La riconoscenza nello sport professionistico esiste sempre di meno. Ieri eri un eroe, oggi non sei più la persona adeguata. È notizia di un paio di giorni fa il licenziamento di Jan Cadieux. L’ormai ex allenatore del Ginevra è stato allontanato proprio durante le vacanze natalizie e di sicuro non starà passando delle feste gradevoli. Lui che, oltretutto, sta trascorrendo il primo Natale senza l’amato papà, il mitico Paul-André, deceduto lo scorso settembre.
Non esiste un momento ideale per ricevere la notizia di un licenziamento, ma di certo quello scelto dal Ginevra non è dei migliori. Purtroppo però l’umanità trova sempre meno spazio in un mondo che va velocissimo e dove a farla da padrone sono i risultati e i conseguenti introiti. Cadieux, subentrato nel novembre 2021 a Emond, aveva subito trasformato le Aquile, ottenendo risultati di spessore.
Nel 2023 l’apoteosi, con il primo storico titolo nazionale dopo oltre 115 anni di storia. Certo, quel Ginevra era imbottito di talento: Tömmernes, Hartikainen, Omark, Vatanen o Filppula, tanto per citarne alcuni, ma i grandi nomi da soli non sono sinonimo di successo. Cadieux fu molto bravo ad assemblare la chimica, riuscì a ritagliare un ruolo importante anche a comprimari non da poco e i ginevrini arrivarono al tripudio sfoderando un gran bel gioco e tanto spettacolo. Con il suo carattere, assai introverso e pure un po’ schivo, il buon Jan non si prese chissà che meriti, il grande palcoscenico lo lasciò giustamente ai giocatori.
L’anno seguente, in campionato, affiorarono diverse difficoltà. Difficoltà in fondo prevedibili: quando non si è abituati a vincere, è difficile mantenere alta la concentrazione e avere la stessa fame di vittoria. Solo i grandi club con tradizione vincente riescono a fare questo step. La fame, perlomeno, non mancò in Champions Hockey League, con una splendida cavalcata culminata con un nuovo trionfo, che fece dimenticare un pochino la delusione patita in campionato con l’eliminazione già nei play-in, dopo un opaco decimo posto in regular season.
Nella stagione corrente si sperava in un riscatto, ma invece si sta assistendo a una fotocopia di quella passata. In campionato il motore di Richard e soci non sta carburando, mentre in Europa si è in semifinale di CHL. Troppo poco per una piazza che si è abituata troppo bene e che, con i mezzi a disposizione, ha ovviamente ben altre ambizioni. Cadieux paga così per tutti ed è forse anche un po’ vittima del suo successo, ma la sensazione è che il direttore sportivo Marc Gautschi ultimamente abbia preso qualche granchio di troppo.
Il difensore svedese Lennström, in sede di presentazione annunciato come addirittura migliore di Tömmernes, è spesso infortunato e fin qui non allaccia nemmeno i pattini al connazionale. Alcuni acquisti importanti sul fronte elvetico, come quelli di Berni e Hischier, non si stanno rivelando particolarmente azzeccati e il rapporto qualità-prezzo fa difetto.
Altri elementi, come Pouliot e Jooris, stanno invecchiando e gli acciacchi si fanno sentire. Il portiere Robert Mayer è definitivamente sceso da quella nuvoletta che lo vide protagonista nella cavalcata vittoriosa del 2023, Descloux è spesso infortunato e il finlandese Raanta non sta facendo la differenza. Last but not least, il gravissimo infortunio di capitan Rod ha tolto un leader e un’importante congiunzione tra ghiaccio e panchina.
Morale della favola? Ogni allenatore ha una data di scadenza, non c’è spazio per i sentimenti. Cadieux è entrato nella storia del club ginevrino e se ne va a testa altissima. I modi e le tempistiche per l’allontanamento lasciano invece un po’ stupiti. Il club ha dimostrato poco tatto, il coach si sarebbe perlomeno meritato un addio ben diverso e in un ben altro contesto, considerando quanto raggiunto. Non con un comunicato scarno di un paio di righe durante le feste natalizie. E qui torniamo all’inizio: la riconoscenza è sempre minore in questo mondo.
Un mondo che, oltretutto, non ti regala nulla, lo sa bene anche Robin Meyer. Il 24enne portiere la stagione scorsa era stato “liquidato” – chissà poi perché – dal Rapperswil per fare spazio a Ivars Punnenovs. Questo nonostante le prestazioni incoraggianti dell’estremo difensore.
Meyer non si è però perso d’animo, ha avuto l’umiltà di fare un passo indietro, un po’ per scelta e un po’ per obbligo, accasandosi a Visp. Le ottime prove fornite con i vallesani gli hanno nuovamente aperto le porte della massima lega. Il Langnau, con il suo ingaggio, ha fatto un’ottima mossa, decisamente la migliore attualmente attuabile.
Il direttore sportivo Pascal Müller e lo staff tecnico dei tigrotti avevano già avuto un grande fiuto ingaggiando Charlin, e la storia, con buone probabilità, si ripeterà con Meyer. Lo svittese ha tutto per riuscire a imporsi anche in NL e lasciarlo nella lega cadetta sarebbe decisamente stato uno spreco.