AMBRÌ – La stagione dell’Ambrì Piotta si è conclusa con una soffertissima salvezza, arrivata al termine di una stagione complicata ed avara di soddisfazioni.
Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori biancoblù per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusasi, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.
Portieri
Sandro Zurkirchen (42 GP, 3.12 GAA, 91.21 SVS%): Nel bene o nel male ha rappresentato il giocatore più importante dell’Ambrì Piotta, pur vivendo una stagione tra alti e bassi. Inizia il campionato su ottimi livelli e permette ai biancoblù di “rubare” diversi punti che tengono a galla la squadra nella prima fase del torneo, contribuendo a nascondere sotto il tappeto alcuni problemi però destinati a venire a galla. Accusa poi un vistoso calo, sia di rendimento che mentale, anche se ha l’alibi di essere stato impiegato in alcune circostanze con degli acciacchi fisici. Ha chiuso la stagione con uno shutout e dalla prossima mancherà tantissimo.
Gauthier Descloux (16 GP, 3.20 GAA, 91.83 SV%): Quando il Ginevra lo ha concesso in prestito ai leventinesi ci si aspettava che fosse impiegato di più, anche perchè la firma di Zurkirchen a Losanna è arrivata molto presto. Quando è stato mandato in pista ha mostrato grande talento per un ragazzo di 20 anni, ma probabilmente non è ancora pronto per portare sulle sue spalle la squadra che in tutta la lega ha concesso più tiri di tutti agli avversari. È un gioiellino, ma il suo reparto andrà completato con un portiere affidabile con cui possa dividere il compito.
Difensori
Marc Gautschi (54 partite, 2 gol, 8 assist, 0): Gioca l’ennesima stagione in cui spesso gli vengono affidati compiti che non sono nelle sue corde. Cerca di arrabattarsi come può, ma i risultati sono scarsi e le sue prestazioni non sono esenti dai classici errori che hanno caratterizzato il suo gioco negli ultimi anni. Va in difficoltà quando rinuncia alle giocate semplici e cerca di fare troppo.
Igor Jelovac (59 partite, 3 gol, 7 assist, -8): La quantità di responsabilità e di ghiaccio affidata al difensore proveniente da Bienne ha sorpreso un po’ tutti. Kossmann e poi Dwyer gli danno però fiducia, e lui sfrutta il tempo a disposizione per fare dei passi avanti evidenti. Questo non significa che il suo gioco abbia raggiunto un buon livello, tant’è che gli errori (anche gravi) sul suo conto sono parecchi, ma dimostra come una certa insistenza possa dare dei frutti. Chiude la stagione risultando essere il giocatore più impiegato in assoluto durante playout e spareggio.
Michael Fora (60 partite, 3 gol, 9 assist, -8): Dopo una buona prima stagione in biancoblù, da parte sua ci si attendeva forse qualche ulteriore passo avanti, ma il contesto in cui si è sviluppato il campionato ha reso difficile il suo sviluppo. Fornisce delle buone prestazioni nel finale, riprendendosi da una regular season caratterizzata da diverse ingenuità e penalità evitabili. La giovane età è dalla sua e gli permetterà di migliorare ancora, magari a partire da quello slapshot efficace che potrebbe usare con maggior frequenza.
Mikko Mäenpää (40 partite, 6 gol, 22 assist, -16): Ottiene un bottino di punti discreto, ma mai come in questa occasione la matematica risulta bugiarda. Fermato da un infortunio già nel preseason, il finlandese non è mai riuscito a raggiungere livelli accettabili, giocando al massimo un paio di partite di buon livello in tutto il torneo. Distratto, impreciso ed autore di errori ingiustificabili per uno straniero, la sua partenza era scontata quanto inevitabile. Sia lui che il club hanno bisogno di ripartire con una boccata d’aria fresca.
Sven Berger (47 partite, 1 gol, 1 assist, -12): Autore di una prima stagione in Leventina da elogiare, Berger non ha saputo ripetersi ed ha vissuto un campionato decisamente al ribasso rispetto a quello precedente. Dopo essere stato uno dei motivi che aveva permesso a Mäenpää di avere successo nella sua prima stagione ad Ambrì, qualcosa è subito sembrato rompersi tra Berger e Kossmann, ed il 29enne ha poi fatto poco per cercare di trovare una reazione. A febbraio ha firmato per il Rapperswil, dove troverà serenità e nuove motivazioni.
