LUGANO – Nell’hockey dei nostri giorni è sempre più raro vedere un giocatore straniero restare per diversi anni nello stesso club, a maggior ragione se si parla di attaccanti dalla classe cristallina come quella di Linus Klasen.
All’artista svedese Lugano è però entrata nel cuore e, dopo essere arrivato alla Resega nel 2014 ed aver sfiorato il titolo due anni più tardi, ha deciso di ribadire la sua fedeltà ai colori bianconeri, firmando un prolungamento contrattuale che lo porterà a vestire questa maglia perlomeno per un totale di sei stagioni.
“Sia io che il club eravamo d’accordo sul fatto che firmare un rinnovo in questo momento sarebbe stato ottimo per entrambi – ci ha spiegato Klasen – questo è il luogo in cui sono stato di più in tutta la mia carriera. In famiglia abbiamo parlato della possibilità di un rinnovo ed era quello che volevamo… Amo la città, questo club e giocare per i nostri tifosi, dunque per me è stata una decisione semplice”.
Linus Klasen, hai vissuto tanti bei momenti a Lugano, ma anche per la tua famiglia questa esperienza si sta rivelando positiva…
“Indubbiamente. Giocare senza avere la famiglia vicina e non poter condividere con loro gioie, dolori e tutti i momenti che caratterizzano una stagione rende il tutto poco sensato. Amo avere vicina la mia famiglia… I miei bambini oramai parlano più italiano che svedese, dunque poter restare è l’ideale”.
Inoltre così avrai l’opportunità di rincorrere nuovamente il titolo…
“Credo che la vittoria finale sia l’obiettivo di ogni squadra all’inizio della stagione, ma per riuscire nel nostro intento dovremmo fare molto meglio rispetto a quanto fatto nella prima parte della passata annata. Dobbiamo concentrarci sulla prima cinquantina di partite, poi quando avremo una buona posizione per iniziare i playoff vedremo cosa succederà. La strada è lunga, ma credo che con Ireland e tutti i ragazzi che erano già qui lo scorso anno abbiamo iniziato qualcosa di positivo, dobbiamo costruire su quanto fatto assieme ai nuovi innesti”.
Cosa pensi vi sia mancato in passato per arrivare fino in fondo?
“Quando abbiamo affrontato il Berna in finale eravamo vicini alla vittoria, ma al contempo anche lontani. Per arrivare al titolo ci vuole l’impegno dell’intera squadra su tutto l’arco dell’anno, la stagione è lunga e tutti devono remare nella stessa direzione. Negli ultimi due anni ne abbiamo passate tante e ci sono stati momenti difficili, la prossima stagione ci servirà un po’ più di calma e ognuno dovrà sapere di avere il proprio posto, poi non credo avremo problemi ad essere un top team”.
Un obiettivo da rincorrere con il coach che aveva cambiato la passata stagione, Greg Ireland…
“Abbiamo entrambi il nostro personale modo di vedere il gioco, ma lui lavora con un sistema che mi piace e che permette di portare il disco, ed è così che si gioca nel 2017… Si lavora sul possesso del puck per crearsi le occasioni da rete, credo che la sua conferma si rivelerà ottima per il nostro club”.
Lo scorso anno c’è stata una buona alchimia tra te e Fazzini, ed anche oggi ti abbiamo visto spesso con lui. Si sta sviluppando un bel rapporto…
“Lo scorso anno lui è uscito dall’ombra, e quando ha iniziato a segnare sempre di più scendeva in pista con me e Martensson. Credo che quel periodo sia stato molto importante per lui, ha preso fiducia e per il resto della stagione semplicemente volava sul ghiaccio. Fazzini è uno scorer puro e ha uno dei migliori tiri che abbia mai visto, è un giocatore molto pericoloso, soprattutto se riuscirà a trovare immediatamente il feeling con il gol”.
Giovedì la Svezia ha eliminato la Svizzera al Mondiale… Hai avuto occasione di seguire il torneo?
“Sì certo, ho visto quasi tutte le partite che la Svezia ha disputato. Credo che la Svizzera fosse veramente vicina alla vittoria, ha avuto alcune occasioni in contropiede e poi c’è stato quel gol nel finale che era sicuramente valido. Gli svedesi sembravano invece un pochino stanchi, forse anche per la trasferta ed il cambio di pista, ma credo che la Svizzera abbia giocato molto bene e meritava qualcosa di più”.