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Lugano

Lugano brillante ma sconfitto, overtime fatale contro la capolista

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LUGANO – DAVOS

3-4

(1-0, 1-1, 1-2; 0-1)

Reti: 17’29 Filppula (McLean, Pettersson) 1-0, 21’34 Paulsson (Wieser, Koistinen) 1-1, 29’29 Pettersson (Klasen, Andersson) 2-1, 41’07 Lindgren (Paulsson, Wieser) 2-2, 52’15 Pettersson (Klasen, Steinmann) 3-2, 59’26 Simion (Paulsson, Ambühl) 3-3, 64’39 Hofmann (Lindgren, Genoni) 3-4

Note: Resega, 4’857 spettatori. Arbitri Massy, Wehrli; Kaderli, Kohler
Penalità: Lugano 3×2′, Davos 4×2′

LUGANO – Tempo di big match per i bianconeri, che dopo essere usciti con le ossa mezze rotte dall’Hallenstadion di Zurigo cercavano contro la capolista Davos un successo significativo, prima della trasferta di Zugo e del derby contro l’Ambrì Piotta.

La classica contro il lanciatissimo Davos ha visto il Lugano schierare in porta il rientrante Manzato e accomodare i tribuna Maurer, Kuonen e Romanenghi, tutti in sovrannumero. Infortunati i “soliti” Balmelli e Kostner, oltre all’ammalato Walker. I grigionesi si sono presentati alla Resega con la stessa formazione che ha steso proprio i Lions nei Grigioni con in più il rientrante ex bianconero Simion, ma sempre con 3 stranieri per l’assenza di Axelsson.

La partita è cominciata come ce la si poteva aspettare date le caratteristiche delle due squadre, ossia intensa, veloce e molto fisica. A partire meglio è stato il Lugano, andato in vantaggio in power play grazie a Filppula nel primo tempo, prima che Paulsson in contropiede pareggiasse la contesa in apertura di secondo periodo.

Paradossalmente, se anche era lecito attendersi una veemente crescita dei grigionesi, è stato invece il Lugano a crescere esponenzialmente, creandosi molteplici occasioni prima che l’immancabile Pettersson marcasse il cartellino per il nuovo vantaggio bianconero. Lugano arrembante, veloce e pungente, Davos ben protetto da un Genoni a volte anche fortunato, ma sempre veloce e pericoloso nelle ripartenze dei vari Ambühl e Wieser.

Gli ospiti hanno provato a cambiare tipologia di gioco per sorprendere l’ottimo Manzato, cercando di manovrare di più il disco nel loro terzo offensivo, ma la difesa del Lugano ha ancora retto bene, slegandosi spesso in transizioni molto rapide. Il periodo centrale è terminato con i bianconeri in vantaggio solo 2-1, ma il margine sarebbe potuto – e dovuto – essere più ampio, date le numerose occasioni.

Purtroppo un vecchio problema bianconero a volte si fa ancora strada, ed è quello riguardante gli inizi di tempo, perché come già accaduto nel secondo tempo, anche nel terzo il Lugano si è fatto sorprendere dopo 1’, a causa di un grossolano errore di Andersson, permettendo il nuovo pareggio di Lindgren. Bianconeri scalfiti nell’orgoglio, ma non nella voglia di ricomiciare a macinare gioco.

Sempre con il disco dalla propria parte e autori di un’impressionante mole di gioco, i bianconeri sono giunti al nuovo vantaggio grazie alla premiata ditta KlasenPettersson, con il topscorer autore della sua 21esima rete stagionale.

Tutti contenti? Neanche per sogno, perché quello che è successo nel finale è abbastanza incredibile. Dapprima, dopo nuove e svariate occasioni per il Lugano di chiudere l’incontro, è arrivato il classico gol dell’ex con Dario Simion, che ha insaccato a soli 33” dalla fine dopo tiro ciccato da Paulsson.

Nell’overtime si è continuato sulla falsa riga dei tempi regolamentari, con il Lugano più volte vicino alla rete ma a 21” dalla fine avviene il patatrac: il Davos è schiacciato nel proprio terzo da diversi minuti, stanco, sulle ginocchia. Un primo fallo, un cross check in pieno slot su Vauclair impossibile da non vedere, poi Genoni lancia il bastone sul ghiaccio togliendo il disco dalla paletta dello stesso Vauclair – sembra al limite, ma il lancio effettivamente c’è – il tutto mentre Klasen viene steso con una mossa più da lotta greco-romana che da hockey.

Ripartenza 2-contro-0 del Davos e rete logica, con Manzato dapprima efficace e poi impotente su quell’attacco ad armi impari. Clima surreale, caotico, e sentimenti di rabbia e frustrazione. Peccato che sia finita così, rovinata da un errore arbitrale che a parere personale è inconcepibile pure ai minimi livelli dell’hockey. Lugano e Davos avevano dato vita a una sfida d’altri tempi, di alto livello, sia tecnico che fisico, velocissima e ogni volta sorprendente, e il finale non ha certo reso giustizia.

Ma tant’è, è finita così, con il Lugano che ha strappato applausi a scena aperta per l’intensità e la qualità del gioco espresso e per l’abnegazione portata da tutti sul ghiaccio. Pettersson (21 reti per lui), Klasen e Filppula continuano a essere su altri pianeti, ma i sacrifici portati dai vari Vauclair, McLean, Reuille, Steinmann e Sannitz sono il legante che tiene assieme una squadra fatta di grandi campioni, giovani vogliosi e grandi lottatori.

Aldilà del risultato, dell’errore arbitrale e di qualche magagna sicuramente risolvibile a livello di gioco, non si può che essere felici di vedere una squadra del genere sul ghiaccio.

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