SVIZZERA – STATI UNITI
4-5
(0-0, 3-1, 1-3; 0-1)
Penalità: USA 5×2′ + 1×5′ + 1×20, Svizzera 4×2′
AUGSBURG – La Nazionale non è riuscita a cogliere la seconda vittoria consecutiva alla Deutschland Cup, arrendendosi per 5-4 dopo tempi supplementari agli Stati Uniti. Come in occasione del debutto contro i tedeschi, la formazione allenata da Fust ha peccato di costanza, prendendo dapprima il largo e venendo poi rimontata in una partita che sulla carta sarebbe dovuta essere già considerata chiusa.
Gli americani, presentatisi all’evento con una rosa formata da uno stuolo di giocatori principalmente impegnati in Germania e nella Confederazione stessa, hanno iniziato l’incontro a tutto gas, schiacciando la Svizzera nel proprio terzo e impedendole di costruire il gioco in maniera ragionata. Il biancoblù Zurkirchen, schierato nell’occasione al posto di Conz, ha parato il possibile in avvio e, sul gran tiro al volo di Burish in power play, ha anche beneficiato dell’aiuto dei ferri della sua porta.
(PHOTOPRESS/Urs Homberger)
Meno efficace invece il gioco in superiorità numerica dei rossocrociati, statico e basato in particolare sui velenosi tiri appoggio di Loeffel. Proprio con l’uomo in più sul ghiaccio i rossocrociati sono capitolati per la prima volta per mano del ginevrino Slater. Il nordamericano si è servito di Frick per mascherare la sua conclusione ed ha imparabilmente battuto il cerbero biancoblù sul secondo palo.
La Nati si è però immediatamente rimboccata le maniche, trovando il punto dell’1-1 con Cunti, al debutto nel torneo. Il pareggio è giunto dopo una perfetta combinazione in velocità tra Suri e il solito Martschini, dopo che il portiere americano aveva risposto con un’incredibile save ad un affondo dello stesso zugano. L’inedito terzetto offensivo è senza dubbio stato il più pericoloso degli svizzeri, rivaleggiato soltanto dalla linea di Hofmann, Pestoni e Froidevaux. Le altre linee hanno molto faticato contro la fisicità degli avversari e, ad esclusione di Mottet, si sono raramente presentate in zona gol.
A metà partita quella che sarebbe potuta essere la svolta, con un 5’ più penalità di partita comminati a Drew LeBlanc, reo di avere colpito con un check alla testa Praplan (poi tornato regolarmente sul ghiaccio).
Sugli sviluppi di questa penalità, i rossocrociati hanno poi addirittura potuto beneficiare di 2’ di doppia superiorità numerica, ma hanno faticato a carburare. Ci è voluta la seconda linea di special teams, quella guidata da Pestoni e Hofmann, per trovare il punto del 2-1. Il bianconero ha risolto una mischia con un provvidenziale backhand, legittimando un lungo periodo di pressione.
(PHOTOPRESS/Salvatore Di Nolfi)
Un po’ frastornati, gli statunitensi si sono nuovamente arresi dopo poco più di 1’, incassando il 3-1 messo a segno da Martschini. Gran parte del merito della segnatura va però attribuita al luganese Alessandro Chiesa, bravissimo a vedere e a servire il compagno con un illuminante assist.
In avvio di terzo tempo, con gli americani protesi in avanti per riaprire l’incontro, Hofmann è partito in contropiede venendo fermato con le cattive da un avversario. A differenza della prima sfida questa volta il ticinese non ha fallito il rigore, freddando il portiere con una finta in backhand.
Partita chiusa? No, perché gli USA sono una squadra che non si arrende mai e, soprattutto, perché questa selezione non è abbastanza dotata difensivamente per potersi permettere di gestire un vantaggio.
Si è così assistito al progressivo ritorno in partita dei nordamericani, che hanno cominciato la loro rimonta con un tiro nel traffico di Connelly. Al 52’ è giunto il 4-3 messo a segno da Hanowski servito in maniera magistrale da Gilroy ed appena 37’’ dopo, con gli svizzeri completamente in tilt, Wellman ha approfittato dell’ennesimo blackout della retroguardia per chiudere il gap con il suo 4-4.
(PHOTOPRESS/Steffen Schmid)
Scossi dal ribaltone ed incapaci di reagire anche dopo il time out chiamato da Fust, i confederati non sono più riusciti a rendersi pericolosi in attacco e si sono limitati ad accusare i colpi dei più motivati avversari. È così giunta la logica marcatura di Billins nell’overtime, che con la sua botta dalla blu ha sancito il 5-4 finale.
La sconfitta è il risultato di un eccessivo rilassamento e delle già menzionate lacune difensive individuali, ma quanto mostrato da alcuni singoli (Hofmann e il bomber tascabile Martschini su tutti) e la grinta vista per i primi 50’ sono comunque da considerarsi molto positivi.
La Svizzera giocherà il suo ultimo incontro alla Deutschland Cup domenica alle 13 contro la Slovacchia.