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Ambrì Piotta

Il Davos si conferma spietato, Ambrì punito per le sue ingenuità

I biancoblù hanno disputato complessivamente una buona gara, ma due reti in shorthand e tre incassate nel giro di 145 secondi hanno condannato gli uomini di Cereda

Il Davos si conferma spietato, Ambrì punito per le sue ingenuità

DAVOS – AMBRÌ

4-2

(1-1, 0-1, 3-0)

Reti: 00’09 Little (Ambühl, Marc Wieser) 1-0, 14’33 Zwerger (Taffe, Emmerton) 1-1, 38’43 Müller (Monnet, Zgraggen) 1-2, 50’05 Nygren (Du Bois, Ambühl) 2-2, 51’43 Sciaroni (Marc Wieser, Nygren) 3-2, 52’30 Walser (Jörg, Nygren) 4-2

Note: Vaillant Arena, 4’405 spettatori. Arbitri Nikolic, Wehrli; Castelli, Kovacs
Penalità: Davos 4×2′, Ambrì 5×2′

DAVOS – Al termine della partita di sabato contro gli ZSC Lions si parlava di come l’Ambrì Piotta dovesse ancora crescere nella gestione di alcuni momenti chiave delle sfide, e domenica la squadra di Luca Cereda ha nuovamente ricevuto una dura lezione in questo senso.

Due minuti e poco più sono infatti bastati al Davos per cancellare tutto ciò che i leventinesi avevano fatto di buono sino a metà terzo tempo, ed in particolare quelle due (!) reti incassate in shorthand nel giro di 47 secondi rappresentano una macchia imperdonabile nell’ambito di una partita per il resto ancora giocata con il giusto piglio dai ticinesi.

Con una formazione confermata in toto ma senza Guggisberg – al suo posto sul foglio partita c’era Incir, che non ha però fatto nemmeno un cambio – i biancoblù hanno iniziato nuovamente male l’incontro, permettendo a Little di sbloccare il risultato dopo appena nove secondi di gioco (pareggiato il record svizzero), e rischiando anche di incassare subito il 2-0 a causa di un puck mal gestito in uscita dal terzo.

Dopo un inizio di sfida particolarmente macchinoso, come sabato l’Ambrì Piotta ha iniziato a prendere ritmo con il passare del tempo, ed una volta che il forecheck degli uomini di Cereda è riuscito ad azzeccare il proprio timing, le veloci transizioni del Davos si sono fatte meno frequenti e ficcanti.

Sfiorata la rete con Berthon e Bianchi, il pareggio al 14’33 lo ha firmato in powerplay il giovane Zwerger, già alla sua quarta segnatura ed autore di un’iniziativa personale da rivedere. Ne è poi seguito un periodo centrale decisamente meno intenso, ma che i ragazzi di Cereda hanno ben interpretato limitando il Davos a soli cinque tiri in porta e presentandosi a cadenze regolari dalle parti di Senn.

Il grande equilibrio, unito ad un Davos che lamentava l’assenza di sei titolari, sembrava poter trasformare il gol di Müller a ridosso della seconda sirena in un episodio chiave del match, ed effettivamente anche i primi scampoli di terzo tempo avevano visto un Ambrì più chiuso in difesa ma mai realmente in affanno.

Luca Cereda deve però aver intuito che qualcosa tra i suoi uomini non andava, ma il suo timeout non ha sortito l’effetto desiderato. Dal 50esimo tutto è infatti successo molto velocemente e l’Ambrì, da squadra volenterosa ma spesso un po’ ingenua, è stato travolto dagli eventi. Incassato il pareggio, i biancoblù hanno gestito malissimo un powerplay che avrebbe anche potuto risolvere la partita a loro favore, ma Sciaroni prima e Walser poi sono scappati via ai biancoblù in maniera imperdonabile e decisiva.

Davos dunque avanti per 4-2 un po’ oltre i suoi meriti, biancoblù invece puniti per tre volte nel giro di 145 secondi e partita spedita agli archivi che in maniera più amara non si può. Questa volta c’è però poco da recriminare, perché gli errori commessi nel pomeriggio di domenica sono di quelli che si possono e devono evitare.

“È stato un inizio lento e macchinoso, ma siamo cresciuti nel corso della partita. Dobbiamo però fare un passo avanti e giocare tutti i 60 minuti”, ci raccontava Luca Cereda dopo la sconfitta contro lo Zurigo. Meno di 24 ore dopo l’analisi resta attuale, ed i motivi che hanno portato alla sconfitta praticamente gli stessi, seppur attraverso dinamiche diverse.

Dal fine settimana dell’Ambrì c’è comunque del positivo. Zwerger, Müller e Trisconi si sono infatti distinti in entrambe le sfide, mentre sono venuti un po’ a mancare gli stranieri, il cui apporto offensivo rimane imprescindibile anche nel contesto di un sistema che vuole puntare su una rotazione continua di tutte le quattro linee. In retrovia deve invece fare meglio Plastino, mai autore di prestazioni totalmente negative, ma spesso e volentieri protagonista di qualche errore di valutazione di troppo che finisce per pagare a caro prezzo.

Per citare un’espressione tanto in voga di questi tempi, “bene ma non benissimo”, dunque. La squadra di Cereda rimane alla ricerca di alcune meccaniche chiave in fasi importanti del gioco, anche se può vantare praticamente sin dal debutto una struttura solida che riesce a garantire delle prestazioni di un certo livello. Questo però non sempre basta – soprattutto contro avversari più quotati – e bisognerà ora riuscire a fare un passo avanti per capitalizzare il più possibile i propri sforzi.


IL PROTAGONISTA

Magnus Nygren: Il difensore del Davos è stato l’ingranaggio decisivo che ha messo in moto la rimonta dei grigionesi, a partire dalla sua cannonata che ha fulminato Conz per il fondamentale 2-2.

Nel boxplay immediatamente successivo ha invece messo a referto due assist, recuperando in zona difensiva altrettanti preziosissimi puck che sono poi finiti pochi secondi dopo nella porta biancoblù. Bravo Nygren, micidiale la transizione del Davos.


HIGHLIGHTS

A breve

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