RUSSIA – SVIZZERA
4-3
(0-0, 3-1, 1-2)
Reti: 22’22 Kaprizov (Datsyuk, Gusev) 1-0, 26’35 Untersander (Kukan, Corvi) 1-1, 27’47 Dadonov (Anisimov) 2-1, 39’57 Nesterov (Gusev, Datsyuk) 3-1, 51’52 Andrighetto (Meier, Vermin) 3-2, 56’07 Grigorenko (Anisimov, Gavrikov) 4-2, 58’12 Haas (Andrighetto) 4-3
Note: Royal Arena, 12’366 spettatori. Arbitri Kubus, Schukies; Davis, Kilian
Penalità: Russia 4×2′, Svizzera 4×2′
COPENHAGEN – Sono mancati 5 centimetri di palo alla Svizzera per inchiodare la Russia nei secondi finali, su quel tentativo di Corvi dopo al termine di un bellissimo terzo tempo.
Bellissimo per le emozioni, ma bellissimo anche per la personalità e il coraggio che la Nazionale di Patrick Fischer ha saputo mettere in pista contro gli uomini di Vorobyov.
Sono passati 18 anni dal miracolo di San Pietroburgo, quando Ralph Krueger e la sua banda fecero fuori i russi, e almeno un altro ne trascorrerà, ma l’insieme della prestazione dei rossocrociati contro i funambolici Datsyuk e compagnia è di tutt’altra pasta rispetto al passato.
Si pensava di trovare una “Sbornaja” arrembante e incontenibile soprattutto nel primo tempo e, se si guarda ai tre pali colpiti alle spalle di Berra, si potrebbe anche pensare a un dominio assoluto, ma non è stato così. Fortunata, certo, la Svizzera a uscire indenne da quelle occasioni, ma aldilà dei pali e delle traverse, i rossocrociati non sono sembrati così impauriti dalla selezione russa e lo hanno dimostrato cammin facendo.
Un forechek molto alto e aggressivo, gioco difensivo molto stretto e tanti muscoli alle assi hanno impedito che la Russia prendesse il controllo totale del match, anche se nei momenti in cui poteva far girare il disco a proprio piacimento, per gli elvetici erano brutte gatte da pelare.
Ed è così che è arrivato il primo vantaggio russo al 23′, con Kaprizov (che linea con Gusev e Datsyuk!), facendo temere le prime crepe nel sistema messo in pista da Patrick Fischer.
Invece è arrivato il pareggio di Untersander in powerplay, esercizio migliorato notevolmente dalla Svizzera e che ha messo in difficoltà più di una volta la Russia, peccato solo non essere riusciti a tenere il pareggio per molto tempo, permettendo con qualche errore individuale di troppo il nuovo sorpasso avversario.
Si è temuto il peggio sul piano morale dopo il 3-1 in 5 contro 3 al 39’58 di Gusev, pensando a una troppo precipitosa resa di Corvi e compagni, ma si è tornati a sperare prima con il 3-2 di Andrighetto e poi, dopo un brutto errore di posizionamento sulla blu difensiva che ha propiziato il 4-2 di Grigorenko, ancora con 4-3 di Haas nel forcing finale.
Un forcing che la Svizzera ha impostato con coraggio e personalità, oseremmo dire con tutta la dignità che questa selezione (o quel che ne è rimasto) non aveva avuto in tutti i Giochi Olimpici di febbraio, costringendo pure Vorobyov a chiamare un time out nei concitati secondi finali.
Non ce l’ha fatta la Svizzera, ma ciò che ha messo in pista contro i russi – seppur pagando a caro prezzo alcune distrazioni – può sicuramente riappacificare i pensieri verso questa squadra, per oggi tornata a onorare ciò che rappresenta, sperando che possa farlo anche nei prossimi impegni.
Non ci si senta appagati da questa prestazione, piuttosto ci si senta affamati per i punti sfuggiti su un palo nel finale, contro Svezia e Francia dovranno arrivare i punti per i quarti di finale.
GALLERIA FOTOGRAFICA
HIGHLIGHTS