DAVOS – Sfida tra svizzeri e russi per definire chi avrebbe i canadesi in finale. Lugano e Avtomobilist si sono dati appuntamento in semifinale, e se il coach russo Razin ha confermato in toto la formazione a parte il portiere, tornato Kovar, Shedden ha messo in pista la formazione migliore possibile per battere la squadra di KHL, soprattutto per ciò che concerne i blocchi offensivi.
Più equilibrio tra i centri e muscoli al servizio del quarto blocco, per arginare l’organizzazione dell’avversario che ha dimostrato di essere una squadra ben attrezzata e tatticamente esemplare. Ciò non è bastato all’Avtomobilist per avere la meglio dei bianconeri, decisamente disciplinati e sorretti da un grande Merzlikins.
Lugano e Ekaterinburg hanno dato vita nei primi minuti a una partita guardinga, a tratti noiosa ma tatticamente quella che si avvicinava di più a una partita di campionato. Pochi tiri, ottimo filtro in zona nutra e contrasti duri, nessuna delle due squadre voleva aprirsi troppo, ben coscienti che il potenziale offensivo sull’uno e l’altro fronte avrebbe potuto spaccare il match già nei primi minuti.
L’Avtomobilist si è rivelato meno propositivo delle sue ultime uscite, – magari pagando lo sforzo maggiore nel giorno precedente – e non è mai riuscito a prendere l’iniziativa, ma perlomeno verso metà partita ha frenato l’impeto bianconero, limitando le incursioni in velocità degli attaccanti di Shedden.
L’ennesima magia di Klasen che ha portato i bianconeri sul 2-0 ha fatto arretrare un pizzico anche il Lugano, e la partita è rapidamente tornata un po’ più spenta. Questo ha favorito i russi, più bravi nell’installarsi nel terzo e manovrare, mettendo i bianconeri in difficoltà per una decina di minuti.
Hirschi e compagni sono stati bravissimi a resistere a un paio di box play consecutivi, momenti nei quali i russi hanno spinto parecchio, manovrando il disco con grande abilità nel terzo bianconero. Superati questi affanni non senza sofferenza, Damien Brunner, inconcludente per un bel po’ di minuti, ha potuto chiudere la contesa a porta vuota, sancendo la seconda finale in due partecipazioni da parte del Lugano.
In fondo i bianconeri hanno meritato questa finale, per aver mostrato sull’arco del torneo di essere una squadra prototipo per la Coppa Spengler, veloce e in grado di offrire spunti di classe con regolarità senza perdere di competitività.
Diciamocelo, per gli amanti della Spengler questa finale inedita tra Lugano e Team Canada è decisamente affascinante.
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