LUGANO – ADLER MANNHEIM
6-3
(0-2, 3-1, 3-0)
Note: Vaillant Arena, 6’300 spettatori. Arbitri Kaukokari, Wehrli; Borga, Kovacs
Penalità: Lugano 2×2′, Mannheim 2×2′
DAVOS – Di nuovo alla Spengler, 24 anni dopo, ed era atteso tra il popolo bianconero questo momento. Ad aprire le danze per l’edizione 2015, assieme, o meglio contro, il Lugano c’era l’Adler Mannheim, guidato dalla vecchia conoscenza Greg Ireland e con in pista la vecchia gloria Glen Metropolit.
Forse ancora distratti dall’ambiente natalizio, o non ancora in chiaro che alla Spengler bene o male, anche se non è come giocare il campionato, tutti ci tengono a fare bella figura, il Lugano è stato in balia sin da subito delle iniziative tedesche. Più gioco fisico, semplicità e cinismo, con queste armi, MacMurchy e compagni hanno spaventato di brutto i ragazzi di Shedden in un primo tempo in cui ci sarebbero state le occasioni anche sul fronte ticinese, ma per mole di gioco il 2-0 nato dai gol di Raedeke e MacMurchy era più che meritato.
Sembrava addirittura che il 3-0 – invero meno meritato questo – ancora ad opera dell’ex Bienne potesse uccidere la partita, ma il Lugano ha saputo raddrizzarla con una soluzione semplice: cominciare a giocare sul serio.
Più velocità in uscita, dischi su Endras che sui rebound non è più un fenomeno e maggior forechecking già a partire dal terzo di attacco sulle ripartenze avversarie. Il ritmo maggiore ha messo in difficoltà i tedeschi, che logicamente hanno arretrato il baricentro, e il secondo tempo ha visto il Lugano dominare per lunghi tratti, trascinato dagli svedesi e sorretto da un ottimo quarto blocco.
Questo “naturale” crescendo dei bianconeri ha messo in risalto il maggior tasso tecnico e la velocità d’esecuzione maggiore degli uomini di Shedden, che in maniera quasi logica hanno chiuso l’incontro in entrata di periodo conclusivo.
Un tocco sottoporta di Klasen e una magia su Endras dello stesso funambolo svedese hanno ucciso il match, e Metropolit e compagni non hanno più avuto argomenti per insidiare l’attento Merzlikins.
In un bell’ambiente festoso e caloroso, Bertaggia ha messo il sesto sigillo a porta vuota, sancendo una rimonta irresistibile, cominciata quando il Lugano ha deciso di mettersi a giocare. Più attenzione nelle uscite, protezione su Merzlikins e semplicità nel primo passaggio d’uscita e le ripartenze sono diventate “magicamente” fluide e profonde.
È vero, il Lugano ci ha messo quasi mezzora ad accorgersi che la sfida era iniziata, ma ora sembra che il ghiaccio sia rotto del tutto, Damien Brunner e soci promettono di fare di tutto per farci divertire.
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