverno e dopo la regular season. Il 31enne ha inoltre stabilito il record poco lusinghiero di trenta partite senza segnare una sola rete, cosa inconcepibile per qualunque attaccante di un certo livello, figuriamoci per chi occupa la sua posizione nella rosa. Arrivato con le speranze di essere un top del campionato giustificate dal curriculum, si è trasformato invece in uno dei più grandi flop del Lugano degli ultimi anni.
Daniel Carr: (35 GP, 18 gol, 13 assist, +14): Non è stata una regular season facile quella dell’attaccante canadese, prima alle prese con le commozioni cerebrali e poi con l’infezione da Covid. Anche se debilitato però il suo impatto è stato comunque indispensabile e a volte devastante, confermandosi come leader, scorer regolare e lavoratore affidabile e intelligente, indispensabile per “l’output” offensivo dei bianconeri. Con Calvin Thürkauf ha formato una coppia micidiale, di grande intesa e complementare, trovando diversi punti con la diretta complicità del compagno, fino a un postseason però deludente. Partito bene contro il Ginevra è gradualmente calato in efficacia e impatto generale contro lo Zugo, andando a secco nelle quattro partite e non riuscendo a dare alla sfida la sterzata giusta anche sul piano fisico.
Luca Fazzini: (57 GP, 18 gol, 26 assist, -6): La sua regular season è stata caratterizzata da un eccellente bottino di punti, e per lunghi periodi ha mantenuto un ruolino di marcia impressionante soprattutto in power play. A cinque contro cinque ha fatto più fatica a trovare la via della rete a scadenze regolari ma per molti mesi ha dato un contributo altissimo anche in termini di lavoro a tutta pista dimostrando di essere cresciuto in molti aspetti del gioco. Peccato che negli ultimi due mesi sia calato gradualmente trovandosi spesso fuori dal gioco, restando nell’ombra per l’ultima parte di regular season e nelle sfide contro Ginevra e Zugo, dove proprio contro i tori le sue capacità in power play – va detto che un infortunio alla mano lo ha frenato nella serie – avrebbero potuto fare la differenza. Il prossimo passo dovrà portarlo ad essere decisivo su tutto l’arco della stagione senza questi grossi buchi.
Raphael Herburger: (51 GP, 5 gol, 14 assist, -4): L’attaccante austriaco è dotato di mani molto raffinate, visione di gioco e senso della posizione, ma ancora oggi dà l’impressione di essere un eterno incompiuto. Sembra avere tutti i mezzi per proporre un rendimento anche a livello di punti più decisivo e regolare, ma è frenato da un gioco fisico troppo leggero e una capacità di tiro sotto la media per un attaccante di National League. Rimane un giocatore prezioso in terza linea per le sue capacità di gestione del disco e un discreto centro agli ingaggi (soprattutto in zona difensiva) ma manca sempre qualcosa per fare quel salto di qualità definitivo che gli avrebbe aperto le porte a ruoli più importanti.
Troy Josephs: (40 GP, 14 gol, 12 assist, +2): Per il rendimento qualità/prezzo l’attaccante proveniente dal Visp è sicuramente da considerarsi una scommessa vinta. Bisogna però anche essere onesti nell’affermare che in un pacchetto di quattro stranieri, un rendimento incostante ai livelli di punta (soprattutto se non schierato in linea con dei top) ha comunque privato qualcosina di importante al Lugano rispetto agli avversari migliori. Con l’aumento del numero di stranieri schierabili il suo ruolo assumerà però ancora maggiore importanza, e per quanto riguarda le capacità tecniche, fisiche e di pattinaggio ha dimostrato di reggere alla grande il livello di National League al contrario della quasi totalità di chi come lui ha fatto il salto dalla lega cadetta, meritandosi uno spazio importante in squadra con un ruolo ben definito.
Giovanni Morini: (58 GP, 14 gol, 12 assist, -1): Non solo è stata la miglior stagione dell’italiano sul piano dei punti, ma nel rendimento globale e di apporto a tutta la squadra, Giovanni Morini è stato uno dei migliori giocatori in assoluto tra i bianconeri dalla prima all’ultima giornata. Capace di assumere ruoli da top six affiancando Arcobello in prima linea, sia sacrificandosi anche nel quarto blocco quando c’era da sopperire all’assenza di Julian Walker, il numero 23 è uno di quegli attaccanti che grazie al senso del gioco e del lavoro sa ricoprire qualsiasi posizione nel line up offensivo. Chris McSorley ha subito capito l’importanza di Morini nella rosa, affidandosi a lui per qualunque evenienza.
Yves Stoffel: (57 GP, 0 gol, 7 assist, -8): Sconosciuto al suo arrivo a Lugano, il giovane attaccante proveniente dall’EVZ Academy ha mostrato di avere i numeri per ritagliarsi uno spazio importante. Ancora leggero fisicamente ma dotato di grande velocità di pattinaggio e mani nobili, il 21enne è stato uno dei giocatori che ha sempre mostrato più ordine e pulizia nei suoi cambi, senza mai perdere il suo posto in quarta linea se non per completare il primo blocco durante le assenze di ottobre con grande personalità. Peccato solo non abbia mai trovato la via della rete, ma il potenziale del numero 9 è piuttosto elevato e ancora tutto da scoprire.
