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Coppa Spengler

Il Lugano lotta, ma il Canada è imbattibile e conquista la Spengler

TEAM CANADA – LUGANO

4-3

(1-1, 2-1, 1-1)

Reti: 8’49 Hofmann (Bertaggia, Filppula) 0-1, 15’59 Ellerby (DiDomenico) 1-1, 23’27 Roy (Conacher) 2-1, 25’00 Pyatt (DiDomenico) 3-1, 32’50 Chiesa (Brunner, Klasen) 3-2, 45’08 Hofmann (Bertaggia, Filppula) 3-3, 48’13 D’Agostini (Lombardi, Johnson) 4-3

Note: Vaillant Arena, 6’300 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Kimmerly, Vinnerborg; Borga, Tscherrig
Penalità: Team Canada 6×2′, Lugano 3×2′

DAVOS – Esattamente 30 anni dopo, il Lugano di nuovo in finale. Dopo la sconfitta patita nel 1991 contro il CSKA Mosca di Petrov e Chibirev, i bianconeri hanno potuto saggiare di nuovo l’atto finale della Coppa Spengler, e lo hanno fatto sfidando il Team Canada di Boucher.

In fondo in questa finale si sono ritrovate le due squadre che meglio hanno interpretato il torneo, e quelle che si credevano favorite per la conquista del trofeo. La formazione canadese si è confermata una corazzata solidissima e implacabile per tutto il torneo, mentre il Lugano ha divertito e ha impressionato per l’attitudine messa in pista nelle sfide giocate a Davos.

Un Team Canada pimpante quello che ha cominciato la sfida contro il Lugano, con più pattinaggio e maggior freschezza, e le manovre di Conacher e compagni hanno spesso messo in difficoltà la retroguardia bianconera. La rete di Hofmann, caduta contro l’andamento del gioco, ha dato qualche energia in più ai bianconeri, ma presto sono stati ancora gli uomini di Boucher a riprendere in mano il pallino del gioco, e Merzlikins, oltre ad aver incassato la rete del giusto pareggio, ha dovuto tirar fuori qualche intervento difficile.

Hirschi e compagni hanno avuto qualche difficoltà nelle transizioni da difesa ad attacco, risultando imprecisi nella gestione del disco. Rispetto alla partita giocata mercoledì dal Lugano contro l’Avtomobilist, le difese si sono mostrate decisamente più blande, e a partire soprattutto dal secondo tempo, la partita ne ha giovato in spettacolo con molti ribaltamenti di fronte, e i bianconeri hanno potuto aprire di più il gas.

Molte occasioni, tre pali, un paio di buoni power play con la rete di Chiesa, ma il tutto – in un hockey privo o quasi di tatticismi –  preceduto dal cinismo canadese che aveva già portato Roy e compagni sul 3-1, divenuto poi 3-2.

La forza d’animo del Lugano non è bastata per vincere incontro e coppa, e nonostante il pareggio provvisorio ancora ad opera di Hofmann, pareva chiaro che i bianconeri avessero molte tossine nelle gambe e poco ossigeno nei polmoni. A parte qualche pericolo, il Canada ha poi difesa il ritrovato vantaggio, potendo festeggiare così meritatamente la vittoria.

La squadra di Boucher è stata migliore per buona parte dell’incontro, ha giocato con più regolarità, mentre i bianconeri hanno spinto a tratti, anche con un po’ di sfortuna, ma è indubbio che i nordamericani avessero più capacità di far loro la sfida.

Il Lugano si è battuto con onore, fino in fondo e senza risparmiarsi, e se la volontà della presidente Vicky Mantegazza era quella in primis di “fare una bella figura”, la squadra l’ha di certo accontentata. La squadra di Shedden ha raccolto consensi per tutto il torneo grazie alla qualità del suo gioco, per l’attitudine messa in pista e per la capacità di alcuni suoi giocatori di dare quello spettacolo che sempre fa bene a questo torneo.

Due partecipazioni alla Coppa Spengler e due finali, anche questa volta, dopo il 1991, l’Hockey Club Lugano esce a testa alta.

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