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Ambrì Piotta

L’Ambrì verso il nuovo anno con il rammarico di un 2014 incompiuto

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AMBRÌ – Il 2014 è stato un anno che è sembrato “scappare via” per l’Ambrì Piotta, dopo le entusiasmanti prestazioni dell’inizio di campionato scorso ed una parabola discendente iniziata a gennaio e che, di fatto, ci ha accompagnati sino all’attuale mese di dicembre.

Bisogna dire che ai biancoblù ne sono davvero successe “di tutti i colori”, a partire dal finale dello scorso campionato con dei playoff opachi e che hanno indotto Pelletier a cambiare radicalmente strategia. Deluso dalla mancanza di impegno di alcuni giocatori che avevano già firmato altrove, il coach ha provato a dare un’impronta più “ruvida” alla sua squadra, elemento che il solo Reichert contro il Friborgo aveva saputo dare.

Il coach e DS aveva così approfittato dell’addio di Noreau per ingaggiare O’Byrne, difensore che avrebbe dovuto portare stabilità e fisicità in difesa… Fattori che sulla carta l’ex Avalanche potrebbe avere nelle corde, ma che non ha mai avuto occasione di evidenziare a causa dell’infortunio. Bisogna però ammettere che le premesse di precampionato e delle sue uniche tre partite di NLA non lasciavano presagire al meglio… Speriamo avrà presto occasione di smentirci.

Al nuovo arrivato Birbaum, a Gautschi e più recentemente a Bouillon sono state così affidate le responsabilità di fornire impulsi dalla retrovia, andando però a generare una sorta di “sovraccarico” delle responsabilità, con nessuno di questi giocatori in grado di assumersi al 100% il ruolo. L’impegno in questo senso non è mai venuto meno, ma Bouillon rappresenta il perfetto esempio di un giocatore a cui è stato chiesto di essere un tipo di difensore che semplicemente non è.

In una retroguardia di medio livello, i punti cardine e le scommesse sono venuti a mancare, pur lasciando spazio a qualche bella sorpresa – come Zgraggen – e all’evoluzione di alcuni elementi, come ad esempio un Chavaillaz più concreto in avanti (tre reti per lui) e capace di far registrare un +4 (miglior bilancio dopo Hall e Steiner, entrambi a +5). Una media di 3.27 reti incassate a partita – terza peggior difesa – hanno però condannato l’Ambrì a faticare anche in match giocati su un buon livello, alla luce anche di un calo statistico tra i pali.

Ai leventinesi è infatti venuta meno una delle armi più potenti dello scorso campionato, ovvero il fatto di poter contare su due portieri potenzialmente titolari, da alternare in maniera vincente. Mentre Zurkirchen ha sfoderato delle buone prestazioni che gli sono valse anche la prima convocazione in carriera in Nazionale, Flückiger non ha mai convinto – se non per alcune partite, ironicamente con la maglia del Ginevra – con la sfortuna e gli infortuni che hanno fatto ancora la loro parte.

Pelletier anche in quel caso si è trovato in affanno, dovendo cercare in più di un’occasione con l’acqua alla gola un portiere che potesse proteggere la sua porta. Dopo i passaggi di Croce, Tobler e Saikkonen, ci si ritrova ora da capo e con diversi punti di domanda per l’immediato futuro. Avere poi il proprio allenatore e DS alla Coppa Spengler in un momento così delicato non è sicuramente il massimo…

Fortunatamente per l’Ambrì, però, c’è chi se la passa in maniera analoga o addirittura peggio. Nonostante una prima parte di torneo difficoltosa e con sole cinque vittorie piene in 33 partite, i biancoblù rimangono agganciati al treno dei playoff, con sette punti di ritardo dal Bienne.

La gratificazione in questo senso è però limitata, visto che la sensazione generale è sempre quella di proseguire sul filo del rasoio e che comunque “qualcosa non quadri”. Fortunatamente alcune certezze sono arrivate, come ad esempio l’incredibile apporto – di punti e di leadership – di Adam Hall e l’ingaggio di elementi interessanti come Lauper, Fuchs e Stucki, che hanno saputo sopperire alle situazioni venutesi a creare con l’infortunio di Pestoni, le difficoltà di inizio stagione di Steiner o la mancanza di concretezza di Dostoinov.

Gli infortuni non hanno chiaramente aiutato la squadra, che ha bisogno di essere al completo e in salute per competere realmente. Dando per scontato l’impatto negativo dell’assenza di Pestoni, anche la bandiera bianca alzata immediatamente da Bianchi non è da sottovalutare, con il numero 20 che aveva costretto a “spezzettare” una terza linea che aveva fatto stravedere la stagione precedente e che si trovava a memoria.

Già detto di un mercato straniero insufficiente in difesa, ha “contribuito” ad un inizio di torneo con il freno a meno tirato anche Keith Aucoin, che solamente da metà novembre è sembrato finalmente uscire dal guscio ed andare a punti con regolarità, permettendo anche a Giroux di ritrovare la rete con maggior frequenza.

A partire dal 22 novembre, infatti, il centro statunitense ha ottenuto almeno un punto in sette delle dieci partite disputate, per un bottino in quel periodo di 11 punti. Lo stesso lasso di tempo ha visto Giroux svegliarsi da un torpore che lo aveva visto andare “in bianco” dall’11 ottobre al 18 novembre, con lo sniper che ha tratto il meglio dal risveglio del compagno ed ha ottenuto dieci reti e tre assist nelle ultime dieci partite.

Di una cosa va però dato atto a questo gruppo, ovvero di non aver mai mollato e di aver sempre cercato di reagire, nonostante siano stati confrontati con un mix letale fatto da diversi infortuni, qualche torto arbitrale di tanto in tanto e diverse “mazzate” al morale al termine di incontri gettati al vento negli ultimi minuti di gioco.

Di conseguenza, se tanto è andato storto ma l’Ambrì è ancora in corsa per i giochi che contano, si deve essere positivi per l’immediato futuro. Ai biancoblù non sono però più concessi altri passi falsi, perchè dal 2 gennaio in avanti ogni punto lasciato ingenuamente per strada potrà essere fatale.

In vista del prossimo campionato bisognerà poi imparare dagli errori più recenti, cercando di effettuare i giusti rinnovi in prospettiva e lasciare invece partire chi non ha più molto da dare. I leventinesi hanno ribadito di poter dare il meglio solo ed esclusivamente giocando con esuberanza ed emozioni, ed è questo tipo di giocatori che dovranno vestire la maglia biancoblù in futuro.

L’Ambrì Piotta si lascia dunque alle spalle un 2014 “incompiuto” e contraddistinto da qualche rammarico di troppo, ma che deve essere analizzato a fondo ed i cui insegnamenti devono rappresentare una preziosa base per costruire il futuro.

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