FINLANDIA – CANADA
4-3
(0-0, 0-1, 3-2; 1-0)
Reti: 24’00 Cozens (Barzal, Severson) 0-1, 44’13 Granlund (Heiskanen, Lehtonen) 1-1, 45’57 Granlund (Lehtonen, Hartikainen) 2-1, 54’05 Armia (Lammikko) 3-1, 57’48 Whitecloud (Barzal, Anderson) 3-2, 58’36 Comtois (Barzal, Batherson) 3-3, 66’42 Manninen (Granlund, Heiskanen) 4-3
Note: Nokia Arena, 11’487 spettatori
Penalità: Finlandia 2×2′, Canada 5×2′
TAMPERE – La favola è servita, il sogno si è avverato. Il tiro di Sakari Manninen all’overtime regala l’oro mondiale alla Finlandia in casa propria, nello stesso anno dell’oro olimpico. Il grande entusiasmo del tifo di casa nella sontuosa e nuovissima Nokia Arena ha trascinato Anttila e compagni fino a sollevare la coppa, in un cammino che l’ha vista sconfitta una sola volta in tutto il torneo.
Sembrava tutto apparecchiato per questo, quel “Making Miracles” che ha fatto da sottotitolo per una squadra che dall’alto della sua forza non ha forse compiuto un vero miracolo ma ha sicuramente portato a termine un’impresa che era disegnata alla perfezione, con oltretutto il ginevrino Valtteri Filppula che può fare il suo ingresso nel prestigioso Triple Gold Club.
Tutto bellissimo e pronto per i festeggiamenti, ecco forse perché dalla finale è nato un primo periodo contratto, legnoso e senza idee da parte della Finlandia, con il Canada sornione attendista e come al solito specialista per un forecheck continuo ed asfissiante, quasi che la Finlandia sentisse un po’ troppo il peso di questo momento perfetto.
Quasi mai Pesonen e compagni sono riusciti a penetrare lo slot e mettere in pericolo Driedger per vie centrali nei primi venti minuti, tra gli attaccanti di casa e il portiere canadese c’era sempre almeno un difensore a disturbare la circolazione del disco e a recuperare per primo i puck vaganti. Molto più da fare invece per Olkinuora, non tanto per il numero di azioni complessive ma per la loro pericolosità, dato che gli uomini di Claude Julien, con maggior pazienza e mestiere, trovavano più spazi per insidiare il portiere finlandese.
Questo sbilanciamento ha trovato concretezza nel secondo periodo, quando in power play Cozens ha trovato il tiro giusto per portare avanti i suoi, mentre sull’altro fronte la Finlandia anche in superha sempre dovuto fare i conti con l’incessante forecheck avversario che non ha concesso un attimo di respiro ai finnici.
Solo con quel 5 contro 3 molto contestato per un fallo quantomeno dubbioso fischiato al Canada – una chiamata troppo frettolosa in un contesto troppo importante – ha cambiato la partita, con la doppietta di Granlund intervallata oltretutto dal cambio di portiere dei nordamericani, con Tomkins al posto dell’infortunato Driedger, fattosi male proprio sull’1-1.
Improvvisamente quel momento ha acceso la partita e i tifosi, in delirio sul 3-1 di Armia, ma anche loro non avevano fatto il conto assieme all’oste come capitato alla Svezia. Whitecloud al 57’48 e Comtois al 58’36 hanno ribadito per l’ennesima volta che questo Canada ha almeno due vite.
Ma ancora una volta è stato decisivo il power play per la Finlandia, con la staffilata di Sakari Manninen che ha lanciato nella storia la nazionale di Jukka Jalonen, campione olimpico e mondiale nel giro di tre mesi dopo l’argento di Riga e l’altro oro di Bratislava, portando al suo apice un ciclo straordinario.
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