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Interviste

Andrighetto: “Un mix di emozioni nel ripensare alla finale del 2018, ora siamo qui per vincere”

L’attaccante è a Praga dopo il successo in campionato: “Due stagioni fa ci eravamo andati vicini, ora finalmente è arrivata la consacrazione ed è dunque ancora più bello. Ma vorrei tanto rigiocare quella Gara 7 con lo Zugo”

PRAGA – Durante il media day per i giornalisti al seguito della Nazionale i più richiesti sono ovviamente stati i giocatori dalla NHL. Un po’ in ombra rispetto a loro c’era invece ad esempio Sven Andrighetto. Siamo gli unici a voler parlare con la forte ala degli ZSC Lions. Come sempre espansivo, il 31enne ci accoglie nella hall dell’hotel con un grande sorriso ed entusiasmo.

“Qui a Praga si sta davvero bene, mi sento ottimamente”.

Insomma non è stato difficile passare dai bagordi del titolo vinto, al lavoro con la Nazionale?
“No, anche perché abbiamo conquistato il campionato al martedì e ci siamo imbarcati solamente il lunedì dopo. Abbiamo dunque avuto abbastanza giorni a disposizione per dapprima festeggiare e poi riprenderci al fine di arrivare pronti al Mondiale”.

Hai dovuto lottare a lungo, portare pazienza, ma alla fine il sogno di trionfare con la tua squadra del cuore si è avverato. Come ci si sente ora che è trascorsa qualche settimana?
“Onestamente non ci ho ancora pensato molto, ora la concentrazione è qui a Praga. Per me è un sogno che si è avverato, era un obiettivo. Per questo avevo firmato con i Lions. Volevo vincere il titolo e ogni anno abbiamo questa ambizione. Due stagioni fa ci eravamo andati vicini, ora finalmente è arrivata la consacrazione ed è dunque ancora più bello. Spero non sia l’ultimo titolo”.

Cosa hai pensato quando Malgin si è infortunato in entrata della sfida decisiva?
“Non è stato semplice. Avevo giocato con lui e Balcers durante tutti i playoff. Quest’ultimo si era infortunato due partite prima. Al momento dell’accaduto sono andato da Denis, gli ho chiesto cosa fosse successo e come stesse. Ha in seguito tentato di tornare sul ghiaccio, ma purtroppo non c’ê stato verso di poter giocare. Denis è un grandissimo giocatore e una parte del puzzle importantissima per la nostra squadra. È stata durissima per lui, un grande peccato, ma abbiamo dimostrato carattere vincendo anche senza il suo apporto”.

(JustPictures)

Parliamo un po’ di te ora. Da quel che so sei nato e cresciuto a Zurigo, ma su EliteProspects è indicato Sumiswald come luogo di nascita…
“Sono effettivamente nato a Zurigo, ma sul mio passaporto c’è pure scritto Sumiswald. È il mio luogo di origine, ma io non ho nessun legame con quel villaggio”.

Andrighetto è un nome di origine italiana, da dove provengono esattamente le tue origini?
“Credo che i miei bisnonni provengano dall’Italia, ma non saprei dirti da quale regione”.

Passiamo alla Nazionale. La finalissima del 2018, persa ai rigori resta per te un bel ricordo oppure uno negativo?
“È un mix. È un bel ricordo, ma pure amaro. Perdere la medaglia d’oro ai rigori è stato terribile, ma il torneo fu geniale. Giocammo molto bene, un percorso in crescendo, la vittoria nei quarti di finale sulla Finlandia, poi quella contro il Canada in semifinale. Tanti bei souvenir di un percorso davvero notevole”.

Puoi scegliere una partita da rigiocare. La gara sopracitata o la sfida decisiva contro lo Zugo nella finalissima di due anni or sono?
“Ahah, ma è difficile darti una risposta”.

È una domanda “di emme” vero?
“Sì, decisamente. Ora come ora ti direi la finale dei Mondiali, visto che perlomeno il titolo elvetico siamo riusciti a conquistarlo nel frattempo. Però vorrei davvero rigiocarmi pure quella Gara 7 contro lo Zugo”.

Hai giocato oltre 200 partite di NHL, ma sei rientrato relativamente in giovane età in Europa. Non hai qualche rammarico, non pensi che saresti dovuto restare più a lungo?
“È difficile da dire, non sai mai cosa sarebbe successo, manca la controprova. Io sono felice di dove mi trovo ora. Lo ZSC è una grande organizzazione, piena di ambizioni, siamo una squadra forte. Sono a casa mia, con la mia famiglia, i miei amici, è pure qualcosa di bello. Ho comunque trascorso dieci anni all’estero”.

Prima di tornare in Svizzera hai anche giocato un anno a Omsk in KHL nella stagione 2019/20…
“È stata un’esperienza molto speciale e interessante. A qualche anno di distanza posso dire che sia stata molto bella, mi ha fatto bene. Già da giovane sono sempre stato uno che amava uscire dalla sua zona di comfort”.

A mio avviso sei con Timo Meier l’attaccante elvetico dotato del miglior tiro. Qual è il tuo segreto? Talento o allenamento?
“Un po’ di talento c’è, ma dietro ci sta tanto allenamento. Innumerevoli ripetizioni e tentativi, provando anche nuove cose e tecniche. Si scagliano migliaia di tiri durante gli allenamenti che i tifosi non vedono. Questo per fare in modo che poi, quando la gente è presente alla partita, possa vedere il tiro vincente. Ho sempre tirato volentieri, mi sono sempre divertito a scagliare dischi. Penso sia quest’ultimo punto in particolar modo ad avere avuto la maggiore influenza”.

Ora hai 31 anni, ti sei già fatto delle idee su cosa farai tra 6-7 anni?
“È ancora un po’ distante quel momento, ma naturalmente bisogna pianificare in anticipo il dopo hockey. Ho il diploma di commercio e ora frequento la scuola universitaria a distanza. Studio economia aziendale e management sportivo, ma non posso ancora dirti esattamente su cosa virerò. Ora sono un giocatore di hockey. Mi diverto, amo questo sport, mi considero fortunato di poter svolgere questa professione e voglio continuare a giocare sino a quando sarò in salute, mi divertirò e sarò performante”.

Quali sono i tuoi passatempi. Hai un luogo preferito a Zurigo?
“Trascorro tanto tempo con famiglia e amici. Per me è relax, mi permette di dare aria al cervello. Per quanto concerne i posti, a Zurigo ce ne sono così tanti di bellissimi, sia in città che al lago, specialmente con il bel tempo. Impossibile elencarne solo uno”.

Leggi gli articoli dedicati a te?
“Non molto. A volte mi capita di rileggere un’intervista rilasciata. Prima, quando ero ancora giovane, se leggevo qualche critica cattiva mi pesava, ora non più. Ho imparato a conviverci e non mi disturba più. Insomma, non ho problemi nel leggere le critiche, ma non devo per forza farlo”.

Ultima domanda. Quanti soldi scommetteresti sul trionfo mondiale svizzero qui a Praga?
“Non scommetto mai, non vado mai neanche al Casinò, ma io ci credo. In fondo tutte le squadre sono qui per questo. I nostri obiettivi però sono dapprima altri. Prendere partita dopo partita, cercare di crescere con il passare dei giorni e arrivare pronti alla fase decisiva”.

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