Social Media HSHS

Lugano

Alcune chiavi di lettura in vista delle amichevoli del Lugano

Sembra solo ieri che a Lugano ci si stava mangiando le unghie per la bruciante eliminazione i quarti contro il Ginevra, mentre adesso è già ora di mettere in pista la squadra per i primi banchi di prova.

“Guai a fallire di nuovo” è la frase più in voga tra i tifosi, e ci mancherebbe, perché un nuovo stop prematuro sarebbe difficilissimo o impossibile da digerire. Nonostante la delusione, la squadra bianconera ha avuto bisogno di pochi ma mirati innesti per correggere il tiro, ma il passo avanti sarà da fare anche con la testa, quella del gruppo ma anche quella di ogni singolo uomo, staff tecnico compreso.

Ecco quindi che le amichevoli che il Lugano andrà a disputare serviranno soprattutto per affinare e verificare l’innesto dei nuovi arrivati, per dare un assaggio di ciò che verrà ai giovani e per oliare ingranaggi che hanno dimostrato di ruotare lisci seppur con qualche “slittata” qua e là.

L’attacco

I cambiamenti più grossi per la verità saranno pochi, dato che Martensson e Hofmann dovrebbero verosimilmente incastrarsi nei primi due blocchi, mettendo fine alla continua rotazione dei centri messa in atto da Fischer quando si è reso conto che il centinaio abbondante di punti messi a segno da Pettersson e Klasen aveva nascosto sotto il tappeto un grosso problema.

Il grosso problema era rappresentato dalla mancanza di un primo centro two way in grado di metterci il fisico, il lavoro difensivo e le qualità tecniche per reggere il ritmo dei due svedesi. Con un McLean ormai quasi logoro e un Filppula che è un fiorettista più che uno sciabolatore, ecco che allora la soluzione logica è rappresentata dall’esperto svedese in arrivo da San Pietroburgo. Il citato Filppula si ritroverebbe quindi con al fianco Brunner e probabilmente Hofmann, con il fresco campione svizzero in grado di garantire velocità, lavoro e presenza sotto porta. Più difficile immaginare come possa comporsi il bottom six, dato che lo staff ha a disposizione un’ottima miscela tra giocatori giovani, esperti, offensivi e difensivi, e quando si deve scegliere per il terzo o quarto blocco tra gente come Walker, Bertaggia o Steinmann e molti giovani rampanti ecco che sorgono i cosiddetti “problemi grassi”.

In definitiva, il Lugano potrebbe dotarsi sulla carta del top six potenzialmente più forte del campionato e di una attacco nel suo complesso tra i più completi degli ultimi 15 anni, ma per farlo funzionare ci vorrà equilibrio, in pista e in panchina.

La Svenska Connection

La scorsa stagione c’era anche Calle Andersson, questa volta, partito il giovane difensore, è arrivato Tony Martensson, centro designato tra i connazionali Pettersson e Klasen. Prima linea a trazione svedese quindi, con il nuovo arrivato che dovrà portare lavoro difensivo, fisico, ingaggi vinti e ordine tra gli slalom dei due fenomeni. L’ex compagno di Thoresen e Kovalchuk non è stato scelto a caso in un Lugano sempre più nordico, e partito McLean si conta molto sulla capacità di amalgama tra connazionali, sempre un atout da non sottovalutare quando si va a comporre un nuovo blocco così importante. Difficile dire se Pettersson – su Klasen ci sono meno dubbi visto il rendimento negli anni – possa ripetere una stagione tanto straordinaria come quella scorsa, fatto è che la linea “KMP” promette botti non da poco.

La seconda ritrovata

La “seconda” nelle auto è la marcia che permette l’accelerazione dopo la partenza in prima, nell’hockey è la linea che permette una continuità di produzione offensiva senza mettere tutto sulle spalle di chi sta davanti. A Lugano una seconda linea “pesante” mancava da troppo tempo, e con l’arrivo di Brunner attorno al Natale scorso, un primo grosso tassello era stato messo per ovviare a questo vuoto. Il vuoto che per troppo tempo si è trovato attorno Filppula, ma poter avere a fianco l’ex Devils e (probabilmente) Hofmann, permetterà al centro finnico di far valere con continuità la sua grandissima visione di gioco. Ciò doterà Fischer di un invidiabilissimo secondo “primo” blocco offensivo, potenzialmente fortissimo, che toglierà molta pressione agli svedesi là davanti.

