AMBRÌ – Mancano ancora un centinaio di giorni all’inizio del campionato, e dunque anche per l’Ambrì Piotta la preparazione sta partendo da lontano, ma il fatto che il ghiaccio alla Gottardo Arena non sia mai stato sciolto permette già di proiettarci alla prossima stagione con maggiore concretezza.
“La novità di quest’anno è il fatto di avere il ghiaccio sin dall’inizio della preparazione e dunque anche nel primo blocco di allenamenti i ragazzi sono potuti scendere in pista”, ci ha spiegato coach Luca Cereda. “In questo modo evitiamo che si perda l’abitudine di utilizzare determinati muscoli, soprattutto nella zona dell’anca, visto che il pattinaggio non è un movimento naturale. Solitamente nelle prime due settimane si fa molto fatica in questo senso – mi ricordo bene quando ero giocatore – e dunque con questa novità speriamo che i mali muscolari saranno un po’ meno presenti alla vera ripresa sul ghiaccio”.
Con che spirito avete ripreso a lavorare? L’ultima stagione era stata buona, pur con una delusione finale…
“Ho visto un gruppo molto sereno, l’unico aspetto negativo di questa prima fase è stato il tempo, visto che spesso ha piovuto. C’è voglia di rimetterci al lavoro ed iniziare una nuova avventura”.
Dopo l’ultima partita avevi affermato di non avere alcun sentimento positivo in merito alla passata stagione. La tua visione oggi è cambiata?
“Sì, posso dire che è stata una buona stagione, solida. Abbiamo tenuto una buona costanza, con pochi bassi ma forse anche pochi alti. C’è sicuramente qualcosa su cui lavorare. Se guardiamo agli ultimi vent’anni è stata solamente la terza volta in cui l’Ambrì Piotta ha superato la media di 1.5 punti a partita, dunque indubbiamente abbiamo fatto bene”.
Come allenatore sei al tuo ottavo anno, cosa fai durante l’estate per mantenere alti gli stimoli della preparazione ed evitare di cadere in routine negative?
“Sai, ad Ambrì non si muore sicuramente di noia. C’è sempre tanto da fare. Come tutti gli anni cerchiamo di studiare ed imparare, abbiamo guardato tante partite e giocatori, e questo diventa già uno stimolo forte. Si cerca inoltre di progredire a livello personale, facendo qualcosa al di fuori dell’hockey che ti faccia andare avanti. Poi sul ghiaccio si cerca di portare qualcosa di nuovo, per essere da stimolo per giocatori e staff”.
Guardando avanti alla squadra mancano almeno due stranieri, a che punto siete?
“Sì ci mancano due attaccanti, che andranno a completare il reparto. Poi per il resto vedremo. Il mercato non è facile, in Russia verrà aumentato il numero di stranieri mentre la Svezia è tornata molto concorrenziale a livello economico nei confronti della Nazionale League. Il contesto non è dunque semplice, ma stiamo lavorando e sono sicuro che prima della ripresa sul ghiaccio avremo le due pedine mancanti. Idealmente cerchiamo un centro e un’ala”.
Con Dauphin mantenete dei contatti, magari per il ruolo di settimo?
“Non avevamo fatto uso della sua opzione, ma il giocatore rimane sul mercato. Quello che abbiamo discusso con lui a fine stagione è stato il fatto che era stato preso come centro two-way ed invece ha terminato la stagione – pur in maniera positiva – come ala. Dunque ci siamo riservati il diritto di guardarci attorno, così come presumo stia facendo lui. Vedremo, ma non teniamo un occhio di particolare riguardo nei suoi confronti. In questo momento abbiamo una visione più ampia del mercato, poi vedremo cosa succederà. Bisogna inoltre ricordare la deadline del mercato NHL al 1 luglio, tanti giocatori vogliono aspettare quel momento per vedere se avranno offerte in Nordamerica… A quel punto il mercato si aprirà di più”.
Tra chi vi ha lasciato c’è invece Nando Eggenberger, cosa non ha funzionato con lui?
