DAVOS – Sin dal primo minuto aveva saputo conquistare i tifosi dell’Ambrì Piotta, ma ora il veterano Scottie Upshall è concentrato sul dare il meglio per il suo Team Canada, di cui è riuscito a vestire nuovamente la maglia grazie alla chiamata alla Coppa Spengler.
“Avevo da tempo l’obiettivo di riuscire a rappresentare di nuovo la mia nazione in un evento internazionale, e per me questo si tratta di un grande traguardo!”, ci ha spiegato Upshall. “Come sapete ho avuto un grave infortunio che nel recente passato mi ha fatto lavorare tanto per tornare a giocare, e sfortunatamente l’ho riaggravato un po’, ma ora mi sento bene ed è bello poter essere qui a Davos”.
Fisicamente dunque non hai incontrato problemi?
“Mi sento bene. Nell’ultima settimana ho potuto pattinare con il gruppo e le sensazioni erano sempre migliori… Avrei forse potuto giocare l’ultima partita dell’Ambrì prima di Natale, ma la squadra stava giocando benissimo e dunque non aveva molto senso cambiare le cose per inserirmi”.
Ambrì Piotta che ha debuttato al meglio nel torneo…
“Il loro spogliatoio è proprio di fianco al nostro, dunque ho potuto subito congratularmi con loro per una grande prima vittoria. L’atmosfera alla partita era incredibile, non ci sono dubbi che l’Ambrì abbia i migliori fans della Svizzera. Per loro la Spengler sarà un test importante, ci sono avversari di livello come i cechi che abbiamo affrontato noi nella partita di giovedì. Da parte nostra siamo stati bravi ad unirci subito, da buoni canadesi”.
Coppa Spengler che in Canada ha da sempre una rilevanza importante…
“Sì, questo torneo ha decisamente giocato una parte importante sin dalla mia infanzia. Ci sono tanti giocatori che sognano di giocare nella NHL, ma per chi non ci riesce la Coppa Spengler da sempre è una grande chance per rappresentare il proprio paese. Parecchi canadesi non hanno la possibilità di giocare sui palcoscenici più prestigiosi come il Mondiale, ma riescono ad avere delle carriere eccezionali in Europa e questo torneo è un’opportunità per mostrare il proprio valore… Riceviamo tanto supporto, ed anche se i Mondiali U20 sono l’evento principale durante questo periodo, subito dietro arriva la Spengler. Siamo qui per giocare duro e vincere, mostrando tutto l’orgoglio canadese”.
Cosa ci puoi dire invece sul tuo futuro? Speri di concludere la stagione con l’Ambrì Piotta?
“Non abbiamo discusso nulla sinora. Non è un argomento su cui mi sto concentrando in questo momento, i miei pensieri sono più sul tornare in forma e giocare un buon hockey per vincere la Spengler. Tutti i pezzi finiranno poi al loro posto. L’Ambrì è stato eccezionale nei miei confronti, tra staff e giocatori si forma un legame speciale, ma vedremo cosa succederà… Nel nostro mondo c’è anche un aspetto business e sfortunatamente in Svizzera possono giocare solo quattro stranieri, dunque bisognerà capire in che direzione andrà la questione”.
Sembra però di capire che resteresti volentieri alla Valascia…
“Sicuramente sarei aperto all’opzione di restare. Ho trovato una grande atmosfera, un luogo in cui vive una grande tradizione. Rispetto molto lo staff, il direttore sportivo e tutti i giocatori, ed inoltre i fans mi hanno ridato un motivo per tornare a giocare duro. È bello ricevere un sostegno del genere. Sono sicuramente disposto a sedermi con Duca prossimamente, anche se ora il mio focus rimane sull’hockey giocato”.
Nel frattempo, Wojtec Wolski sta vestendo la maglia biancoblù anche grazie a te...
“Ci conosciamo da tempo, abbiamo giocato più volte assieme. L’ho effettivamente aiutato nelle discussioni per ottenere un posto con l’Ambrì per questa Coppa Spengler, sono felice di essere qui e vederlo in pista. È un giocatore che ha ancora tanto da dare, come me ha dovuto affrontare un grave infortunio – è fortunato a poter camminare ancora – ed ora è qui alla Spengler. Ha l’opportunità di giocare con un gruppo eccezionale come quello biancoblù, chissà che i nostri percorsi non si incrocino tra qualche giorno!”.
In panchina, con MacTavish e Coffey, ci sono un totale di otto Stanley Cup… Che sensazioni si provano a giocare per loro?
“È davvero speciale. Sono cresciuto vicino ad Edmonton e da bambino li ho visti vincere tutte quelle Stanley Cup. Oltre alla maglia di Gretzky avevo anche quella di Paul Coffey, dunque è unico poter formare un legame con personaggi del genere, senza dimenticare che dalla tribuna ci guardano anche Shane Doan e Sean Burke. Abbiamo sicuramente delle persone speciali che ci stanno aiutando a raggiungere il nostro obiettivo, che è vincere”.