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Lugano

A Rapperswil il Lugano trova la sua strage di San Valentino

RAPPERSWIL – LUGANO

4-2

(2-0, 1-0, 1-2)

Reti: 2’15 Thibaudeau (Walsky, Geyer) 1-0, 4’35 Jordy Murray (Walser, Johansson) 2-0, 34’26 Jordy Murray (Persson) 3-0, 48’56 Berger (Fransson, Hürlimann) 4-0, 49’24 Hirschi (Simek, Fazzini) 4-1, 57’51 Brunner (Pettersson, Klasen) 4-2

Note: Diners Club Arena, 3’995 spettatori. Arbitri Eichmann, Koch; Dumoulin, Tscherrig
Penalità: Rapperswil 10×2′, Lugano 12×2′ + 1×10′

RAPPERSWIL – Datemi del tragico, ma aprire l’articolo sulla serata sangallese del Lugano con tale titolo vien fin troppo facile. Niente a che fare con la mafia e Al Capone, ci mancherebbe, ma una serata così disastrosa in casa della cenerentola del campionato nessuno o quasi – credo – se la sarebbe aspettata.

È vero, negli ultimi anni il Lugano ci aveva abituato a clamorose scoppole in casa del Langnau di turno, e la Diners Club Arena di Rapperswil è diventata a sua volta terra di sonori sberloni o di fatiche ercoleane. Nulla di tutto ciò vuole comunque giustificare una prestazione tanto disarmante come quella del Lugano visto nei primi 30-40 minuti, capace di cancellare tutto il buono visto nella sfida del giorno precedente contro il Davos.

Un Lugano presentatosi a Rapperswil con la medesima formazione che ha battuto i grigionesi, con l’eccezione del ritorno in porta di Merzlikins, ma che ha mostrato tutto un altro atteggiamento al cospetto di un avversario di caratura nettamente inferiore ma che ama esaltarsi contro le “grandi” che sottovalutano la voglia di far bene degli uomini di Eldebrink.

I primissimi secondi hanno illuso un po’ tutti, con Pettersson e compagni scesi in pista con un piglio autoritario che si è sgretolato sui primi due tiri e conseguenti gol di Thibaudeau e Jordy Murray, e che è diventato un “potrei ma non voglio” persino arrogante.

Pochissime le occasioni sul fronte offensivo, moltissimi gli errori in zona neutra con conseguenti penalità di frustrazione, troppi i turn over “assassini”, e se ci si mette pure una serata decisamente poco brillante di Merzlikins il quadro da disastro totale è servito.

Per i primi due tempi si è visto il peggior Lugano della stagione, soprattutto sul piano dell’atteggiamento nei confronti dell’avversario, e a Persson e compagni non sembrava vero di poter contare su cotanta grazia, permettendo anche ai numerosi ex – Murray e Walsky su tutti – di prendersi qualche piccola rivincita personale.

Il 3-0 maturato nei primi 40’ era tutto fuorché opera del caso, perché vanno anche riconosciuti i meriti dei Lakers, che a differenza dei bianconeri hanno onorato l’impegno fino in fondo.

Da salvare resta la reazione del terzo conclusivo, non sempre lucida e ordinata, che ha prodotto 2 reti – di Hirschi e Brunner dopo il 4-0 di Nils Berger – e addirittura 24 tiri in porta del Lugano, ma ormai i giochi sembravano fatti, anche perché il citato Brunner si è fatto espellere proprio durante l’ultimo disperato forcing attuato da Fischer.

Brutto, bruttissimo l’atteggiamento del Lugano mostrato nei primi due tempi, voglioso di mostrare la propria forza ma incapace di reagire quando le “piccole” si mettono a pungere. Troppi gli errori individuali, ad immagine della serata buia di Pettersson e Klasen, che hanno regalato una decina di dischi buoni agli avversari di turno appena venivano pressati all’entrata del terzo.

Pure Merzlikins è affondato nella mediocrità generale, facendosi sorprendere su almeno due reti in maniera piuttosto goffa, togliendo al reparto difensivo quella sicurezza di cui aveva disperatamente bisogno.

Vogliamo credere – anzi, ne siamo sicuri – che Patrick Fischer sia il primo a cogliere il campanello di questa prestazione, in cui puntualmente i suoi ragazzi finiscono per abbassare il proprio livello in funzione della classifica dell’avversario, traendone i giusti e doverosi insegnamenti.

Sarò tragico con i titoli, ma voglio anche essere ottimista con le chiusure, credendo che i bianconeri questa sconfitta l’abbiano subita (o meglio, cercata) nel momento paradossalmente migliore.

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