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CHL

Il Lugano torna a respirare, Lions battuti nell’andata degli 1/8 di CHL

LUGANO – ZSC LIONS

3-2

(1-2, 2-0, 0-0)

Reti: 12’55 Rundblad 0-1, 13’13 Wick 0-2, 19’30 Hofmann (Bürgler, Brunner) 1-2, 24’28 Chiesa (Wilson) 2-2, 28’39 Klasen (Zackrisson) 3-2

Note: Resega, 5’439 spettatori. Arbitri Harnebring, Öhlund; Castelli, Obwegeser
Penalità: Lugano 4×2′, ZSC Lions 4×2′

LUGANO – La vittoria è sempre la miglior medicina, che sia in campionato o in Champions Hockey League, e al Lugano serviva maledettamente un’iniezione di fiducia. È vero, i Lions si sono presentati senza alcuni titolari tra i quali Thoresen, Suter e Cunti, in più i bianconeri hanno schierato in pista tutto l’arsenale straniero, rispolverando pure Daniel Sondell in difesa.

Ma questo non toglie che la vittoria era l’unica soluzione per cercare di rialzare un po’ il morale e ridare un pizzico di tranquillità all’ambiente, in qualunque maniera essa sarebbe arrivata.

Perché non è stata decisamente una passeggiata per Chiesa e compagni, non che lo possa essere contro i Lions normalmente, ma i bianconeri hanno sbattuto non solo contro la tradizionale organizzazione e forza degli zurighesi, ma hanno dovuto spesso lottare contro se stessi e tutti i difetti palesati in questo periodo.

Difetti palesatisi in tutta la loro grandezza soprattutto nel primo tempo, chiuso sotto solo per 1-2, ma con un passivo che poteva essere più pesante visti gli equilibri in pista. Difficoltà enormi ad uscire da dietro la porta, errori d’impostazione, inutili complicazioni per giocate semplici e insicurezze figlie di tutta questa catena. Se il primo gol ospite di Rundblad è da annoverare anche tra le prodezze personali per il gesto del difensore, il raddoppio di Wick racchiude un po’ tutto quello in cui difettano i ragazzi di Shedden, a partire da un disco perso malamente in zona neutra, un avversario (Wick, per l’appunto) libero di involarsi e un Merzlikins poco sicuro che si è lasciato sfuggire il disco.

Perlomeno a questa squadra è tornato a far capolino un po’ di carattere, quello che serve nei momenti difficili, e senza nemmeno quello sarebbe stato impossibile restare in partita. Carattere tornato in un Merzlikins che ha saputo rialzarsi e tornare sicuro, ma anche in quei giocatori chiamati a trascinare la squadra, e allora con gli Hofmann e i Zackrisson a suonare la carica, i bianconeri la testa hanno saputo risollevarla.

Col carattere è uscita (finalmente) anche una propensione a giocare più semplice e, anche se le uscite dal terzo rimangono tremendamente complicate, nel terzo offensivo le idee sono diventate molto più chiare col passare dei minuti. Più dischi su Flüeler, difensori in grado finalmente di dare il raddoppio e sovrapporsi, i vari Martensson (con Klasen ancora molto in ombra a livello di gioco) Lapierre e Walker hanno preso e dato colpi nello slot, sfiorando la rete più volte.

Ancora una volta, come successo in diverse occasioni, si è visto quindi un Lugano in crescita nel terzo periodo, molto più fresco di uno ZSC apparso a corto di fiato. Molte le occasioni da rete nel terzo conclusivo, con Brunner (periodo maledetto), Walker, Lapierre, Zackrisson e Martensson vicini a dei gol che sarebbero stati utili in vista del match di ritorno.

Il ritorno di Sondell ha dato qualche seppur discreto beneficio al power play, con più mobilità e imprevedibilità rispetto alla Klasen-dipendenza, ma a 5 contro 5 per lo svedese è stato comprensibilmente difficile emergere dopo diverse settimane in tribuna.

Tanti errori, soprattutto nella prima metà di partita? Innegabilmente, amplificati poi da una struttura di gioco e delle capacità tecniche di uno ZSC che anche privo di alcuni ottimi giocatori rimane impressionante. Quello che si voleva dal Lugano era una reazione, e se dopo 15 minuti si correva il rischio di rimanere delusi, dopo la terza sirena (e alla luce di quel buon terzo periodo) si può certo rimanere sufficientemente soddisfatti e guardare al ritorno di mercoledì prossimo con un ottimismo perlomeno velato e sottovoce.

I problemi di questa squadra non sono da sottovalutare, ma non è da sottovalutare nemmeno il tempo che ci vorrà per appianarli e (eventualmente…) risolverli del tutto. Ci vuole tempo per guarire da certi mali, da una partita all’altra si può solo cercare di vedere delle reazioni come accaduto contro i Lions. E sperare.

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