Calvin Thürkauf: (56 GP, 17 gol, 22 assist, +14): Il bottino di 17 reti e 22 assist potrebbe già parlare da solo per chi la scorsa stagione era addirittura finito in tribuna con la maglia dello Zugo, ma l’apporto di Thürkauf al Lugano è stato impressionante anche in termini di lavoro fisico, potenza e intelligenza tattica. Il 24enne si è trasformato in un power forward moderno e capace di ricoprire qualsiasi ruolo con un rendimento continuo e di grande impatto, difficilissimo da fermare a ghiaccio aperto. In coppia con Daniel Carr ha formato un duo complementare e di grande intesa, capace di segnare una notevole quantità di punti, ma in generale l’ex Columbus si è rivelato come uno dei fulcri principali del gioco del Lugano.
Julian Walker: (50 GP, 4 gol, 3 assist, -4): Se utilizzato per il ruolo che meglio sa ricoprire è ancora un tassello molto importante del Lugano. In una quarta linea ancora leggera risulta indispensabile per le doti da forechecker e di pattinaggio e i suoi chilogrammi sono mancati moltissimo nei quarti contro lo Zugo. Nel tempo si è adattato naturalmente alla sua posizione, e nonostante gli anni passino l’esplosività non sembra mancare.
Justin Abdelkader: (12 GP, 2 gol, 4 assist, +5): È stato il colpo giusto al momento giusto per dare ruvidità ed esperienza al Lugano in vista dei playoff. Costantemente tra i migliori dalle sfide con il Ginevra a quelle con lo Zugo poteva rivelarsi un asso importante, ma da solo poco ha potuto, nonostante abbia dimostrato di poter fare ancora la differenza nel contesto dei playoff.
Loic Vedova: (48 GP, 3 gol, 1 assist, -9): Ha carattere e voglia di lottare, il fisico però lo frena in un contesto da National League. Rimane un buon jolly, anche perché le mani sono discrete e sa dare tutto ad ogni cambio, ma anche per il bottom six mancano chilogrammi e tenuta sulla distanza.
Tim Traber: (58 GP, 5 gol, 2 assist, -8): Il fisico c’è, il pattinaggio pure, ma mancano tremendamente senso tattico ed equilibrio quando scende sul ghiaccio. Altamente professionale e sempre pronto anche quando utilizzato poco, soprattutto in box play, ha però evidenti limiti tecnici che in una squadra più completa lo possono portare al massimo a un posto tra la quarta linea e quello da tredicesimo attaccante.
Libor Hudacek: (10 GP, 8 gol, 0 assist, -2): Cecchino letale, quando era in serata andava a segno con il primo tiro in porta, ma è stato subito evidente che a McSorley non è mai piaciuto come soluzione di ripiego, per la sua scarsa predisposizione al lavoro di squadra e a una certa anarchia tattica. Gestito meglio poteva rivelarsi utile, anche se caratterialmente non era certo dei più facili.
Shane Prince: (7 GP, 2 gol, 4 assist, -4): Ha esordito con un gol dopo 16 secondi contro il Rapperswil e 6 punti in due partite, poi è sparito fino a quando ha sprecato l’inverosimile in Gara 1 dei quarti a Zugo, tornando infine rapidamente nei ranghi. Un po’ lo specchio di una carriera fatta di grandi promesse non mantenute.
Yannick Herren: (13 GP, 2 gol, 3 assist, -1): Quasi sempre ai box dal suo arrivo a Lugano, ha mostrato di avere ancora una buona predisposizione offensiva, ma non ha mai avuto costanza nemmeno di cambio in cambio. Fosse recuperato pienamente potrebbe rivelarsi ancora una scommessa interessante per allungare la coperta, ma il santo varrebbe la candela?
Evan Tschumi: (20 GP, 0 gol, 0 assist, -5): Si è sempre fatto trovare pronto e ha messo assieme anche una manciata di partite discrete, ma è chiaro che non ha i mezzi necessari per trovare spazio in National League all’infuori di un ruolo da tappa buchi di emergenza in quarta linea.
Timo Haussener: (11 GP, 0 gol, o assist, -1): Per un po’ si è puntato il dito contro gli allenatori, ma ormai bisogna anche tenere conto che ha 25 anni, e a quell’età non si può più vivere di sole promesse. Un peccato perché il potenziale c’era.
Riccardo Werder: (6 GP, 0 gol, 0 assist, -1): Può crescere per diventare un giocatore interessante per il bottom six, il fisico e la voglia di utilizzarlo non mancano, occorre però lavorare sulla testa e limare il focoso carattere. Il tempo per farlo c’è ancora.
Nelson Chiquet, Gianluca Cortiana, Gregory Bedolla: Non giudicabili.