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Ambrì Piotta

Il derby è una battaglia di nervi, il Lugano non trema e va ai playoff

Partita tesa in una Cornèr Arena infuocata. Il Lugano strappa la qualificazione e nei quarti affronterà il Friborgo, per l’Ambrì Piotta c’è ancora l’ostacolo Bienne

Il derby è una battaglia di nervi, il Lugano non trema e va ai playoff

LUGANO – AMBRÌ

3-1

(1-0, 0-0, 2-1)

Reti: 19’46 Alatalo (Arcobello) 1-0, 54’26 Carr 2-0, 58’29 Bürgler (Heed) 2-1, 59’37 Ruotsalainen 3-1

Note: Cornèr Arena, 6’733 spettatori
Arbitri: Hebeisen, Kohlmüller; Schlegel, Wolf
Penalità: Lugano 3×2, Ambrì 4×2

Assenti Lugano: Julian WalkerMarkus GranlundNiklas SchlegelGiovanni MoriniSamuel Guerra (infortunati), Mario KempeJoey LaLeggiaArno SnellmanRoberts CjunskisAlessandro VillaJohn QuennevilleJoel MesserliJeremi Gerber (sovrannumero)

Assenti Ambrì: Davide FadaniNando EggenbergerKilian ZündelJared McIsaacSimone TerraneoValentin Hofer (sovrannumero), Alex Formenton (congedo)

LUGANO – Tensione, ansia, esaltazione, paura di perdere, voglia di vincere. Il derby della Cornèr Arena non è stato un bel derby sotto il profilo estetico, ma ha racchiuso in quell’ora di gioco tantissime emozioni passate tra la testa e le mani dei giocatori e tra il pubblico sugli spalti.

Per sensazioni provate è stato un derby vero e “pesante”, per la posta in palio, per la bolgia creata da una pista bianconera finalmente calda come deve essere in questi appuntamenti, per una battaglia tra due squadre che si sono divise le strade per le solite questioni di centimetri, per le casualità, per quel disco perso di troppo.

Alla terza sirena e sul boato del pubblico di casa, il derby numero 2 dei play-in ha sentenziato che a passare già ora ai playoff è quindi il Lugano, mentre l’Ambrì Piotta dovrà giocoforza prendere la lunga deviazione verso la Tissot Arena, casa del Bienne capace di eliminare i campioni in carica del Ginevra.

Il Lugano prenderà invece la strada per Friborgo nei quarti di finale, e lo fa dopo due partite giocate con i nervi d’acciaio, una pareggiata con la ormai famosa rimonta e una vinta grazie alla pazienza, al lavoro difensivo di tutta la squadra e anche grazie a quel pizzico di fortuna che per una volta ha deciso di toccare i bianconeri proprio nel momento del bisogno.

Perché avere la meglio su questo Ambrì Piotta per la formazione di Luca Gianinazzi non è stata certo una passeggiata, è stata un’altra battaglia equilibrata come voleva la logica di due squadre che alla fine hanno chiuso appaiate a pari punti la regular season, e chi pensava che lo choc della rimonta subita alla Gottardo Arena avesse messo il morale sotto i piedi ai giocatori biancoblù si sbagliava di grosso.

E il Lugano lo sapeva bene, non ha affrontato la partita con spavalderia, ha manovrato con semplicità e rigore difensivo senza cercare troppi rischi, ma con un Ambrì cosciente di avere tutte le possibilità di questo mondo di passare e quindi pure paziente e “studioso” ne è uscita una partita che per una buona metà del suo corso ha visto tantissimi errori di impostazione sulle due sponde, innumerevoli icing e liberazioni del terzo difensivo corte alzando il disco a palombella.

Poteva la rete di Alatalo cambiare delle coordinate, dopo essere arrivata a quattordici secondi dalla prima sirena? Certo che sì, ma pure il vantaggio bianconero non ha cambiato alcun piano nella gestione tattica dei leventinesi che, anzi, superati un paio di box play (con 18 secondi in 3 contro 5) ha trovato lo slancio per mettere in difficoltà la difesa bianconera, apparsa a corto di lucidità su diversi cambi lontano dalla propria panchina, quando il cycling nel terzo offensivo da parte di Pestoni e compagni ha fatto saltare più di una posizione al Lugano, salvatosi con Koskinen prima e poi con un clamoroso doppio palo in box play successivamente.

