OSTRAVA – Per la prima volta del 2018 la Svizzera è finalmente riuscita a rompere la maledizione dei quarti di finale, uno scoglio che da quella rocambolesca serata di Kosice contro il Canada aveva iniziato ad essere un ostacolo insormontabile.
Quando Bertschy ha infilato il 3-1 della certezza a porta vuota, anche coach Patrick Fischer ha tirato un sospiro di sollievo.“Finalmente! Mancava ancora un minuto, ma quella rete ha tolto un po’ di pressione. Insomma è stato un bel pensiero”, ha commentato a fine gara il coach.
Ti senti alleggerito nell’aver sconfitto una Germania spesso stregata per la Svizzera?
“Direi che provo gioia per tutti. Negli ultimi quattro mondiali abbiamo vinto 24 partite su 28, ma non siamo mai stati ricompensati. Ora abbiamo fatto un passo in avanti e siamo contenti di poter continuare a giocare a hockey”.
Contro la Germania la fase difensiva ha fatto la differenza…
“Come sempre nella vita s’impara sempre nelle situazioni difficili. Abbiamo incassato tante sconfitte questa stagione perché non segnavamo reti e allora ci siamo dovuti migliorare nella fase difensiva. Attualmente siamo veramente forti difensivamente, concediamo poco. La Germania è pericolosa davanti, ha ottimi giocatori, ma a 5-contro-5 ha avuto solo due o tre occasioni, altrimenti abbiamo avuto la situazione sotto controllo. Ciò ti dà una bella sensazione, c’è molta chiarezza su come si vuole giocare in tutte e tre le zone. Adesso per il weekend finale dovremo lavorare in particolar modo sul powerplay”.
Avete dimostrato maturità. Pur perdendo per un attimo il momentum, siete comunque riusciti a vincere…
“Credo proprio di sì. Già prima del Mondiale avevo detto che la squadra è estremamente matura. Abbiamo una squadra two-way, in sostanza tutti i giocatori possono giocare bene la fase offensiva e quella difensiva. Disponiamo di difensori robusti, di buoni portieri e avere davanti certe armi aiuta molto. C’è la fiducia reciproca, si vede anche quando si bloccano i tiri avversari e c’è tanta fame. Non abbiamo mai perso la lucidità, nemmeno nei momenti duri. Questa è la parte più difficile nello sport, gestire certi attimi difficili quando hai il massimo della pressione. L’anno scorso questo non ci era riuscito, ora invece sì. Insomma, abbiamo imparato”.