Il power play perduto

Fino a gennaio 2015 il power play del Lugano era devastante, guidato dalla fantasia di Klasen e Filppula e reso letale dalle bordate di Pettersson. Purtroppo e logicamente con il passare del tempo gli schemi sono diventati prevedibili, anche a causa di una mancanza di alternative. Oggi le alternative ci sono in ogni ruolo, e si chiamano Brunner, Martensson, Hofmann, Furrer e mettiamoci pure Bertaggia. I pezzi sono fuori dalla scatola, ora sta a chi di dovere assemblare il giocattolino.

Difesa di diamante o di cristallo?

difesa

Sul sistema di gioco difensivo – sì, perché non la si costruisce solo con i nomi – c’è poco da dire, la mano di un maestro come Peter Andersson ha modellato un reparto arretrato equilibrato ed efficiente, sempre tra i migliori 2-3 del lotto su tutto l’arco del campionato.

Quello che preoccupa di più i tifosi è però la condizione fisica di un paio di suoi componenti, all’anagrafe Julien Vauclair e Steve Hirschi. Il primo è sempre considerato a rischio dopo alcune commozioni cerebrali, ma se in forma ha dimostrato di essere ancora un treno e di avere polmoni invidiabili, e anche se nel tempo ha perso un po’ di verve offensiva, un paio di discese alla “Bob Hess” è riuscito ancora a regalarle.

Il capitano è alle prese con il consueto infortunio, ma averlo visto sul ghiaccio il 2 agosto conforta non poco i tifosi, consapevoli che una pedina come Hirschi è difficilmente sostituibile. A rinforzare la difesa però è arrivato da Berna Philippe Furrer, da considerarsi come un autentico colpo di mercato, e ci si attende molto ghiaccio e responsabilità per un Sartori che ha regalato giocate da veterano e una calma invidiabile per un rookie. Ben altri standard sono auspicabili anche da Ulmer e Kparghai, oltre a un Kienzle mostruoso in autunno e disastroso in inverno.

Insomma, moltissimo dipenderà dalla Dea bendata e dalle lune, ma a conti fatti poteva andare peggio, e di molto.

Una poltrona per due

portieri

Molto ci si attendeva da Elvis Merzlikins la scorsa stagione, ma diversi fattori hanno frenato lo sviluppo del lettone che ha disputato sì una buona stagione ma senza gli acuti a cui era atteso.

La troppa pressione dopo il Draft, alcuni nodi personali e non da ultimo la straordinaria stagione disputata da Manzato hanno messo un po’ in ombra il giovane portiere. A suo dire oggi è maturato, ha imparato dagli errori e ha trovato in Luongo un prezioso maestro dal quale non distoglie mai sguardo e orecchie. Se sarà così il guadagno non sarà di poco conto per Fischer, che avrà l’onere di spronare una coppia di portieri a “darsi battaglia” per un posto. Problema grasso numero 2.

La gioventù non basta

Giovanni Morini e Colin Fontana sono solo gli ultimi dei numerosi giovani lanciati in prima squadra dal Lugano. Anche loro, come i predecessori, dovranno lottare con i denti per un posto da titolare, e come si è spesso ricordato, la porta di servizio per la prima squadra sarà costituita dal quarto blocco.

Su una cosa Fischer e Andersson non transigono: il lavoro. La passata stagione qualcuno dei più giovani aveva dato l’impressione di non pigiare a fondo sul gas per guadagnarsi dello spazio e i due coach non si erano fatti problemi a farlo presente e a regalare meno ghiaccio agli interessati. Sin dal primo allenamento in palestra, passando sul ghiaccio e alle prime amichevoli, chi di dovere dovrà “mangiare il ghiaccio” per non farsi scavalcare nelle gerarchie, perché il talento da solo non basta.

L’estate prima degli esami

Sinora sul piatto abbiamo messo i punti relativi alla squadra che andrà sul ghiaccio, ma da verificare saranno anche gli insegnamenti raccolti dallo staff tecnico.

Fischer ha garantito che la botta subita nei quarti lo ha fatto pensare molto e lo ha “svegliato” in alcuni punti. Botte che fanno male, che hanno solo da insegnare dopo le lacrime. Al buon Patrick il compito di mettere in pratica tali “consigli” e dimostrare di essere cresciuto in questa estate prima degli esami di maturità. Ma non tema, al suo fianco l’ombra saggia del Vichingo non lo priverà mai della sua maestria.

Click to comment

Altri articoli in Lugano