SOCHI – Con ancora negli occhi le belle immagini dell’argento conquistato ai Mondiali in Svezia e forti di una fiducia ed una consapevolezza nei propri mezzi mai avute prima, era lecito avere delle alte aspettative pure per la prestigiosa rassegna Olimpica. Sfogliando poi i nomi del roster svizzero, mai così infarcito di giocatori NHL, ecco che le speranze volavano ancora più in alto.
Alla luce dei fatti, la Nati di Simpson ha però fallito a rispondere a tutte queste aspettative e, dopo una fase iniziale del torneo piuttosto interlocutoria, ha confermato tutta la sua pochezza e mediocrità andando incontro ad una avvilente sconfitta per 3-1 contro la Lettonia, sinonimo di una clamorosa eliminazione già allo stadio degli ottavi di finale.
Senza Hollenstein e di nuovo con Suri in pista, i rossocrociati hanno iniziato bene l’incontro mettendo subito sotto gli avversari. Nonostante un quasi totale controllo del disco, le offensive elvetiche hanno però terribilmente faticato a mettere seriamente in difficoltà Masalskis che, grazie ad una difesa solidissima e che si chiudeva a riccio attorno a lui, ha dovuto solo compiere interventi di ordinaria amministrazione.
A punire la sterilità elvetica ci ha poi pensato Bartulis, che con una beffarda deviazione sotto porta ha regalato piuttosto inaspettatamente il vantaggio ai suoi. Gli svizzeri hanno subito il colpo e si sono disuniti, messi sotto pressione da un avversario più motivato ed affamato. Logica conseguenza di un finale di primo periodo completamente dominato dai lettoni il 2-0 messo a segno da Darzins che, complice un Hiller lento a reagire, sembrava potesse chiudere la partita.
(Arian Durst)
Nel secondo periodo la formazione svizzera ha continuato a spingere ma un’eccessiva imprecisione al tiro – davvero molte le conclusioni che non hanno nemmeno centrato lo specchio della porta – ed il solito imperiale Masalskis – pazzesca la parata su Ambühl – sembravano potessero blindare il risultato.
Proprio quando la situazione pareva disperata è però giunto il bel gol di Plüss, che al volo ha messo a segno il tanto agoniato 2-1. Sulle ali dell’entusiasmo la formazione di Simpson ha sfiorato a più riprese il pareggio, colpendo pure un palo con Diaz.
Con le spalle al muro, nel terzo periodo era lecito attendersi un assalto con il coltello tra i denti di Streit e compagni. La Nati è invece scesa in campo apparentemente svogliata e meno ispirata che mai. Cunti e compagni hanno giochicchiato attorno alle balaustre per tutto il periodo, tentando a più riprese tiri da angoli impossibili oppure cercando il passaggio di troppo, anche nelle rare occasioni in cui c’era una buona linea per concludere in porta. Pur sostanzialmente dominando, di vere occasioni da gol non ce ne sono state ed anzi, a sfiorare ancora una volta la rete sono stati i lettoni, molto abili in contropiede e davvero letali sotto porta.
Inutile poi nel finale la mossa di Simpson di togliere il portiere che, dopo l’ennesimo disco gettato confusamente in mezzo dove non c’era nessuno pronto a raccoglierlo, ha permesso alla formazione dell’est di fissare il punteggio sul 3-1 finale.
Nonostante le premesse iniziali fossero più che buone, questa prematura eliminazione può essere considerata quasi meritata. È impensabile che una Nazionale che si considera tra le migliori al mondo viaggi ad una media di quasi (!) un gol a partita e che non sia in grado di scardinare in nessun modo la difesa di una squadra sì rognosa, ma davvero modesta come quella lettone.
Una delle grandi ragioni di questo flop sono le prestazioni a tratti incredibili (in senso negativo) degli elementi provenienti dalla NHL. Giocatori come Brunner e Streit dovrebbero essere punti di riferimento, i fari di questa Nazionale ed invece si sono solo distinti per pochezza e apparente scarsa motivazione. Anche Diaz e Weber sono parsi lenti ed impacciati, mentre sono da salvare Josi (seppur nettamente meno impressionante che ai Mondiali), Moser ed il caparbio Niederreiter, uno dei pochi a lottare con grande cuore su ogni disco.
Alla luce dello storico secondo posto mondiale conquistato lo scorso anno, questa prematura eliminazione impone delle riflessioni. La prima, come appena discusso, riguarda l’apporto degli atleti militanti in nordamerica. Sono davvero così decisivi da meritare una convocazione “a prescindere”?.
La seconda invece va a toccare la figura di Simpson che, dopo essere stato a lungo osannato grazie ai recenti exploit, viene nuovamente messo in discussione. La gestione delle linee offensive è stata semplicemente disastrosa e la poca leadership messa in luce è preoccupante.
Tralasciando il fatto che il format del torneo sia quanto meno “interessante” (la stessa Lettonia ha per esempio vinto solo questa partita ed è ai quarti), questa debacle dovrebbe servire da lezione per il futuro. Umiltà e piedi per terra sono importanti e già sin d’ora bisognerà analizzare i motivi che hanno portato a questo deludente risultato così da arrivare nuovamente carichi e motivati per la classica rassegna iridata di maggio.