Jesse Zgraggen (53 partite, 2 gol, 9 assist, -10): Per il ragazzo canadese di origini urane è come se il tempo si fosse fermato, e questo non è un bene. Alla sua terza stagione in NLA marcia sul posto, e si dimostra impreciso ma anche parecchio nervoso, mettendo spesso in difficoltà la squadra con gesti avventati. Ha dei limiti tecnici, il cui impatto potrebbe però essere ridotto se evitasse delle sistematiche distrazioni.
Franco Collenberg (51 partite, 1 gol, 6 assist, -5): Il suo arrivo era stato motivato dal club come un innesto capace di dare solidità al reparto arretrato e nel contempo in grado di fornire impulsi offensivi, mettendo inoltre l’accento sul fatto che avesse già lavorato con Kossmann in passato. In men che non si dica si ritrova però escluso e in alcune occasioni girato anche ai Rockets, mentre quando ha avuto l’opportunità di giocare è stato spesso impreciso. Da rivedere in un contesto in cui è maggiormente a suo agio, ma i segnali non sono incoraggianti.
Michael Ngoy (65 partite, 2 gol, 8 assist, -5): Complessivamente gioca una stagione senza lode né infamia, ma è innegabile che alcuni errori grossolani pesano sulle sue prestazioni. In generale ci si aspettava più solidità, ma dà un contributo a livello di esperienza e di leadership nello spogliatoio che va comunque menzionato.
Adrian Trunz (42 partite, 2 gol, 4 assist, -2): È il difensore tecnicamente più limitato della rosa, e non sempre la sua volontà di metterci il fisico riesce a compensare le lacune. Impacciato se si ritrova a dover rilanciare la manovra, la sua presenza in rosa dovrebbe essere giustificata solo da un discorso di profondità, ed infatti nel finale di stagione Dwyer rinuncia completamente a lui.
Attaccanti
Thibaut Monnet (57 partite, 11 gol, 11 assist, -13): Come diversi altri giocatori d’esperienza presenti in rosa non è stato esente da critiche, ma tra i veterani Monnet è comunque sembrato quello in grado di potere – e volere – dare più alla causa biancoblù. Vive dei momenti di buona forma e produttività, intercalati da altri di anonimato, ma la sua stagione non è insufficiente. È però anche chiaro che non è più un’ala da prima linea.
Matt D’Agostini (31 partite, 8 gol, 10 assist, -10): Uno dei più grandi flop dell’intero campionato. Durante il preseason dà segnali che fanno ben sperare, ma non riesce mai a dare un contributo tangibile al gioco della squadra, e dopo una nuova commozione cerebrale praticamente non riesce più a riprendersi. Caratterialmente si dimostra fragile e lascia che la frustrazione prenda il sopravvento, collezionando tante penalità stupide e spesso decisive.
Lukas Lhotak (65 partite, 7 gol, 6 assist, -10): Dopo lo scorso ottimo campionato ha fatto degli evidenti passi indietro, non solo per colpa sua. Inizialmente Kossmann non lo vede e gli nega la fiducia in quella Top Six che sembrava dove essere il suo habitat naturale. Trova il primo gol solamente a fine novembre e per lui l’assenza dal tabellino diventa un tormento. Si riprende prima di Natale, contribuendo con costanza e venendo premiato con la chiamata in Nazionale e alla Spengler. Al rientro però perde nuovamente fiducia e freddezza… Dovrà rilanciarsi il prossimo anno.
Adam Hall (52 partite, 13 gol, 14 assist, -6): Si rende protagonista esattamente della stagione che ci si poteva attendere, fatta di parecchi ingaggi vinti, tanto lavoro sporco davanti alla porta e una grande leadership in spogliatoio. Hall è un guerriero che ne ha viste tante e che sa contribuire in maniera preziosa, ma è anche vero che per l’Ambrì avere uno straniero che svolge “solo” questi compiti è un lusso.
