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Uno Zugo più muscolare vuole riprendere il passo e restare tra le favorite per il titolo

I tori sono in grado di portare a termine una regular season tranquilla, ma l’impressione è che abbiano perso terreno sugli avversari diretti. La squadra ha aggiunto peso e partirà con tre difensori stranieri

L’inizio della stagione 2024/25 di NLA si sta avvicinando a grandi passi, ed anche quest’anno HSHS vi darà una completa panoramica di tutte le squadre che compongono il massimo campionato svizzero.

Giorno dopo giorno troverete sulle nostre pagine commenti e analisi dei vari club, a cui abbiamo aggiunto un nostro pronostico di posizione in classifica al termine della regular season.


ZUGO

La rosa 2024/25

PORTIERI
Tim Wolf, Leonardo Genoni

DIFENSORI
Livio Stadler, Dominik Schlumpf, Niklas Hansson (🇸🇪), Gabriel Carlsson (🇸🇪), Lukas Bengtsson (🇸🇪), Elia Riva, Leon Muggli, Tobias Geisser, Nic Balestra

ATTACCANTI
Fredrik Olofsson (🇸🇪), Gregory Hofmann, Attilio Biasca, Nando Eggenberger, Andreas Wingerli (🇸🇪), Jan Kovar (🇨🇿), Lino Martschini, Dario Simion, Sven Leuenberger, Fabrice Herzog, Mike Künzle, Sven Senteler, Colin Lindemann, Daniel Vozenilek (🇨🇿)


(PostFinance/KEYSTONE/Urs Flueeler)

È sempre difficile definire la fine di un ciclo vincente, nel caso dello Zugo si parla di una squadra che negli ultimi due playoff non ha saputo ripetere i fasti dei due campionati vinti consecutivamente, ma in regular season ha ancora mostrato un grande potenziale, anche se pure qui i segnali dicono di un trend al ribasso.

Sono state diverse infatti le partite in cui la squadra di Dan Tangnes ha mostrato più di un buco inusuale per quella che sembrava una macchina perfetta e anche i numeri stanno lì a dimostrarlo. I punti hanno subito una netta flessione da 119 e 100 nelle stagioni dei due titoli a 82 rispettivamente 87 nelle ultime due annate, con un aumento delle reti subite da 128 e 127 fino a 154 e 135.

È evidente che lo zoccolo duro degli svizzero-centrali invecchia e sta cercando una rigenerazione, capitan Kovar non è più quello di qualche anno fa, Hofmann è stato alle prese con lunghi infortuni, dei giovani non hanno saputo mantenere alcune promesse e le scelte sugli stranieri non hanno pagato quanto ci si aspettava, pur condizionati anche da un calo del budget a disposizione legato ai problemi di liquidità generati dai costi non previsti del centro di formazione.

Tra tutto questo i tori hanno saputo mantenere una squadra solida e che viaggia a memoria ma che nel momento clou della stagione non ha più saputo tirare fuori fame e cattiveria e livello tecnico come prima, pagando anche l’avvento di nuove potenze dopo il periodo del Covid che aveva frenato più di una potenziale concorrente che ora si trova invece in un periodo di grande crescita – Ginevra e Losanna su tutte ma con ancora qualcun altro dietro pronto alla scatto – mentre la squadra di Tangnes sembra aver marciato un po’ troppo sul posto, facendo anzi qualche passetto indietro.


ARRIVI
Tim Wolf (G, Ajoie)
Mike Künzle (F, Bienne)
Colin Lindemann (F, Leksands)
Gabriel Carlsson (D, Växjö Lakers)
Nando Eggenberger (F, Ambrì Piotta)
Daniel Vozenilek (F, Ocelari Trinec)
Fredrik Olofsson (F, Colorado Avalanche)

PARTENZE
Nico Gross (D, Davos)
Luca Hollenstein (G, Davos)
Reto Suri (F, ritiro)
Arno Nussbaumer (D, Ajoie)
Louis Robin (F, Ajoie)
Dario Allenspach (F, Langnau)
Remi Vogel (D, ritiro)
Andreas Eder (F, Red Bull Monaco)
Riley Sheen (F, ERC Ingolstadt)
Marc Michaelis (F, Adler Mannheim)
Brian O’Neill (F, Lulea)
Tim Muggli (F, Ambrì Piotta)

