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5 spunti da Lugano: fast food e Masterchef, simili e azzeccati, vecchi numeri, riecco gli ex

© Berend Stettler

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno Fast Food vs Masterchef

Se vogliamo metterla su un piano culinario, dato che siamo nell’epoca televisiva dei cooking show, Sami Kapanen aveva tentato di mettere assieme una “Masterclass”, purtroppo con poca conoscenza degli ingredienti a disposizione e con convinzioni tutte finlandesi che con la cucina ticinesi si sposavano male.

Poi è arrivato Serge Pelletier, che conosce bene la cucina del luogo e con quali alimenti ha a che fare, dovendo però combattere con il poco tempo a disposizione. La ricetta? Una solida base di difesa alla vecchia maniera casalinga, un paio di forchette per gestire il tutto e i saggi consigli della nonna. La cottura? Al microonde, perché in fondo è pur sempre nordamericano, con i cibi precotti e veloci ci sa fare.

due Questione di considerazioni

La stagione di Thomas Wellinger si è sviluppata in maniera strana, ma per il difensore bianconero per fortuna è cambiata in meglio. Tra i più utilizzati e fidati da Greg Ireland fin dal suo arrivo, il 32enne ha avuto sin da subito poca considerazione da parte di Sami Kapanen, che inizialmente lo aveva relegato persino in tribuna. Poi piano piano Wellinger, con il lavoro e la serietà, ha cominciato a ritagliarsi uno spazio, ma con il finnico alla panchina non è mai andato oltre al ruolo da terza coppia o da settimo difensore.

Con Serge Pelletier le cose sono cambiate, tanto da aver scalato le gerarchie fino a piazzarsi nel primo blocco al fianco di Chorney o Postma, con almeno venti minuti di ghiaccio a partita fornendo prestazioni sicure e di qualità. Bastava poco. Bastava un po’ di fiducia.

tre Tanto simili quanto azzeccati

L’impatto di David McIntyre con la maglia del Lugano ha dell’impressionante, per resa, qualità e leadership che il centro canadese ha portato in maglia bianconera. I suoi movimenti, la grinta, il continuo ronzare fastidiosamente nello slot ricorda un altro “Mc”, quel Brett McLean tanto amato in passato dai tifosi bianconeri.

Entrambi, oltre al patronimico del cognome, hanno in comune il ruolo di centro two way, sono arrivati a Lugano a stagione in corso e per caratteristiche caratteriali e tecniche sono veramente molto simili. Brett arrivò a Lugano nella stagione 2011/12 per restare fino al 2015, David saprà convincere anche lui lo staff per un’opzione futura?

quattro Statistiche invecchiate male

Ad inizio stagione il Lugano cercava con disperazione le reti degli stranieri, trascinato nei primi mesi di campionato dai vari scorer svizzeri come Fazzini (soprattutto), Bertaggia, Lammer e Zangger. Oggi invece sono gli stranieri, KlasenMcIntyre su tutti, a dare le svolte maggiori alle partite, e qualche svizzero è sparito completamente dai tabellini. Eppure una statistica sui gol stranieri e svizzeri dice che il Lugano ha il quinto miglior reparto rossocrociato del campionato, con Fazzini e compagnia elvetica detentori del 21% delle reti totali.

I numeri sono numeri, ma questa statistica è falsata dai differenti periodi vissuti dai bianconeri, dalla difficoltà atavica in fase di realizzazione della squadra (2,46 a partita, meglio solo del Friborgo!) e dal fatto che ultimamente si sia aggiunto ai marcatori svizzeri anche Walker. Ma gli attaccanti di punta? Fazzini è a secco dall’ultimo tragico derby, Bürgler ha segnato un gol a porta vuota in 23 partite, Suri pure lui ha trovato un solo gol in 29 giornate. Ecco perché le statistiche a volte ingannano e vanno analizzate.

cinque La rivolta degli ex

© Berend Stettler

Niklas Schlegel si è sicuramente tolto una bella soddisfazione con la vittoria di sabato sera all’Hallenstadion contro la sua ex squadra, quella in cui è cresciuto. Ma non è stato l’unico ex di serata, dato che Rob Cookson, assistente di Serge Pelletier, è stato sulla panchina degli ZSC Lions nello staff di Marc Crawford per quattro stagioni.

Nell’annata 2015/16, l’ultima di Cookson sulle rive della Limmat, Schlegel era alla prima stagione “vera” con i Lions, dopo qualche comparsata da portiere del GCK. Proprio nell’ultima partita contro il Lugano di quella stagione Schlegel venne schierato titolare e con i suoi Lions ebbe la meglio contro i bianconeri, mentre oggi a maglie invertite ha potuto festeggiare con Cookson la vittoria da ex. Tipiche storie degli inaspettati ribaltoni che ci riserva il nostro hockey.

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