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5 spunti da Lugano: ma quale pausa, previsioni veritiere, immagini simboliche, dati e speranza

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Ma quale pausa

La tanto agognata pausa, quella che doveva far rifiatare un Lugano a lungo in apnea è finalmente arrivata e tutti possono tirare un sospiro di sollievo. Tutti? Non proprio, dato che i bianconeri lavoreranno per i tredici giorni senza campionato privi di sei dei loro titolari, impegnati nella Deutschland Cup con la Nazionale Svizzera.

Chris McSorley ne avrebbe fatto sicuramente a meno, ma non è detto che anche solo un cambio di aria per i suoi nazionali possa fare bene quanto una pausa con il Lugano.

2. Immagini simboliche

Le difficoltà che attraversano le squadre possono essere mostrate tranquillamente con le posizioni di classifica, con altre statistiche e numeri o semplicemente guardando uno scontro diretto.

Berna e Lugano sabato hanno dato vita a una partita che sembrava così lontana da quelle sfide da alta classifica o dai classici dei playoff – con una finale pochi anni fa – mostrando tutti i sintomi dei diversi ma uguali momenti difficili che stanno attraversando.

Un episodio in particolare ha rispecchiato questo, quando Thürkauf cadendo malamente ha perso un disco che ha lanciato Henauer verso Irving, con lo stesso bernese incartatosi e sgambettatosi praticamente da solo davanti al portiere ospite senza nemmeno riuscire a tirare. Una scena quantomeno grottesca, ma che ha fatto da simbolo per quelle grandi sfide ormai perdute.

3. Previsioni più che veritiere

Quando fu ingaggiato Leland Irving, Hnat Domenichelli fu profeta: “Non vogliamo sovraccaricare i nostri giovani portieri in un periodo che potrebbe rivelarsi molto difficile”.

Di fatto quel periodo è stato più duro di quanto ci si potesse aspettare, con il Lugano sprofondato al decimo posto in classifica senza che riuscisse a dare un’inversione alla serie di sconfitte. Non da ultimo c’è stato anche da mettere in conto l’assenza di Thibautl Fatton (altra “gufata”) e in qualche occasione pure Davide Fadani ha mostrato l’insicurezza naturale nel portare sulle spalle alcuni pesi.

Non è andata meglio a Irving, vincitore solo in una delle sei partite disputate, eppure in alcune di esse senza il canadese le cose sarebbero potute andare pure peggio di quanto è stato. Mai profezia fu più azzeccata.

4. Il peso degli errori

Ci sono momenti in cui le squadre viaggiano a livelli di fiducia e sicurezza nei propri mezzi che anche gli errori più grossi non portano pegno e scivolano via con la forza degli eventi positivi. Nelle situazioni opposte invece, le squadre pagano il massimo prezzo da ogni errore, come dimostrato dal Lugano che, oltre a farsi male con i propri mezzi, a ogni errore viene punito senza pietà.

Partendo dai primi gol incassati contro il Ginevra, al primo contro lo Zugo, al 2-1 dei Lions alla Cornèr Arena arrivando fino al 2-0 del Berna di sabato, i bianconeri hanno subito vere mazzate a ogni passo falso senza riuscire a reagire. Come a dimostrare che quando le cose non potrebbero andare peggio si mette pure a piovere.

5. Numeri della speranza

Che il Lugano sia in crisi di risultati e di reti lo vedono tutti, la classifica e le partite sono lì da vedere. Ma siccome questo tonfo non arriva dal nulla perché i bianconeri sono stati protagonisti di un buon mese di campionato tra settembre e ottobre c’è una statistica che vale la pena almeno guardare.

È quella del famoso PDO, il “coefficente fortuna” o statistica di riuscita, qual si voglia definirla. Ebbene la squadra di McSorley ha la cifra più bassa in questa particolare classifica, segno del momentaccio ma anche dell’enorme margine di miglioramento dei bianconeri.

Perché il PDO si basa su percentuale di parate e di quelle delle conclusioni, e possiamo facilmente dedurre che con le pochissime reti segnate dal Lugano una statistica così bassa significa che prima o poi le cose dovranno cominciare a girare per Fazzini e compagni. Ma non sarà solo una cosa naturale, molto sarà da lavorare con le proprie mani.

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