Peter Guggisberg (51 partite, 7 gol, 16 assist, -23): Un flop che lascia tanti rimpianti. Dimostra in alcune rare occasioni di avere ancora i numeri di un tempo, e la sensazione è che se ci mettesse maggiore impegno e volontà, potrebbe essere ancora un giocatore in grado di dare un buon contributo. Guggisberg è però una personalità particolare, spesso caduta nell’anonimato di partite giocate in maniera irritante e poco interessata. I noti problemi al ginocchio non lo aiutano.
Elias Bianchi (41 partite, 5 gol, 3 assist, -13): Durante le interviste risponde sempre con estrema onestà, ma nel finale di stagione viene messo in disparte in maniera quasi inspiegabile. Il 27enne non ha una gran tecnica, ma ha dalla sua la volontà di sacrificarsi e di dare tutto identificandosi nella realtà biancoblù. Viene frenato da qualche guaio fisico, ma quando viene chiamato in causa riveste il ruolo che gli viene affidato.
Jason Fuchs (59 partite, 14 gol, 10 assist, -8): Esplode immediatamente tra settembre e ottobre, quando mette a segno sette gol nel giro di sei partite, ma si spegne poi altrettanto rapidamente. Durante la sua fiammata tornano d’attualità i rimpianti per non aver avuto la lungimiranza di proporgli un contratto durante la stagione precedente, situazione che Fuchs fa capire di non aver apprezzato. Firma poi per il Bienne ma vive una seconda parte di campionato poco produttiva, e la sua percentuale agli ingaggi si conferma un problema. Rimane comunque uno dei pochi giocatori a saper uscire dal terzo con dinamicità ed il disco sul bastone.
Diego Kostner (55 partite, 3 gol, 4 assist, -4): L’ex bianconero ci mette tanto impegno, ma contro avversari di NLA riesce a segnare solamente una rete. Non si tira mai indietro a livello fisico, ma i suoi limiti erano noti e non riesce praticamente mai a vedere la porta.
Christian Stucki (17 partite, 1 gol, 5 assist, 0): Kossmann gli preferisce diversi altri elementi che scendono sul ghiaccio con la metà del suo impegno, ma lui non molla e si rende protagonista di una buona stagione con i Ticino Rockets. Ricevuta una vera possibilità da Dwyer zittisce tutti, e dimostra che nonostante la piccola stazza non ha paura di nulla. Durante playout e spareggio è uno dei migliori e non molla mai, un esempio da seguire.
Cory Emmerton (65 partite, 17 gol, 32 assist, -9): Il campionato del canadese non si discosta molto dal suo primo anno in biancoblù. Dà un buon contribuito soprattutto ad inizio torneo e tra fine ottobre ed il periodo natalizio, ma come successo il campionato precedente tende a spegnersi. Gioca una Spengler di buon livello, ma alla ripresa torna ad essere più elegante che efficace. È rimasto uno dei cardini fondamentali di questo Ambrì, ma tende a sparire e in un “mondo perfetto” sarebbe il giocatore ideale per rivestire il ruolo di secondo centro.
Mark Bastl (36 partite, 3 gol, 3 assist, 0): La sua avventura in Leventina si chiude senza che riesca a lasciare il segno. Non gli viene mai affidato un ruolo preciso, mentre nel finale di stagione passa da giocatore perennemente in sovrannumero ad addirittura elemento chiamato a giocare il powerplay. Complessivamente deludente, anche se la mancanza di stimoli è comprensibile. Per lui il ritiro è la scelta giusta.
Eliot Berthon (39 partite, 3 gol, 4 assist, -5): L’ingaggio del piccolo nazionale francese poteva essere intrigante, ma dopo un primo anno ad Ambrì non si è ancora capito quale fosse il vero ruolo che gli si voleva affidare. Ha delle qualità interessanti che vanno però a cozzare con una rosa composta da troppi giocatori ridondanti, e gradualmente perde la fiducia. Difficile esprimere un giudizio più marcato, andrà rivalutato in futuro.
