SVIZZERA – KAZAKISTAN
2-3
(1-0, 0-1, 1-1; 0-1)
Rigori: Hollenstein, Dawes, Martschini, Starchenko, Dawes
Note: Mosca, 5’420 spettatori. Arbitri Hofman, Iverson; Chartrand-Piche, Lederer
Penalità: Svizzera 3×2′ + 1 x rigore (Weber), Kazakistan 4×2′
MOSCA – Ha giocato a lungo con il fuoco la Svizzera, e alla fine ha finito per bruciarsi. Al debutto mondiale i rossocrociati hanno buttato al vento due punti che rendono già complicato il cammino in Russia, piegandosi ai rigori al cospetto di un Kazakistan che ha saputo trarre il meglio dai propri pochi punti di forza, rappresentati da una prima linea di altissimo livello.
I due rigori insaccati da Nigel Dawes sono lì a ricordare che di fronte ci si trovava alcuni degli attaccanti più forti della KHL – con lui, Bochenski e Boyd il Kazakistan aveva un primo blocco da 155 punti – ma devono anche rendere consapevoli che gli avversari di questa prima sfida erano tra i più modesti del torneo, con le altre tre linee mandate in pista che potevano e dovevano essere messe con le spalle al muro.
I rossocrociati non sono invece mai riusciti a dettare davvero la loro legge, anche se il bilancio dei tiri di 51-27 lascerebbe intendere ad un match in gran parte dominato. Vero solo in parte, con gli svizzeri che hanno sì tentato di scardinare con maggiore frequenza la porta avversaria, ma si sono resi ancora protagonisti di quegli errori che avevano già macchiato la fase di preparazione.
Sin dall’inizio la velocità dei ragazzi di Fischer aveva lasciato intendere sensazioni positive, però sistematicamente compensate da alcuni errori d’impostazione, di mancanza di concentrazione o semplicemente di superbia che hanno dato il via a pericolosi contropiedi avversari.
Proprio in questo modo è nato il rigore causato da Yannick Weber a metà primo tempo – per fortuna sbagliato da Dawes, che si vendicherà però in seguito – ma una certa esuberanza sul fronte offensivo aveva prodotto anche il bel gol di Andrighetto impostato da Hoffmann, annullato però per la presenza nell’area di porta di Walser.
Il carattere della Svizzera in quel frangente è uscito, visto che un attimo dopo la stessa linea ha trovato la realizzazione che è valsa l’1-0, con Walser ad insaccare dopo wrap-around di Diaz.
Il periodo centrale è poi iniziato con una netta fase favorevole al Kazakistan, tornato sul ghiaccio con l’intenzione di alzare il ritmo delle operazioni. Due penalità consecutive commesse dagli uomini di Nazarov hanno permesso alla Nati di invertire l’inerzia della contesa, fallendo però nel trovare quel 2-0 che sarebbe stato di capitale importanza.
Anzi, proprio in quel frangente è arrivato uno dei gol più goffi delle ultime edizioni, con Reto Berra sorpreso addirittura da oltre metà pista da una liberazione di Roman Savchenko, tramutatasi nell’incredulità generale nel gol dell’1-1. L’ex portiere del Bienne si è riscattato poco dopo con un mezzo miracolo, ma una leggerezza simile rimane molto grave in rapporto al contesto. Ingiusto però dare eccessivo peso all’episodio, visto che non rappresenta certo il motivo per cui si è usciti a capo chino dal ghiaccio.
Con soli 20 minuti da giocare la beffa sembrava dietro l’angolo e, nonostante un gioco più regolare, la Svizzera ha continuato ad evidenziare alcune lacune sin troppo pericolose. Quando Starchenko ha poi firmato il 2-1 dopo che Du Bois aveva rimediato un 2+2 per bastone alto la frittata sembrava fatta, ma fortunatamente anche il portiere avversario Vitali Kolesnik era in vena di regali.
Il 36enne – che il prossimo anno giocherà nel Barys Astana, come gran parte della selezione kazaka – ha stabilito delle statistiche stratosferiche negli ultimi tre anni in KHL, ma sulla discesa di Hollenstein è rimasto di sasso sul proprio palo ed ha permesso all’attaccante del Kloten di ottenere il 2-2.
Peccato poi non aver sfruttato quell’occasione in powerplay a cinque minuti dal termine, quando l’asta colpita da Yannick Weber ha portato addirittura a quattro i ferri colpiti dalla Svizzera. Anche un po’ di sfortuna, dunque, che non basta però per giustificare una sconfitta arrivata nell’epilogo dei rigori, dove due volte Dawes e Starchenko hanno riposto alle realizzazioni di Hollenstein e Martschini.
La situazione è dunque da subito complicata, e a questo punto la partita di domenica contro la Norvegia non si può assolutamente sbagliare. I match più difficili del girone saranno gli ultimi tre, ma lasciare troppi punti per strada in queste sfide potrebbe significare doversi rassegnare con ampio anticipo. Ai ragazzi di Patrick Fischer il compito di reagire.