“È un ragazzo che sta entrando nella seconda parte della sua carriera, e da giovanissimo era visto come uno dei grandi talenti a livello svizzero, con molti paragoni fatti con Niederreiter. Questo lo ha portato a caricarsi di aspettative su sé stesso che non sono reali. Penso che il passo che gli manchi sia quello di crearsi un’identità: essere un giocatore offensivo, uno two-way, un power forward… Qualsiasi cosa vorrà essere, ma dovrà crearsi una sua etichetta. Non avere questa cosa ben chiara, unita alle alte aspettative, lo ha soffocato. È successo prima a Davos, poi a Rapperswil ed infine anche da noi. Spero si sia reso conto che debba fare questo passo e crearsi un modo preciso di giocare”.
Ai Mondiali abbiamo visto uno Zwerger in grande forma…
“Già lo scorso anno aveva fatto un passo avanti, a livello personale e come giocatore. Sono molto contento che sia riuscito a finire con noi la stagione sul ghiaccio, si era fatto male nelle ultime partite e l’abbiamo un po’ spinto a ritornare perché pensavamo fosse importante per lui a livello mentale finire la stagione giocando. Alla prima partita del Mondiale ero a Praga e l’ho proprio visto bene, è venuto a salutarmi e l’ho visto felice, con gli occhi che brillavano. Questo poi si trasmette sul ghiaccio, spero dunque potrà avere una prossima stagione tranquilla e senza troppi ostacoli davanti a lui”.
Da sottolineare anche quanto fatto da Heed, che è riuscito a trovare posto in una difesa svedese davvero stellare…
“Sono stato contento per lui. Durante la stagione avevamo ricevuto degli ottimi feedback dallo staff svedese, dunque sapevamo che aveva delle chance di partecipare ai Mondiali… Continuavo però a leggere anche i nomi che si aggiungevano alla Nazionale, accidenti era davvero una difesa in grado di vincere la Stanley Cup. Mi ha fatto dunque piacerebbe che abbia potuto giocare il suo primo Mondiale, è un bel riconoscimento per lui che in tutti questi anni ha sempre fatto molto bene. Da quando è da noi è stato un grande pilastro”.
Lo scorso anno si era vista la progressione di tanti giovani, ed in più si vuole ritrovare sicuramente i migliori Heim e Zweger. Pensi ci sia un bel margine di crescita anche senza guardare al mercato?
“È quello che speriamo. Sicuramente del potenziale per fare dei passi avanti c’è. Ma anche guardando al nostro giocatore più vecchio che è Dario Bürgler si possono trovare cose in cui può migliorare. Poi nel caso di Heim bisogna dire che una stagione storta sull’arco di una carriera può capitare, l’importante è reagire. Per tutti noi fondamentale sarà lavorare nella maniera giusta, se lo faremo sono sicuro che il nostro potenziale – avendo tanti giovani – possa migliorare da oggi a fine stagione”.
Sul ghiaccio abbiamo visto per la prima volta Miles Müller, quali sono le prime impressioni?
“È un ragazzo più maturo della sua età. Partire da casa molto presto lo ha sicuramente aiutato. Sul ghiaccio mi sembra abbia una base su cui si può lavorare, ma indubbiamente dovrà riabituarsi alle piste più grandi e poi iniziare a giocare contro degli uomini, fattori questi che cambiano le carte in tavola. Avrà tutta l’estate per prepararsi bene, ci sarà il training camp per iniziare a sgomitare un po’ ed è un giocatore che siamo felici di avere”.
Partito Benjamin Conz è arrivato Gilles Senn… Come valuti questo “scambio”, ne uscite rinforzati?
“Questo lo vedremo. Benji ha fatto tanti anni da noi, era un giocatore di estremo talento… Secondo me quello con più talento nella nostra squadra. Separarci da lui non è stato facile, ma d’altra parte abbiamo trovato un portiere con cinque anni in meno e che entrerà nella sua fase di maturità. Siamo felici di avere Senn, lo vedo molto motivato. Lo conoscevo già da quando era più giovane, è sempre stato un gran lavoratore e con lui guardiamo avanti. Il momento di salutare Conz è stato complicato, ma ora siamo proiettati al futuro”.