Paolo Duca (49 partite, 4 gol, 5 assist, -2): Fatica a dare un contributo a livello di punti, e l’infortunio patito a metà novembre sicuramente non lo aiuta. Il capitano non si è però mai tirato indietro, ed ha portato quella grinta e voglia di lottare che in altri compagni è mancata. Chiude il campionato come giusto che sia, con il gol che regala la certezza della salvezza al suo Ambrì Piotta, e con i cori della curva a rendergli omaggio. Nel bene o nel male in questi anni è sempre stato una certezza e proprio da lui i leventinesi potrebbero ripartire anche a livello dirigenziale.
Oliver Kamber (48 partite, 3 gol, 17 assist, -5): Ha ancora la visione di gioco e anche le mani, ma oramai le gambe non vanno più e la volontà di sacrificarsi è via via venuta meno. È uno dei primi giocatori ad essere esclusi da Dwyer, che gli preferisce a lungo Goi, per poi rispolverarlo in occasione dello spareggio. Per lui era tempo di ritirarsi e dopo 20 anni di carriera la decisione è quella giusta.
Adrien Lauper (62 partite, 5 gol, 9 assist, -9): È uno dei giocatori più generosi della squadra, ed è tra chi alla causa biancoblù ci tiene per davvero. Fa un gran pattinare a tutta pista e cerca di lottare su ogni disco, ma spesso e volentieri la sua foga non trova concretezza. L’impegno è davanti agli occhi di tutti, ma per essere davvero efficace dovrà riuscire ad avere un gioco più diretto.
Janne Pesonen (57 partite, 15 gol, 22 assist, -8): Arrivato inizialmente per sostituire l’infortunato Adam Hall, al centro praticamente non ha mai giocato, ma riesce a strappare il rinnovo sino a fine stagione grazie alla sua mentalità “shot first”. Chiude il torneo come Top Scorer della squadra (ma è il peggiore tra i caschi di fuoco), ma si rende protagonista di tanti alti e bassi che non sempre convincono. Ha spirito e ambizioni vincenti, ma i risultati negativi lo portano spesso alla frustrazione.
Noele Trisconi (17 partite, 2 gol, 3 assist, +6): Chi lo escludeva a prescindere per una stazza fisica non proprio imponente ha dovuto ricredersi. Il giovane dei Rockets ha ricevuto tanta fiducia, che lui ha ripagato con prestazioni caratterizzate da velocità, intensità e assolutamente nessuna paura del gioco alle assi. È tra i migliori durante lo spareggio.
Tommaso Goi (18 partite, 1 gol, 1 assist, +1): All’età di 27 anni non è più giovanissimo, e tra gli elementi arrivati dai Rockets è forse il meno appariscente, ma al centro gli viene affidato un compito non semplice che svolge sapientemente. Non si tira mai indietro e cerca di dare il massimo, venendo premiato con il primo gol con una squadra di NLA.
Allenatori
Gordie Dwyer: Arriva in un momento molto complicato, e gli viene affidato il compito di salvare il club. La squadra si incaglia dopo un paio di partite incoraggianti, e per diversi match non mostra passi avanti nonostante il canadese invochi un processo che secondo lui stava piano piano dando i suoi frutti. Ha però l’onestà di chiamare a raccolta tutti i giocatori a disposizione alla Valascia per poi dare l’opportunità di giocare a chi se la meritava di più. Non ha paura di buttare nel mucchio i giovani nonostante la delicata posta in palio.
Hans Kossmann: Inizia la stagione con una visione della propria squadra che stride malamente con la realtà dei fatti. Durante tutto il preseason non riesce a trovare una precisa struttura, e questa lacuna peserà come un fardello su tutta la stagione dei biancoblù. Imposta la sua squadra con un accento troppo offensivo e dando libertà ingiustificate ai difensori, che non hanno quelle qualità nelle loro corde. Quando si accorge dell’errore è oramai troppo tardi, e nel frattempo l’Ambrì stava perdendo identità, unità d’intenti ed il sostegno del pubblico. Si è tentato goffamente di tenerlo in vita con il famoso “arrocco” e la presenza di Zanatta in panchina, ma il rilancio è un’illusione.