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5 spunti da Lugano: trasparenza, fierezza di un cantone, qualcosa è cambiato, mi chiamo Luca

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Trasparenza, che bella cosa

Un’estate a nascondere la polvere sotto il tappeto, un inizio di campionato a negare certi problemi, poi tutto in colpo l’ammissione delle magagne in tutta la loro completezza, come mai era stato fatto a Lugano e raramente si vede fare in generale nel mondo sportivo.

Il comunicato del club bianconero sulla separazione da Chris McSorley non ha saltato nemmeno un punto dei problemi mettendoli nero su bianco, risparmiando il semplice “è venuta a mancare la fiducia”, ammettendo pure che i metodi di allenamento del coach canadese erano risultati insufficienti.

Hnat Domenichelli nella sua intervista ha ammesso di nuovo quanto successo, non mancando di prendersi le sue responsabilità come direttore sportivo e ammettendo gli errori commessi da club e squadra in questo anno e poco più passato con il canadese in panchina. Chissà che ora, sentendosi tutti un po’ più sollevati, non sia veramente una nuova partenza.

2. La fierezza di un cantone

Tre nomi italofoni, tre cognomi ticinesissimi. Luca Gianinazzi, Luca Cereda e Mattia Croci-Torti sono i tre allenatori delle tre principali squadre sportive del cantone, una primizia mai vista e che, bando alle ipocrisie, ci fa sentire un po’ diversi e anche più orgogliosi verso il resto della Svizzera sportiva.

Con la speranza che questa era duri il più possibile, e se questa cosa è riuscita a farla l’Hockey Club Lugano – tradizionalmente più restio, a dir poco – promovendo Luca Gianinazzi, significa che siamo forse di fronte a qualcosa di nuovo e che renderà il nostro cantone ancora più forte e speciale nel movimento sportivo rossocrociato.

3. Qualcosa è (già) cambiato

Nella serata di sabato Luca Gianinazzi non ha avuto praticamente tempo di impostare la squadra come avrebbe voluto e di parlare a lungo con i giocatori, preparando la partita contro il Davos solo all’ultimo momento.

Qualche cambiamento però c’è già stato e aldilà di un Granlund spostato all’ala, la rete del giovane Marco Zanetti non è stata casuale, vista la fiducia e la sicurezza con la quale il numero 11 – ma pure Gianluca Cortiana come centro della quarta linea – si muoveva in pista. Con il coach della U20 in panchina qualcuno si è subito caricato a mille e ha dimostrato che dandogli fiducia si può ricevere molto in cambio.

4. “Cioè, si sta ribaltando la situazione!”

Forse mai nella storia del Lugano (ma non solo) in occasione di un allontanamento dell’allenatore si era parlato di giocatori che pretendevano allenamenti più duri e intensi. Nel caso di Chris McSorley e il suo staff i senatori della squadra bianconera hanno più volte puntato su questo tasto segnalando il loro malcontento, sfatando per una volta il mito dei giocatori viziati e sfaticati, confermando che perlomeno il gruppo ci teneva a fare qualcosa di buono. Cose turche.

5. “Mi chiamo Luca, ma sono Gianinazzi”

La cosa che ha stupito molti dopo la partita con il Davos è stata la pacatezza con la quale il nuovo coach bianconero si è presentato ai microfoni dei giornalisti. Serietà e ironia, professionalità, idee chiare e lucidità, alla faccia dei suoi anni ancora in fondo (per poco) da ventenne, Luca Gianinazzi ha gestito la situazione alla grande.

E alla domanda sul dualismo o un’ispirazione da Luca Cereda la risposta è stata chiara: “Con il grande rispetto che ho per Cereda e per quello che ho in mente di fare io, non voglio alcun confronto. In comune abbiamo solo il nome”.

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