PARDUBICE – TEAM CANADA
4-3
(0-0, 1-2, 3-1)
Reti: 20’24 Hazen (DiDomenico, Benn) 0-1, 24’37 Radil (Kostalek, Kousal) 1-1, 39’58 Grant (Quenneville, Smith) 1-2, 42’00 Grant 1-3, 56’04 Radil (Ceresnak, Kaut) 2-3, 58’37 Kaut (Kostalek) 3-3, 59’21 Paulovic (Zohorna) 4-3
Penalità: Pardubice 3×2, Canada 4×2
DAVOS – Fino a meno di due minuti dalla fine si è pensato che a mezzogiorno di San Silvestro si sarebbe riproposta la finale tra Team Canada e Davos che manca da ormai undici anni, da quella sfida in tempo di lock out che aveva proposto due squadre stellari all’atto conclusivo.
Invece la forza d’animo della Dynamo Pardubice ha ribaltato ogni cosa in 44 secondi tra il 58’37 e il 59’21, con le reti di Kaut e Paulovic rendere incredibile la sfida e mandare al tappeto un Team Canada che ha forse peccato anche un po’ di supponenza, pagando inoltre le uniche incertezze di un Aaron Dell altrimenti fino a lì addirittura straordinario in alcuni frangenti.
Un segnale la squadra di Boudreau doveva già leggerlo nella semifinale contro il KalPa, quando i finlandesi sono riusciti a segnare tre reti nel finale e risalire dallo 0-5 al 3-5, ma stavolta – con di fronte un avversario di caratura diversa – la speculazione è andata male, anzi nel peggior modo possibile, rivelando anche una certa frustrazione tra le fila nordamericane, con l’evitabile teatrino di Chris Didomenico a sirena suonata a fare da esempio.
La Dynamo Pardubice conferma quindi di essere una squadra che andava presa sul serio sin dall’inizio, forte dell’esperienza e delle qualità tecniche di uno zoccolo duro formato dai vai Zohorna, Radil, Kousal unite alla classe di giocatori come Sedlak.
Senza dimenticare il coach, quel Vaclav Varada campione tre volte in patria con l’Ocelari, squadra con cui ha già raggiunto la finale della Spengler nel 2019 e di cui conosce dinamiche e “psicologie”.
Quella contro il Davos si annuncia come una finale che può diventare appassionante ed intensa in un ambiente caldissimo, con la voglia dei padroni di casa di tornare a vincere i trofeo dopo dodici anni di magra e l’entusiasmo di un gruppo come la Dynamo, il quale ha dimostrato grazie anche all’ambizione del proprietario Petr Dedek di voler recitare un ruolo di primo piano non solo affacciandosi alla vetrina della Spengler ma anche in tutta Europa.
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