Sì, per energia e velocità d’esecuzione nel terzo offensivo l’Ambrì ha spesso mostrato più qualità del Lugano, risultando però inconcludente davanti alla porta, nonostante Koskinen abbia visto diversi dischi arrivare nello slot basso, seppure spesso a visuale libera o con tocchi troppo ravvicinati per fare male al portiere bianconero, decisamente sul pezzo in questa seconda gara.

Il massimo dello sforzo l’Ambrì è sembrato averlo messo dopo la metà di partita fino circa al 50′, trascinato da uno Spacek a tratti incontenibile nella gestione del disco ma che non sempre ha trovato spalle libere o soluzioni immediate per il suo colpo d’occhio, mentre il Lugano ha cominciato a compattarsi e a lavorare difensivamente molto duro, mettendola anche sul fisico “pesante” con tutti i quattro blocchi.

Naturale che con il passare dei minuti a farla franca sarebbe stato chi commetteva meno errori, o meglio sarebbe stato punito l’autore del primo grosso errore. E qui è significativo che sia stato proprio Spacek a regalare il disco buono a Carr, anche se tanto merito va appunto al primo blocco bianconero capace di fare un lavoro instancabile in forecheck, lasciando ogni tanto da parte le tanto amate scorribande offensive.

Anche qui simbolico che giocatori come Joly e Carr nel finale dopo il 2-1 di Bürgler in 6 contro 4 siano andati a bloccare dei tiri violentissimi – pure Tennyson avrà avuto bisogno del ghiaccio – e la dice lunga su come i padroni di casa, prima della liberazione del gol a porta vuota di Ruotsalainen, abbiano dovuto rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani per avere la meglio su un Ambrì apparso anche più brillante fisicamente.

Da premiare per i bianconeri sicuramente la solidità del lavoro difensivo e il sacrificio mostrato anche dai giocatori notoriamente più offensivi, anche se in certi frangenti la squadra di Gianinazzi è sembrata fin troppo arretrata nelle sue posizioni, regalando troppo spesso il possesso del terzo ai leventinesi.

Per l’Ambrì Piotta c’è sicuramente il rammarico di non essere riusciti a trovare la rete in tempo, quando ancora si poteva indirizzare la partita verso un overtime o addirittura una vittoria nei sessanta minuti che non sarebbe affatto suonata scandalosa, ma probabilmente in quanto a nervi, malizia, esperienza e mestiere il Lugano ha messo in pista quella differenza decisiva che lo ha aiutato a superare i momenti difficili e a trasformarli in quelli favorevoli.

I bianconeri ora si trovano sulla strada del Friborgo, e sicuramente Carr e compagni hanno le loro carte da giocare, magari riproponendo i fantasmi dei preplayoff di un anno fa, a patto che superare questo derby e raggiungere i playoff gli abbia scrollato di dosso quella tensione che si percepiva nelle ultime settimane.

L’Ambrì Piotta contro il Bienne mantiene tutte le chance di proseguire la stagione, la squadra è solida e ha energia a sufficienza, la chiave starà nel dimenticare in fretta la delusione dei derby e gettarsi subito sul prossimo obiettivo, che per la squadra che Luca Cereda ha portato in pista contro il Lugano è sicuramente alla portata. E chissà se ritroveremo le due ticinesi nei playoff.


IL PROTAGONISTA

Mirco Müller: I nervi saldi di un cyborg, la visione a 360 gradi di un giocatore che interpreta la copertura puramente difensiva come forse nessun altro sa fare in National League, e questo è dimostrato da partite di grande tensione come quest’ultimo derby. Non ha sbagliato un disco, un posizionamento, ha tagliato con grandissimo anticipo le linee di passaggio in transizione dell’Ambrì tra zona neutra e slot facendo ripartire subito l’azione dalla propria parte. Per qualcuno è stato un vero incubo trovarselo davanti.


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HIGHLIGHTS

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