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Lugano

Il Lugano non sa più vincere e passerà il Natale sotto la linea

friborgo

LUGANO – Chi ha una cura per questo Lugano si faccia avanti al più presto. Che si chiami Dave Chambers o Jacques Martin, qualcuno dovrà aiutare Huras a trovare soluzioni durante le feste natalizie che tolgano questa squadra da certi incubi ricorrenti divenuti ormai solide realtà. Incubi che parlano di un Lugano capace di girare una frittata segnando tre reti in meno di quattro minuti al Friborgo, di far sognare di speranza i tifosi per una bella vittoria ottenuta con cuore, testa e sudore contro la capolista per poi far risvegliare il paziente con una doccia di acqua gelida che rappresenta l’ennesima sconfitta maturata negli ultimi secondi.

Le premesse dopo le due sconfitte di Berna e Zugo non erano delle migliori, ma questa squadra ci ha abituati al meglio come al peggio – purtroppo, ahinoi, anche nello spazio di pochi minuti – e ciò che il Lugano ha regalato ai 5’000 della Resega è stato un incontro fatto di determinazione, grinta e voglia di vincere. Fino a tre minuti dal termine la squadra di Huras – presentatasi quasi con la medesima formazione di Zugo, senza Conne, Morant, Domenichelli, Brady Murray, Blatter e Kienzle di nuovo schierato in attacco – pur non disputando un incontro perfetto si è ritrovata con un meritato vantaggio sulla capolista, frutto della rete di Ruefenacht in un power play di nuovo abbastanza funzionante.

(A. Branca)(A. Branca)

La partita è andata avanti abbastanza piacevolmente, con diversi ribaltamenti di fronte, con il Friborgo più cinico e concreto e il Lugano rabbioso e a volte frettoloso o indeciso nel concludere a rete. Poi quei minuti finali, affrontati dal Lugano con fiato corto e fosforo in deciso calo. Se la rete di Dubé a 49″ dal termine “tecnicamente” ci potrebbe stare, il game winning gol di Sprunger nell’overtime è l’esempio perfetto delle amnesie bianconere, di una squadra che ha affrontato i tempi supplementari senza più alcuna energia fisica e psicologica in corpo.

Il perché di queste sconfitte in zona “Cesarini” tolgono il sonno a Huras e ai tifosi ormai da mesi, e il tarlo di una certa paradossale “paura di vincere” potrebbe aver fatto capolino nella testa dei giocatori, e come già abbiamo visto in passato, le soluzioni non sono così a portata di mano. Non è questione di voglia, come ha dimostrato la rete di Ruefenacht e le esultanze sul ghiaccio e in panchina. Non è nemmeno di “cattiveria” agonistica, per la conferma chiedere a Sprunger, che a causa delle sue antipatiche provocazioni non l’ha certo passata liscia con Bergeron e Sbisa prima e con Ruefenacht poi.

Non è questione di capacità, perché se si è riusciti a ribaltare il match contro la capolista in tre minuti e si è ritrovato il vantaggio che di credeva decisivo dopo 10 minuti di spinta forsennata significa che non è una squadra mediocre. C’è un problema nella testa di molti giocatori, ad immagine di Sbisa, autore di passaggi a vuoto che hanno dell’incredibile, o di Vauclair, capace di cose straordinarie come pure di ingenuità enormi nello spazio di un cambio.

(A. Branca)(A. Branca)

E per queste cose non bastano la carica agonistica di Ruefenacht e Hirschi. Non bastano l’intelligenza e la classe di due fenomeni come Metropolit e Bergeron. Non bastano perché se queste qualità permettono di essere in vantaggio fino al 59’11” e al 60’53” si è perso la partita senza colpo ferire, significa che qualcosa che sta diventando un peso aleggia nelle teste di molti giocatori.

Il Natale di Huras e banda porterà semplicemente una linea da guardare dal basso all’alto, ma si spera che porti anche quelle soluzioni che permettano di cominciare un 2013 diverso da questo 2012, e chissà che una pausa un po’ sul chi vive non aiuti a trovare anche quella determinazione che misteriosamente scompare negli ultimi minuti di gioco.

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