DAVOS – Si è conclusa con una sconfitta in finale per mano del “solito” Team Canada l’avventura della Nazionale svizzera alla Coppa Spengler, tappa importante nell’avvicinamento ad un torneo olimpico che è oramai dietro l’angolo.
Dopo tre ampie vittorie, nell’ultimo pomeriggio dell’anno i rossocrociati non hanno trovato il modo di eludere la guardia di un ottimo Kevin Poulin, che ha impedito agli uomini di Patrick Fischer di indirizzare il match a loro favore.
“Credo che abbiamo giocato un ottimo secondo tempo – ci ha spiegato il coach della Nazionale – quasi il nostro migliore, ma ne siamo usciti con un passivo di 2-0 che ha punito l’incapacità di sfruttare le nostre occasioni. Bisogna dare atto al Canada di aver avuto sangue freddo in quelle fasi, ma dal nostro lato dobbiamo fare i complimenti ai nostri giocatori, hanno dato tutto e creato tanto, pur senza riuscire a battere l’ottimo portiere canadese”.
Patrick Fischer, al di là del risultato, durante questo torneo come staff tecnico avete trovato le risposte che cercavate?
“Direi di sì. Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati per la Spengler, in particolare per quanto concerne il team building… Abbiamo passato una settimana molto bella insieme, sia con i giocatori che con le loro famiglie, e questa è una cosa molto positiva per noi. Per quanto riguarda il gioco siamo invece soddisfatti delle fasi a cinque-contro-cinque, tutti sanno quello che devono fare e sull’arco di queste quattro partite abbiamo lasciato poco spazio agli avversari. Ci manca ancora qualcosa invece in powerplay, mentre siamo soddisfatti di quanto mostrato in boxplay… Complessivamente sentiamo di aver fatto un passo avanti”.
Dopo un’era passata dalla Svizzera come Nazionale orientata alla difesa, tu hai dato un’impronta molto più offensiva alla squadra… Manca però ancora quella cattiverà e quell’abilità di essere smaliziati che è determinante…
“Un po’ probabilmente sì, ma nonostante in finale non sia arrivato nessun gol, abbiamo comunque segnato 18 reti sull’arco del torneo. Credo che anche contro il Canada la nostra squadra abbia evidenziato le giuste abitudini… Siamo andati diretti sulla porta, tirato molto e creato tanto traffico. D’altro canto è vero, i nostri avversari hanno avuto più sangue freddo e questo ha fatto la differenza”.