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Il Lugano domina lo Zugo, ma esce sconfitto dalla Resega

I bianconeri, spettacolari e asfissianti per gran parte del match, hanno pagato pegno per le occasioni sprecate. Lo Zugo passa con cinismo anche grazie al power play

Il Lugano domina lo Zugo, ma esce sconfitto dalla Resega

LUGANO – ZUGO

2-3

(2-1, 0-1, 0-1)

Reti: 01’04 Fazzini (Hofmann) 1-0, 12’49 Hofmann (Hofmann, Furrer) 2-0, 15’38 Roe (Grossmann, Kast) 2-1, 38’13 Klingberg (Lammer, McIntyre) 2-2, 49’53 Schnyder (Diaz, McIntyre) 2-3

Note: Resega, 5’396 spettatori. Arbitri Hebeisen, Wiegand; Castelli, Kovacs
Penalità: Lugano 3×2′, Zugo 5×2′

LUGANO – Sembrava una di quelle partite impossibili da perdere, quelle in cui vedi una squadra fare spettacolo, spingere sempre più forte e mettere ansia e fiatone all’avversario, quelle in cui una squadra priva di malizia dopo un primo tempo giocato così sarebbe uscita con un 3-0 in proprio favore, senza se e senza ma.

I ma sono loro malgrado arrivati, perché il Lugano, pagando dazio per una sterilità offensiva e una mancanza di capacità di uccidere la partita allucinanti, questa partita impossibile da perdere l’ha persa, regalando allo Zugo la soddisfazione di pareggiare le vittorie in trasferta nelle sfide tra la squadra di Ireland e quella di Kreis.

Greg Ireland che, dovendo rinunciare all’ammalato Cunti, ha potuto però rispolverare Gregory Hofmann, rientrato da Raleigh nella stessa forma con cui era partito per gli USA. Un Greg Ireland, si diceva, che il suo Lugano lo ha messo in pista molto bene, compatto e deciso, veloce e spettacolare, duro e asfissiante.

Il “killer instinct” però non lo si può insegnare, e se i ragazzi terribili Fazzini e Hofmann (che intensità e che confidenza ha ridato al proprio compagno e alla sua linea) hanno subito fatto vedere qual è il mestiere dell’attaccante, col passare del tempo, la mira dei vari Klasen, Bürgler, Lapierre, e dello stesso Fazzini è andata via via scemando, fino a sprecare una quantità incredibile di occasioni.

Questa sterilità è stata aiutata una volta di più da un powerplay incostante e decisamente povero di contenuti almeno due volte su tre superiorità numeriche, con entrate nel terzo sbagliate – quanti errori anche da parte di Sanguinetti in quell’esercizio – e combinazioni andate a finire sui pattini di Stalberg e compagni.

E così, con il cronometro che passava paradossalmente a favore dello Zugo nonostante lo svantaggio, si è capito che qualcosa di storto poteva accadere. Alla prima occasione in powerplay i ragazzi di Kreis hanno colpito, grazie alla rete di Klingberg in chiusura di secondo tempo, risuonata come una beffa, pesante come un sasso da digerire, ma soprattutto campanello d’allarme per ciò che sarebbe successo più tardi.

Quello che è successo nient’altro è stato se non la terza e decisiva rete dello Zugo da parte di Fabian Schnyder a 10′ minuti dal termine, seguita da una nuova generosa ma improduttiva e imprecisa ondata di attacchi bianconeri, terminati a 10” dalla terza sirena con l’ultima deviazione davanti a Stephan da parte di Lapierre.

Incredulità sugli spalti, sentimenti contrastanti pensando a ciò che il Lugano ha comunque mostrato a livello di gioco. Il rientro di Hofmann ha ridato grande intensità al suo blocco, acume offensivo e muscoli e il primo a giovare del ritorno del numero 15 è stato Luca Fazzini, alla sua prima rete in campionato e alla miglior partita di questa stagione.

Il Lugano visto nei primi 20′ e per gran parte del secondo tempo è stato il migliore offensivamente di queste prime settimane, meglio persino di quello visto contro i Lions, ma a differenza di quella larga vittoria, i gol per i bianconeri sono stati merce rarissima.

Chiesa e compagni hanno saputo coniugare velocità, compattezza e grande potenza fisica, asfissiando lo Zugo nel proprio terzo impedendogli di giocare, ma hanno pagato pegno sulle occasioni non sfruttate e in box play.

Da rivedere ci sono soprattutto i movimenti davanti al portiere avversario, troppo spesso il solo Lajunen si è trovato a lottare con i difensori nello slot basso, mentre troppi altri attaccanti hanno preferito evitare di andare dove fa male e dove il disco diventa bollente.

Di sicuro ci si aspetta di più anche da parte di Sanguinetti, che ha giocato meglio difensivamente ma in costruzione ha pasticciato non poco, rallentando anche la costruzione del powerplay, mentre sono da lodare i cambi giocati dall’instancabile Vauclair e da un sicuro e coraggioso Riva.

Se dal lato del gioco il Lugano di Ireland sa strappare applausi a scena aperta, ora però ci si aspetta che ritrovi la necessaria precisione e cattiveria davanti al portiere avversario, perché nel prossimo appuntamento ad attendere Klasen e banda ci sarà l’Ambrì Piotta in casa propria, che un derby della Valascia proprio non ci tiene a perdere.


IL PROTAGONISTA

David McIntyreSimbolo di intelligenza e concretezza, è stato l’arma che ha scardinato la difesa del Lugano mentre i bianconeri erano impegnati a sbagliare occasioni su occasioni.

Cervello del powerplay dello Zugo, il centro canadese sembra a volte fuori dal match ma ha una visione di gioco alto livello. Se a Zugo sono dei maestri nelle superiorità numeriche il merito è anche suo, chiedere al Lugano di martedì per conferma.


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HIGHLIGHTS

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