STRANIERI
Niklas Hansson (D, 🇸🇪)
Jan Kovar (F, 🇨🇿)
Lukas Bengtsson (D, 🇸🇪)
Andreas Wingerli (F, 🇸🇪)
Gabriel Carlsson (D, 🇸🇪)
Daniel Vozenilek (F, 🇨🇿)
Fredrik Olofsson (F, 🇸🇪)


Il reparto difensivo, quello che sembra avere avuto la flessione maggiore in quanto a rendimento, ha perso Nico Gross – partito per Davos – e proprio per ovviare a un’altra potenziale perdita di solidità la direzione sportiva ha optato per aggiungere un terzo difensore straniero al reparto.

Lo svedese Gabriel Carlsson rappresenta infatti un profilo molto “pesante”, difensivo e dotato di leadership, capace di far rilanciare l’azione velocemente e poco propenso al gioco offensivo, nonostante alcuni buoni numeri mostrati in Svezia, inflazionati però anche dai compagni di linea. Assieme a Carlsson rimangono i due connazionali Lukas Bengtsson e Niklas Hansson, quest’ultimo colui che ha visto la maggior flessione nel rendimento dopo una prima grandissima stagione, limitato da un grave infortunio due annate fa e non più arrivato ai livelli dell’ultimo titolo, quando si impose come uno dei difensori two way migliori della lega.

Sulla carta comunque il talento non manca, l’età media rimane abbastanza bassa – Schlumpf il più vecchio con 33 anni – e attorno a Tobias Geisser tra gli svizzeri si vuole costruire sui giovani talenti, su tutti il “fenomeno” Leon Muggli, il quale rimarrà in prestito alla Bossard Arena dopo la firma su un contratto con i Washington Capitals.

Elia Riva e Livio Stadler dovranno garantire minuti e affidabilità a un reparto che forse non necessita di altri pezzi vista la qualità degli uomini, ma che deve tornare ad applicare un sistema funzionante sui blocchi completi e ritrovare quella compattezza che ne aveva fatto una difesa a dir poco straordinaria solo pochi anni fa, quando i nomi non erano così diversi da oggi.



Il reparto offensivo, che tra una stagione perderà uno degli uomini simbolo dell’epoca di Tangnes, quel Dario Simion specialista dei playoff e di ritorno a Lugano, sente probabilmente non solo il peso degli anni su alcuni protagonisti – su tutti capitan Jan Kovar, per anni uno dei centri più forti d’Europa – ma pure le conseguenze di alcune scelte a livello di stranieri rivelatesi sbagliate o comunque non in linea con una squadra che credeva di poter tornare a vincere più facilmente di quello che realmente è stato in queste stagioni.

Se Marc Michaelis, esperimento riuscito a metà, non ha portato quella leadership che ci si aspettava e forse troppo si è puntato su Brian O’Neill insistendo su un profilo sempre di classe e carattere ma ormai logoro dalle battaglie, Andreas Wingerli è sembrato un ingaggio fin troppo leggero per quello a cui eravamo abituati da parte di Reto Kläy, ma forse quello è stato un primo segnale di un portafoglio più magro a causa appunto di quanto succedeva attorno alla prima squadra.

Da valutare quindi sarà l’ingaggio dell’attaccante ceco Daniel Vozenilek, profilo quasi sconosciuto ma che esce da un promettente campionato ceco, campione del mondo a Praga ma anche autore fin qui di una sola ottima stagione in patria, ecco perché all’età di 28 anni il possente attaccante centro/ala rappresenta a tutti gli effetti una scommessa.

Con Lino Martschini come classica sicurezza e vero simbolo della squadra, si è andati a parare su profili diversi per aggiungere peso al bottom six, da un Nando Eggenberger da Ambrì alla perenne ricerca di maturità al colpo Mike Künzle, che vanno entrambi ad aggiungere peso e muscoli a un attacco che ha pure mostrato qualche peso piuma di troppo a fronte di un hockey che è rapidamente diventato muscolare e “cattivo” agonisticamente in maniera esponenziale nelle ultime stagioni, soprattutto nel postseason, dove senza attributi pesanti e carattere sfacciato non si fa molta strada.

A questi innesti si aggiungono altre sicurezze come Sven Senteler, Sven Leuenberger e Fabrice Herzog, ma l’impressione è che tirando la coperta sul bottom six e sui giocatori fisici, il freddo lo senta un top six che rischia di vedere un calo delle reti segnate.

