BRATISLAVA – Dieci minuti di paura, poi la Svizzera ha capito che anche contro la Red Machine si poteva alzare la testa e lo ha fatto egregiamente.
Contro quella che è – a livello di effettivi – la formazione più forte dell’intero torneo mondiale, i rossocrociati non hanno affatto sfigurato, nonostante la differenza in pista in alcuni frangenti potesse far pensare al peggio.
Certo, a livello di velocità di esecuzione, tecnica individuale e capacità di lettura del gioco in tempi incredibilmente brevi, Kucherov e compagni rimangono irraggiungibili, ma quando la Svizzera ci ha messo determinazione e disciplina, anche Georgiev ha avuto le sue belle gatte da pelare.
Si è detto di una decina di minuti di paura, quelli iniziali in cui i ragazzi di Fischer sono entrati forse fin troppo timorosi di fronte a una Russia che stavolta se l’è giocata la partita, con forecheck molto profondo, contrasti portati a termine e cambi molto rapidi soprattutto nel difficoltoso periodo iniziale.
La Svizzera ha avuto una bella reazione da quei momenti di tensione e dopo la rete di Anisimov, riuscendo ad alzare il livello dell’ingaggio fisico e a giocare con gli occhi aperti, davanti e dietro obbligatoriamente.
Nessuna imbarcata, diverse difficoltà nel gestire soprattutto le uscite dal terzo della Russia e il loro power play (con Kucherov, Ovechkin, Dadonov e compagnia la massima espressione dell’hockey offensivo) senza però mai crollare o imbarcare secchiate d’acqua.
Anzi, la Svizzera ha alzato il proprio ritmo, ha cercato con i vari Moser, Hofmann, Josi e Scherwey di mettere in difficoltà i difensori russi mettendola sul ritmo e sul fisico, missione difficile ma necessaria per potersela giocare. A risultare più in difficoltà semmai sono sembrate alcune coppie di difesa, da quella formata da Fora e Frick a Diaz, spesso presi in contropiede sui rapidi cambi di gioco nella zona neutra.
Spinti ancora da una pista “casalinga” (più di 9’000 i presenti, di cui almeno 6’000 svizzeri) Josi e compagni ci hanno provato a risalire la china anche dopo il raddoppio di Kucherov su una spettacolare combinazione in powerplay.
Proprio in superiorità numerica la Svizzera ha avuto le sue ottime occasioni per poter rientrare, ma difficilmente il disco è arrivato con regolarità su Georgiev, comunque sempre bravissimo sulle deviazioni da breve distanza.
Buono invece lo stesso esercizio in vari frangenti sul possesso del disco e la circolazione dello stesso, più difficile trovare la maniera di entrare nel terzo e di scardinare lo slot, ma anche in questo senso i segnali sono stati incoraggianti.
Incassato il 3-0 definitivo ancora per mano di Kucherov, Fischer ha dato un segnale forte, togliendo Genoni – grande partita la sua – per cercare di bucare Georgiev anche a 6 contro 4, centrando però solo un palo con Haas a fil di sirena.
Nonostante la sconfitta, la prestazione della Svizzera, con i rimescolamenti in attacco effettuati da Fischer, è stata ancora una volta incoraggiante. La forza d’urto della Russia era nota a tutti ma gli elvetici hanno provato a giocarsela a viso aperto dimostrando di possedere un grosso potenziale anche contro la formazione più forte del torneo.
Ora sarebbe un peccato non sfruttare questo potenziale contro la Cechia, e con un Niederreiter in più in un motore già ben rodato le cose potranno farsi molto interessanti.
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