Molto ci si attende quindi da Fredrik Olofsson, svedese di grande esperienza, fisico e pattinaggio e duttilità ma che non rappresenta un giocatore prettamente offensivo, il cui impatto andrà valutato soprattutto nei playoff, dove dovrà portare tutto quello che è mancato alla squadra nelle ultime stagioni, e nelle situazioni speciali, perché non bisogna dimenticare il grosso problema del powerplay. Oggi infatti sembra strano a dirlo, ma lo Zugo ha terminato la stagione con il 15,4% di riuscita in superiorità numerica, la peggiore di tutta la lega, quando solo un paio di anni prima il powerplay era una delle armi principali.

Molte attese sono poste anche sulle spalle del talento di Attilio Biasca, autore di una prima ottima stagione tra i professionisti e potenzialmente in grado di ritagliarsi un ruolo importantissimo nel giro di pochi campionati dopo la mancata crescita di Dario Allenspach e Luca De Nisco, giovani su cui forse frettolosamente si sono riposte troppe aspettative dopo la stagione dell’ultimo titolo.

Lo Zugo appare sempre come una squadra profonda, solida e ricca di alternative, ma alla quale nelle ultime stagioni sono venuti a mancare quei picchi decisivi per ripetere delle annate vincenti e per superare lo scoglio delle semifinali. Dietro i tori – che forse si sono seduti un po’ sugli allori dopo i due titoli vinti pensando di essere in un epoca di assoluto dominio – altre squadre hanno lavorato velocemente raggiungendo e superando la squadra di Tangnes per talento, velocità dei ricambi e per gioco muscolare, forse ciò che più è venuto a mancare a una squadra che era dominante anche in questo aspetto e che ha contribuito a creare quell’hockey che oggi viene preso come esempio da molti, fatto di velocità, forza fisica e carattere.

Con i ricambi operati sul mercato e diverse sicurezze, tra le quali non va dimenticato il totem di un Leonardo Genoni ritrovato, a cui farà da riserva un sottovalutato Tim Wolf, lo Zugo può rimettersi in marcia per non perdere il treno definitivamente in vista del ricambio generazionale alle porte, anche se tanti cambiamenti portano sempre anche altrettante incertezze.

Quel che appare sicuro – ma sempre sulla carta – è che Simion e compagni sapranno ancora dire la loro in una regular season dove nonostante qualche inciampo qua e là hanno sempre tirato fuori quanto necessario per arrivare ai playoff con una certa scioltezza. Anche se circospezione e prudenza saranno degli ingredienti imprescindibili per non cascare in brutte trappole.


MIGLIOR INNESTO

Fredrik Olofsson: Il duttile attaccante svedese non ha picchi di talento particolarmente alti, ma è uno di quei giocatori in grado di farsi valere in più ruoli e di valorizzare i compagni. Ha esperienza, fisico, carattere e tecnica del classico attaccante two way di scuola svedese, il suo vero obiettivo sarà di far salire di livello la squadra nei playoff.

ADDIO DOLOROSO

Reto Suri: È tornato a Zugo riuscendo a vincere un titolo, ma debellato da un fisico che nelle ultime stagioni lo ha costretto più volte in infermeria e infine a dire “basta”. Ma è tornato appena in tempo nella squadra che più lo ha amato e di cui è stato più rappresentativo dall’avvento della nuova società e dalla costruzione della nuova pista che hanno segnato l’epoca moderna dell’EVZ. La società ritirerà la sua maglia, gesto dovuto a chi ha portato avanti così tante battaglie per i tori nel corso della sua carriera.

FATTORE X

Adattamento ai cambiamenti: Lo Zugo ha cambiato poco nelle ultime stagioni finendo per restare un po’ sul posto, anche se la squadra rimane di grande valore. Sarà decisivo capire se i tanti nuovi innesti potranno dare quello scatto per tornare ad essere protagonista soprattutto nei playoff, oppure se il ciclo vincente rischia di essere finito sul serio.


La classifica di HSHS

1. ZSC LIONS
2. _________
3. ZUGO
4. _________
5. _________
6. _________
7. _________
8. _________
9. _________

10. __________
11. __________
12. LANGNAU
13. __________
14. AJOIE

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